S.E. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme visita Gaza e porta un carico di aiuti alla popolazione stremata
A Gaza, città che con i sobborghi conta quasi tre milioni di abitanti, è in corso, ad opera di Israele, un genocidio. Altri termini non possono essere usati quando si assiste alla sistematica uccisione di civili, alla distruzione delle loro case, al bombardamento di ospedali e persino delle tendopoli sorte per ospitare i senzatetto, al blocco degli aiuti umanitari come viveri e medicine. Una realtà che solo recentemente il mondo cosiddetto “civile” ha finalmente scoperto. In questa realtà tenebrosa un raggio di luce è venuto dal gesto di un Prelato, il Patriarca Cattolico di Terrasanta Cardinale Pierbattista Pizzaballa che, insieme al Patriarca ortodosso Teophilus III si è recato nella martoriata città del Medioriente per pregare, celebrare la S.Messa nella Chiesa della Sacra Famiglia semidistrutta da un bombardamento e consegnare un carico di aiuti umanitari preziosissimi in una realtà dove, oltre che per le bombe, la gente muore per la fame e per la mancanza di farmaci e presidi sanitari. Un gesto coraggioso perché la vita dei due Patriarchi è stata costantemente in pericolo per tutta la durata della visita (durata tre giorni, non pochi minuti) basti pensare che durante la Santa Messa la voce del Celebrante è stata più volte coperta dal fragore delle esplosioni. Diciamolo chiaramente: nessun esponente politico (anche di Nazioni vicine al popolo palestinese) o religioso islamico ha avuto il coraggio che hanno mostrato il Cardinale Pizzaballa ed il Patriarca Teophilus III.
Nella conferenza stampa seguita alla visita il Cardinale Pizzaballa non ha usato mezzi termini: “Continuano a ripetermi che devo essere neutrale su Gaza. Venite con me a Gaza, parlate con la mia gente che ha perso tutto e poi ditemi che devo essere neutrale...A Gaza assistiamo a qualcosa di inaccettabile e inconsolabile dal punto di vista umanitario, la fame di centinaia di migliaia di persone usata come strumento di guerra. Non possiamo accettarlo e ci rivolgiamo a tutti coloro che hanno il potere di prendere decisioni per porre fine a tutto questo…”
Ringraziamo dal profondo del cuore il Cardinale ed il suo confratello ortodosso per questo gesto e ci auguriamo di possedere, quando sarà necessario, un centesimo del loro coraggio. Soprattutto ringraziamo Dio che mette a disposizione della Chiesa uomini di questa tempra.
Dal momento che praticamente tutta la grande lo ha ignorato riportiamo per intero il comunicato emesso dal Patrarcato Cattolico di Gerusalemme sulla visita a Gaza di S.E.R. Pierbattista Pizzaballa.
" Cari fratelli e sorelle,
il Patriarca Teofilo III ed io siamo tornati da Gaza con il cuore spezzato. Ma anche incoraggiati dalla testimonianza di molte persone che abbiamo incontrato.
Siamo entrati in un luogo devastato, ma anche pieno di meravigliosa umanità. Abbiamo camminato tra le polveri delle rovine, tra edifici crollati e tende ovunque: nei cortili, nei vicoli, per le strade e sulla spiaggia – tende che sono diventate la casa di chi ha perso tutto. Ci siamo trovati tra famiglie che hanno perso il conto dei giorni di esilio perché non vedono alcuna prospettiva di ritorno. I bambini parlavano e giocavano senza battere ciglio: erano già abituati al rumore dei bombardamenti.
Eppure, in mezzo a tutto questo, abbiamo incontrato qualcosa di più profondo della distruzione: la dignità dello spirito umano che rifiuta di spegnersi. Abbiamo incontrato madri che preparavano da mangiare per gli altri, infermiere che curavano le ferite con gentilezza e persone di tutte le fedi che continuavano a pregare il Dio che vede e non dimentica mai.
Cristo non è assente da Gaza. È lì, crocifisso nei feriti, sepolto sotto le macerie eppure presente in ogni atto di misericordia, in ogni candela nell'oscurità, in ogni mano tesa verso chi soffre.
Non siamo venuti come politici o diplomatici, ma come pastori. La Chiesa, l'intera comunità cristiana, non li abbandonerà mai.
È importante sottolineare e ripetere che la nostra missione non è rivolta a un gruppo specifico, ma a tutti. I nostri ospedali, rifugi, scuole, parrocchie – San Porfirio, la Sacra Famiglia, l'ospedale arabo Al-Ahli, la Caritas – sono luoghi di incontro e condivisione per tutti: cristiani, musulmani, credenti, scettici, rifugiati, bambini.
Gli aiuti umanitari non sono solo necessari, sono una questione di vita o di morte. Rifiutarli non è un ritardo, ma una condanna. Ogni ora senza cibo, acqua, medicine e riparo provoca un danno profondo.
L'abbiamo visto: uomini che resistono al sole per ore nella speranza di un semplice pasto. È un'umiliazione difficile da sopportare quando la si vede con i propri occhi. È moralmente inaccettabile e ingiustificabile.
Sosteniamo quindi l'opera di tutti gli attori umanitari – locali e internazionali, cristiani e musulmani, religiosi e laici – che stanno rischiando tutto per portare la vita in questo mare di devastazione umana.
E oggi leviamo la nostra voce in un appello ai leader di questa regione e del mondo: non può esserci futuro basato sulla prigionia, lo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta. Deve esserci un modo per restituire la vita, la dignità e tutta l'umanità perduta. Facciamo nostre le parole di Papa Leone XIV pronunciate domenica scorsa durante l'Angelus:
«Rinnovo il mio appello alla comunità internazionale affinché osservi il diritto umanitario e rispetti l'obbligo di proteggere i civili, nonché il divieto di punizioni collettive, l'uso indiscriminato della forza e lo sfollamento forzato della popolazione».
È ora di porre fine a questa assurdità, di porre fine alla guerra e di mettere al primo posto il bene comune delle persone.
Preghiamo e chiediamo il rilascio di tutti coloro che sono stati privati della libertà, il ritorno dei dispersi e degli ostaggi e la guarigione delle famiglie che da tempo soffrono da tutte le parti.
Quando questa guerra sarà finita, avremo un lungo viaggio davanti a noi per iniziare il processo di guarigione e riconciliazione tra il popolo palestinese e il popolo israeliano, dalle troppe ferite che questa guerra ha causato nella vita di troppi: una riconciliazione autentica, dolorosa e coraggiosa. Non dimenticare, ma perdonare. Non cancellare le ferite, ma trasformarle in saggezza. Solo un percorso di questo tipo può rendere possibile la pace, non solo politicamente, ma anche umanamente.
Come pastori della Chiesa in Terra Santa, rinnoviamo il nostro impegno per una pace giusta, per la dignità incondizionata e per un amore che trascende tutti i confini.
Non trasformiamo la pace in uno slogan, mentre la guerra rimane il pane quotidiano dei poveri."
Mario Villani
PS ricordo che è attiva la nostra mail: noidiappunti@libero.it