giovedì 1 febbraio 2018
Politica e economia
Reconquista 2.0
Mancano solo S.Giacomo e il Cid

Agli inizi dell'VIII secolo la Spagna era quasi totalmente sotto il dominio delle armate arabe musulmane, rimanevano libere solo alcune regioni del Nord. Proprio da lì il destino volle che partisse, con la vittoria di Covadonga, la riconquista dell'intera nazione, conclusasi solo nel 1492 con il crollo del regno di Granada ad opera di Ferdinando d'Aragona ed Isabella di Castiglia, che pose fine definitivamente alla presenza araba nella penisola.



Sempre agli inizi dello stesso secolo, la risposta franca ai tentativi dei Mori di invadere il loro territorio non aveva lasciato adito a dubbi:la batosta di Poitiers aveva fatto chiaramente capire che non solo la loro presenza, ma addirittura la loro stessa vista non era cosa gradita, e, a quanto pare, il messaggio era stato recepito.



Mi piacerebbe sapere cosa penserebbero tutti quegli eroici soldati del fatto che, ai giorni nostri, i loro discendenti stanno volontariamente regalando ai discendenti dei loro nemici ciò per cui tanto sangue fu allora versato:la nostra Patria, i nostri soldi, la nostra identità.



Per una cosa simile esiste solo una parola:tradimento. Qualcuno ci ha traditi e continua a farlo; qualcuno ci vuol far credere della necessità e dell'ineluttabilità del fenomeno migratorio, qualcuno vuol far passare una sostituzione etnica vera e propria per una gigantesca missione umanitaria, una truffa colossale all'interno della quale i beneficiari del tornaconto economico sono le pedine di più infimo livello.



Nel più totale silenzio e copertura mass-mediatici, pena, per i dissidenti, l'accusa di xenofobia e razzismo, è stata favorita la creazione di una situazione sociale a livello europeo che ha come scopo la distruzione della nostra Civiltà. Argomento prioritario per tutti i governi, dei migranti si può parlare solo come dei morti, nihil nisi bene.



E così, mentre ci sciroppiamo quei quattro tromboni di politici e giornalisti che ci decantano dei benefici economici e culturali che questo fenomeno dovrebbe comportare, la realtà che abbiamo davanti è che, nei Paesi che da lunga data hanno aperto le porte a questa invasione si è ormai giunti a situazioni sociali di pre-guerra civile.



La tanto decantata integrazione sociale non è mai avvenuta, in nessun posto; la multiculturalità ha portato alla contrapposizione prima ed allo scontro poi, col risultato di avere, all'interno del territorio delle nazioni coinvolte, delle aree, più o meno numerose e più o meno vaste, all'interno delle quali vigono regolamenti e leggi autonome alle quali bisogna sottostare. Non è un mistero che il problema sia causato dalla radicalizzazione dell'Islam, favorito dalle condizioni in cui, sociologicamente, ogni immigrato si trova a vivere. La Svezia, illuminata patria della libertà e dell'accoglienza, si trova a dover fronteggiare una situazione di estrema emergenza, dovuta alla rapida crescita di una popolazione islamica che, stando alle statistiche, nel giro di dieci, quindici anni dovrebbe diventare la maggioranza. Nel frattempo il ministero dell'interno ed il dipartimento operazioni di polizia hanno reso noto che l'elenco dei distretti definiti “vulnerabili” è passato da 15 nel 2015 a 23 attuali, più 53 in cui la situazione non è estremamente critica ma rapidamente ingravescente. Queste zone, abitate prevalentemente da musulmani, sono ormai off-limits per la polizia, non entra neanche più il servizio postale e il servizio ambulanze ha presentato richiesta di scorta armata dell'esercito in caso di intervento. Inutile aggiungere che sono aree di reclutamento e di ricovero per i foreign fighters dell'estremismo religioso,con patrocinio diretto del governo del Qatar, che,oltretutto, ha finanziato la costruzione della più grande moschea della Svezia.



Lo stupro, poi, argomento così caro alle femministe quando perpetrato dal maschio italico, sembra non toccarle affatto quando praticato da appartenenti a modelli culturali stranieri. Proprio in Svezia è stato documentato un aumento dell'incidenza di pari passo con l'ondata migratoria, ma, se non per confutare la cosa, sembra non se ne possa parlare. A farne le spese è stato un politico locale che, conoscitore del mondo islamico, aveva dato una spiegazione del fenomeno alla luce della cultura che lo caratterizza;risultato:condannato per denigrazione di gruppi etnici con la sospensione dagli incarichi pubblici ed il divieto di pubblicazioni. La libertà di pensiero e di espressione? Anche la liberalissima Svezia soccombe ai diktat internazionali.



Ora, un atteggiamento simile da parte del Potere potrebbe sembrare inspiegabile; in democrazia il potere ha bisogno del consenso popolare, e dunque blandisce il popolo, popolo che di sicuro non vede di buon occhio, quando addirittura non è in aperto contrasto con politiche del genere.



Il solco profondo che si è scavato fra i desiderata del popolo e le politiche dei governi ha una sola spiegazione: il voto popolare non ha più alcun valore, i risultati delle urne non minano nel modo più assoluto le direttive impartite da coloro che dominano un'accozzaglia di nazioni che hanno rinunciato alla propria sovranità.



Scriveva un vecchio dissidente russo,Bukovsky: ”L'Unione Europea, questo nuovo mostro, è straordinariamente simile a quello che abbiamo appena seppellito(L'URSS). Chi governava l'URSS? Quindici persone, non elette, che si sceglievano fra loro. Chi governa l'UE? Venti persone, non elette, che si scelgono fra di loro...



L'URSS aveva i gulag. L'UE non ha dei gulag che si vedono, non c'è una persecuzione tangibile. Ma, nonostante l'ideologia della sinistra mondialista di oggi sia soft, l'effetto è lo stesso, ci sono i gulag intellettuali. Gli oppositori sono completamente isolati e marchiati come degli intoccabili sociali. Sono messi a tacere, gli si impedisce di pubblicare, di fare carriera universitaria, ecc.ecc. Questo è il loro modo di trattare con i dissidenti.”



Di queste parole il 4 marzo, per quel poco che potrà contare, ricordatevene.



 



Claudio Pretari.




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