lunedì 8 dicembre 2025
Politica e economia
Disumanizzazione: chiave delle peggiori atrocità
Quando smettiamo di considerare l’altro un uomo, tutto diventa lecito

La disumanizzazione è un processo psicologico e sociale che consiste nel privare gli individui o i gruppi della loro umanità. Questo fenomeno è stato osservato in numerose atrocità commesse nella storia dell'uomo, dalle guerre genocide ai campi di concentramento, ma anche in episodi molto più piccoli e molto più vicini…



La disumanizzazione è un meccanismo indotto dall’educazione o dalla propaganda che consente agli individui di giustificare e commettere le azioni più crudeli e violente contro altri esseri umani o anche semplicemente di indurre indifferenza e cinismo nei confronti di un singolo o di un corpo sociale. Quando disumanizziamo qualcuno, lo priviamo della sua dignità, della sua autonomia e della sua umanità e quindi della sua libertà e dei suoi diritti in generale. In alcuni casi lo riduciamo a un oggetto, un animale o un'entità inferiore, che non merita lo stesso trattamento e rispetto che riserviamo ai membri del nostro gruppo che consideriamo dominante (o eletto).



Il processo può essere esplicito, come per esempio nei confronti di una popolazione conquistata e resa schiava da un esercito invasore vittorioso, oppure più sottile, come nel caso di un lavoro ripetitivo e usurante che riduce l’individuo a un servo della catena di montaggio rendendolo quasi un accessorio dell’utensile che deve far funzionare. Ben diversa la condizione di un artigiano o di un’artista che costruiscono in autonomia un bene che vedono già terminato nel loro progetto.



I motori che inducono la disumanizzazione sono prevalentemente la stereotipizzazione, che consiste nell’attribuire caratteristiche generalizzate negative a un individuo o ad un gruppo di individui, identificandoli con loro specifici comportamenti considerati negativi, e la colpevolizzazione, che consiste nell’incolpare un gruppo di individui di problemi sociali o economici giustificando così le azioni contro di loro. È ovvio che per esempio una massiccia immigrazione possa portare problemi economici, sociali e occupazionali al corpo sociale che la subisce. Altrettanto ovvio che i problemi generati possano sfociare in una reazione contro i lavoratori immigrati rei di aver fatto scendere il costo del lavoro. Ne nasce un conflitto sociale che nei casi più gravi può portare alla disumanizzazione magari anche parziale, del più debole dei due gruppi.



Una volta che il processo è terminato qualsiasi angheria nei confronti del gruppo disumanizzato diventa giustificabile, non si ha più di fronte un essere umano, si ha di fronte un disumanizzato, un oggetto, un bene fungibile quando non un animale nocivo, da eliminare.



Come può un cecchino sparare su un bambino come succede anche oggi e sappiamo benissimo dove? Semplice, l’odio che nutre per il popolo al quale il bambino appartiene lo ha portato a disumanizzarne i componenti. Indipendentemente dall’età. Dopo un po’ non ci fa più caso perché la disumanizzazione è un’arma a doppio taglio, negando l’umanità di quello che ormai per lui è solo un bersaglio, è lo stesso cecchino a perdere la sua umanità. Nella storia gli esempi non si contano, dalle guerre contro i nativi americani alle repressioni molto più “nostrane” dei savoiardi contro le popolazioni meridionali.



Ecco spiegato come mai nelle case di tolleranza le prostitute venivano (e vengono) spesso sostituite, non vi ci dovete affezionare, sono donne oggetto, sono non-persone, disumanizzate, se le avete visitate il sabato sera state tranquilli, la domenica mattina al mercato non vi saluteranno.



Fabio Dalla Vedova.




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