Nell’estate del 1943, i servizi segreti tedeschi programmarono un’azione con indubbie caratteristiche di eccezionalità: l’operazione “Pellicano”, che prevede l’attacco al canale di Panama. L’impresa è destinata ad interrompere il traffico navale americano tra i due oceani ed è una di quelle più ardite alle quali possano mirare i servizi speciali del Reich.
Presumibilmente, l’Operazione Pellicano sarà dovuta all’RSHA tedesco – il servizio segreto delle SS – e curata da una sezione del Servizio al comando di Walter Schellenberg. Certo è che l’uomo adatto alla missione sarà individuato in un agente dell’Abwehr (il servizio segreto militare di Canaris) che conosce bene il Sud America e che ha attraversato più volte il canale in questione. Si tratta di Erich Gimpel che, benché sia avvezzo alle operazioni speciali, apprendendo qual è lo scopo della nuova missione la reputerà un’impresa pazzesca. A Gimpel, per l’assalto al canale, saranno messi a disposizione enormi fondi e tutti i mezzi navali e aerei ritenuti necessari, senza che i comandi della Kriegsmarine e della Luftwaffe sappiano a cosa in realtà siano destinati quei mezzi. Ma per sabotare il canale, Gimpel deve necessariamente avvalersi di qualcuno che conosca bene le strutture e che indichi come e dove attaccare.
Il problema viene risolto rintracciando l’ingegner Hubrich che, avendo lavorato sul posto, è stato uno dei più importanti tecnici del canale di Panama. Hubrich, oltre a conoscere a menadito le strutture delle chiuse e dell’intero percorso d’acqua, ne conserva anche tutti i disegni tecnici. Il suo responso, una volta contattato dai servizi segreti, sarà lapidario: “E’ possibile colpire il canale, ma non attaccando le chiuse, che sarebbero facilmente riparabili. Bisogna colpire la diga di Gatun”. Dopodiché, l’ingegnere spiegherà, aiutandosi con rapidi schizzi, che il segreto del sistema di Panama è proprio nella diga sul lago Gatun: uno sbarramento, che consente il deflusso dell’eccedenza d’acqua, permettendo quel sistema di vasi comunicanti che creano le varie dighe all’interno del sistema idrico.
Un sabotaggio delle chiuse si rivelerebbe inutile perché sarebbe possibile ripararle in pochi giorni, mentre per ripristinare la diga occorrerebbero anni. Sarà sempre l’ingegner Hubrich a proporre che l’attacco sia portato impiegando dei bombardieri. La diga, per quanto resistente, è stata costruita nel 1907 un anno nel quale l’attacco aereo non era neanche stato inventato. Pertanto, la struttura non è stata edificata per resistere ad un attacco dal cielo. L’aiuto dato da Hubrich va ben oltre le semplici informazioni, perché il tecnico si tuffa in una serie di infiniti calcoli tesi a indicare quale potenza deflagrante necessita per far saltare la diga.
Gimpel,adesso ha chiara la situazione e può articolare anche un piano che prevede l’impiego di due U-Boot e due bombardieri Stuka. I due sommergibili classe IX-C da grande crociera, caricheranno a bordo i due Stuka smontati, per sbarcarli in un’isola deserta delle Antille Colombiane non lontano dall’area del canale. Una volta a terra, gli aerei saranno rimontati da una squadra di specialisti per poi partire, armati di bombe, alla volta della diga. Chiaramente, non è prevista possibilità di ritorno in Germania per gli equipaggi degli Stuka i quali, una volta bombardato, dovranno necessariamente atterrare in una nazione del Sud America e farsi internare.
Come già detto, per l’operazione “Pellicano”, a Erich Gimpel riesce facile ottenere la disponibilità dei sommergibili della Kriegsmarinee e degli Stuka dalla Luftwaffe. Nel frattempo, gli ufficiali della Marina studiano le rotte possibili, mentre, contemporaneamente, vengono messe a punta dalla Luftwaffe le bombe speciali da lanciare contro la diga.
Quando tutto è pronto, si passerà ad una serie di esercitazioni per mettere a punto le operazioni: mentre i meccanici ed i tecnici della Luftwaffe si addestrano a rimontare uno Stuka nel minor tempo possibile (alla fine saranno capaci di rimontare i bombardieri in circa quarantotto ore), i piloti degli Ju 87 si allenano a decollare da una spiaggia.
Infine, sarà addirittura allestito, presso il lago Wannsee, non lontano da Berlino, un simulacro a grandezza naturale della diga da attaccare,contro il quale gli equipaggi dei due Stuka si eserciteranno numerose volte al giorno al lancio delle loro bombe.
Verso la fine del 1943, nel mese di novembre, tutto sembra pronto per l’azione “Pellicano”. Purtroppo, la missione degli U-Boot e degli Stuka viene fermata da un radiomessaggio che sospende il tutto e convoca Gimpel a Berlino. Sarà nella capitale tedesca che il nostro uomo apprende una verità che, in considerazione delle energie, dei mezzi e degli uomini impegnati, è come una mazzata sul capo: l’operazione è annullata poiché gli alleati sono al corrente di tutto e aspettano i due sommergibili nel mare del Nord per colarli a picco. Sarà così, per una banale fuga di notizie, che sarà archiviata un’operazione che, se portata a termine, avrebbe potuto causare danni enormi alla Marina americana costringendola a circumnavigare il Sud America per unire le forze alle proprie flotte divise in due oceani differenti.
Roberto Bazzan