giovedì 9 ottobre 2025
Politica e economia
L'auto elettrica è il futuro della mobilità?
No, ma probabilmente si tratta della peggiore catastrofe industriale, sociale ed ecologica degli ultimi decenni.

Da un po di anni a questa parte, in Europa, ci hanno venduto un sogno: il sogno dell'auto elettrica. Ma i sogni, come la Storia insegna a chi è in grado di capire, possono non di rado mutare in incubi. Ebbene i prodromi di una tale mutazione si stanno velocemente palesando. Proviamo a farne una breve disamina.



All'inizio del corrente anno circa 16000 esemplari della Renault 5 elettrica un'auto che non ha ancora due anni sono stati richiamati per problemi all'avviamento, 7.5 miliardi è il debito di Northvolt, il progetto europeo di avere un gigante produttore di batterie, fallisce clamorosamente prima di cominciare. L'azienda svedese Northvolt, infatti, dichiara bancarotta dopo aver incassato finanziamenti enormi da Volkswagen e Black Rock. Nessuno in Europa nel 2025 vuole più investire nel settore delle batterie e dell'auto elettrica. Circa 150000 lavoratori sono stati licenziati solo negli ultimi 18 mesi nel settore dell'automotive europeo. Mentre i costruttori di veicoli elettrici moltiplicano i richiami e le gigafactory chiudono i battenti ci continuano a vendere l'auto elettrica come il futuro della mobilità, ma la verità è tutt'altro e quasi nessuno la racconta veramente. L'elettrico, molto probabilmente, non ha nessun futuro, se non di nicchia; è semplicemente una moda e come tutte le mode finirà, purtroppo dopo aver fatto danni enormi. Esistono motivi e prove molto consistenti che testimoniano la realtà dei fatti che l'industria automobilistica e giornalisti compiacenti cercano disperatamente di nascondere. Partiamo dal falso racconto dell'evoluzione delle batterie; da anni infatti leggiamo articoli e annunci roboanti della scoperta e dell'arrivo immediato sul mercato di batterie a ricarica super veloce: 10 minuti di ricarica, anzi 5 minuti di ricarica, anzi pochi secondi e avremo la batteria piena. Ma in verità l'evoluzione è esattamente il contrario, cioè stagna drammaticamente. Da più di 10 anni, contrariamente ai sogni e alle promesse di costruttori e giornalisti finti esperti, le batterie migliorano di circa il 5% scarso all'anno, secondo studi di mercato indipendenti. Oltre all'impossibilità strutturale di caricare in maniera veloce grandi quantità di energia, la tecnologia stenta ad avanzare. Oggi una ricarica veloce in una colonnina da 250 W va da 30 a 50 minuti per raggiungere 80% della batteria, poco meglio di 4 o 5 annifa. Se volessimo ridurre di 10 volte questo tempo, come spesso si vuol far credere, per arrivare a pochi minuti o addirittura una manciata di secondi dovremmo decuplicare la potenza della colonnina. Servirebbero infatti 2500 kW cioè la quantità media di potenza utilizzata da 800 famiglie, sviluppata ad esempio da 16000 metri quadri di pannelli solari o da 5 turbine eoliche di grandi dimensioni. Tutto questo, beninteso, per ricaricare una sola auto. La ricarica veloce semplicemente non può esistere e probabilmente non esisterà, se non altro, per banali motivi fisici. Ma torniamo alle batterie che sono il vero problema delle auto elettriche: troppo pesanti troppo costose troppo lente per essere competitive. Una delle prove che l'auto a pile non avrà futuro sono proprio le batterie e nella fattispecie l'autonomia, ma non quella dichiaratamente falsa scritta con mille asterischi dai costruttori ma quella reale, quella insostenibile che a volte sfiora il ridicolo. La grande bugia dell'industria automobilistica riguarda proprio l'autonomia. Per esempio una Tesla Model S dichiara 600 km di autonomia, ma perde il 40% della sua capacità dal momento in cui il termometro scende sotto 0 gradi. A 130 km\h in autostrada l'autonomia reale è di circa 300 km, la metà esatta di quella dichiarata. I costruttori manipolano deliberatamente i dati di omologazione per poter vendere un sogno completamente disconnesso dalla realtà quotidiana. I tempi di ricarica sono la prova irrefutabile dell'impossibilità tecnica delle auto elettriche di essere competitive; 30 minuti come minimo per raggiungere il 70-80% di autonomia. Certamente è possibile se la colonnina è libera e funzionante, ma innanzi tutto bisogna trovarne una e, molto spesso, questa semplice operazione si rivela difficile, una vera lotteria. La pianificazione di un viaggio a lunga percorrenza si trasforma in un'operazione militare incompatibile con la libertà di movimento classica di tutte le auto da un secolo a questa parte. Tragitti obbligatori, soste obbligatorie, deviazioni, uscite e rientri dalle autostrade, per non parlare della giungla dei prezzi di ricarica. Senza queste operazioni i viaggi si trasformano in un inferno dai prezzi piuttosto alti. Il peso colossale dei veicoli è la pistola fumante che dimostra l'assurda propaganda che li vorrebbe ecologici ed efficienti. Un SUV elettrico medio pesa circa 2.5 tonnellate, 500 o 600 kg in più di un equivalente termico; una obesità tecnologica che accelera l'usura dei pneumatici, dei freni, degli ammortizzatori e di tutte le infrastrutture stradali, troppo pesanti per essere efficienti. Se il motore elettrico è indubbiamente più efficiente di uno termico, le auto elettriche non lo sono per nulla, sono energivore e inefficienti. I costi legati all'usura sono spese che non rientrano mai in nessuna statistica. La rete di colonnine che non rispetta le promesse ed è spesso fuori uso è un dato che viene sistematicamente nascosto alla futura clientela. Nel 2025 trovare un punto di ricarica che funzioni, che accetti la vostra carta o l'abbonamento e che sia libero può rivelarsi una vera e propria impresa. Secondo dati recenti il 70% delle colonnine hanno problemi o si trovano in panne regolarmente. E' come se non bastasse una assente standardizzazione tra i marchi di auto presenti sul mercato europeo crea una giungla tecnologica degna dell'epoca dei caricabatteria per cellulari non compatibili. Ogni costruttore impone i suoi cavi, un suo abbonamento, una sua applicazione, un suo metodo di ricarica, frenando di fatto la facilità di utilizzo e aumentando i costi per l'utilizzatore finale. La ricarica a casa resta poi un'utopia irrealizzabile per la maggioranza dei cittadini italiani ed europei. In un appartamento, senza un garage, senza una presa elettrica adatta alla ricarica, un'auto elettrica è praticamente impossibile da utilizzare. Si crea dunque un'ennesima divisione sociale invalicabile che confina l'auto elettrica all'utilizzo possibile solo per chi ha una casa individuale, un garage, una presa elettrica dedicata o a volte più di una. Una tecnologia destinata ad una élite parecchio piccola di persone fondamentalmente ricche che vanno in vacanza in aereo e che usano l'auto sporadicamente. Una tecnologia di nicchia spacciata per una soluzione per tutti. Le ricariche veloci poi deteriorano molto rapidamente le batterie; più caricate in fretta, più accorciate la vita del vostro pacco batterie, più la vostra auto si svaluterà in fretta. E' una verità fisica difficilmente contestabile che nessun venditore ammette e che condanna il proprietario a vedere la sua autonomia scendere drasticamente in qualche anno parallelamente al valore della propria auto. Un circolo vizioso dove la soluzione diviene il problema, in una parola, una obsolescenza programmata e forzata. La durata media è di 8 anni, dopodiché si deve sostituire tutto il pacco batterie; una bomba economica a scoppio ritardato che fa esplodere i costi di gestione di queste auto rendendole di fatto inaccessibili alla classe media lavoratrice scaricando tutti i costi sull'utente finale. Non esiste un'auto elettrica degna di questo nome in vendita a meno di 20000 o 25000 euro, anche con gli aiuti statali che sono poi spesso difficili e a volte impossibili da ottenere. Il costo per un nuovo pacco batterie per una Renault Zoe, la più piccola ed economica nel mercato, va dagli 8000 ai 12000 euro, un costo di poco inferiore a quello di una vettura nuova. Il prezzo delle batterie poi raddoppiano per le auto di gamma superiore, costi che superano i 20-25000 euro semplicemente per rinnovare il pacco batterie. Ciò si riflette sul valore delle auto usate; dopo il quinto anno di vita. In media perdono più del 60% del loro valore già dal terzo anno per arrivare a un 70% al quinto o sesto anno di vita. Praticamente invendibili se hanno più di sette anni e con un pacco di batterie a fine vita. Le assicurazioni poi svelano il marketing fallimentare dei veicoli elettrici; una Tesla Model X per esempio costa tra il 30 e il 50% in più di assicurazione rispetto a un equivalente termico. I pezzi di ricambio e rischio di incendio sono le ragioni dei loro calcoli, rivelando la pericolosità e l'inadeguatezza di questa tecnologia promossa in maniera folle da organizzazioni internazionali e gruppi industriali. La dipendenza totale da aiuti e sovvenzioni statali dimostra il fallimento dell'auto elettrica e la sfiducia dei consumatori. Chiudete il rubinetto degli incentivi con denaro pubblico e le vendite di auto elettriche andranno a picco. Un mercato artificialmente dopato che affonda rapidamente quando viene messo di fronte alla reale competitività; un modello economico di zombie che si muovono solo grazie al denaro dei contribuenti. L'estrazione devastante di materie prime, metalli e terre rare porta a galla l'ipocrisia ecologica nascosta dietro alla propaganda green. Un greenwashing che in Europa è costante e quotidiano per ipnotizzare l'utente medio, colpevolizzarlo facendo leva su argomenti emotivi e minacciando la catastrofe climatica imminente. Nella realtà: deforestazione massiva, lavoro minorile in miniera per estrarre cobalto, inquinamento perenne delle fonti d'acqua per estrarre il litio, guerre, interventi militari e non, sono la base della green economy legata all'elettrificazione del parco auto. L'auto a impatto zero utilizza una catena di approvvigionamento di una violenza ecologica inaudita, è la più grande bugia verde mai raccontata nella storia, l'elettricità green e sostenibile non esiste. Un pannello solare alle nostre latitudini produce meno energia di quella necessaria per costruirlo, una pala eolica fa anche peggio, oltre ad un impatto ambientale senza precedenti. Il mix energetico odierno più utilizzato su scala mondiale rimane per la maggior parte legato al carbone, al nucleare e ai combustibili fossili. In 20 anni di sovvenzioni a eolico e solare la produzione su scala mondiale di energia da parte di queste due fonti non supera il 10%, l'inquinamento in realtà è semplicemente spostato lontano. La sindrome "non nel mio giardino" ha infettato gli ecologisti fanatici dell'elettrificazione: l'auto non emette odore qui, lo fa lontano migliaia di chilometri, l'auto non emette anidride carbonica qui, lo fa altrettanto lontano, quindi è perfetta, tutto va bene. In realtà produrre un'auto elettrica ha un'impronta inquinante devastante, una catastrofe ambientale; equivale infatti a produrre e percorrere da 100 a 150000 km con un'equivalente auto termica. Un'auto diesel di 20 anni con meno di 150000 km è più ecologica di una Tesla che esce dal concessionario; acquistare un'auto a pile pensando di salvare il pianeta è pura follia smentita dai calcoli più elementari. Il riciclaggio delle batterie è un'altra pistola fumante nascosta accuratamente da produttori e venditori: costosissimo, pericoloso e, in molti casi, completamente inesistente, viene sistematicamente ignorato da chiunque si occupi di veicoli elettrici. Si tratta infatti di un vero e proprio inferno industriale dove spesso le batterie esauste finiscono stoccate in fantomatici e improvvisati "centri" in attesa di una tecnologia per riciclarle che, ad oggi, non esiste; è solo una soluzione ipotetica che è ancora e solamente scritta in qualche articolo di qualche rivista in bella vista nei saloni dei concessionari. A livello di comunicazione l'Europa fa retromarcia in maniera silenziosa per tutto quello che riguarda l'auto elettrica. I governi d'Italia, Germania e Francia spostano sistematicamente più avanti obblighi e restrizioni per i veicoli termici; una presa di coscienza progressiva da parte di molti costruttori ha condotto l'industria europea dell'automotive a una retromarcia clamorosa ma silenziosa. La Cina domina il mercato con il suo accesso prioritario alle risorse minerarie; incapace di competere con i motori termici, domina il settore dell'elettrico. Se domani Pechino decidesse di tagliare gli approvvigionamenti, il mercato europeo crollerebbe all'istante. Questa dipendenza geopolitica industriale trasforma l'Europa in una vittima facile e sottomessa; tutto fatto deliberatamente e in maniera parecchio sospetta e orchestrato dalle élite Pluto-europee. Le alternative esistono già e rendono l'elettrico obsoleto prima ancora di divenire popolare. Porsche, Toyota e Mazda, per citarne alcuni,investono massivamente in carburanti di sintesi privi di carbonio e in altre tecnologie. Basta infatti ottimizzare i motori termici per infrangere l'illusione della rivoluzione elettrica. La conclusione potrebbe essere implacabile: l'elettrico è una moda promossa dalla propaganda politica e industriale, sovvenzionata dagli Stati, venduta come la migliore, come la meno inquinante, ma probabilmente, è destinata ad essere totalmente abbandonata nell'arco di un decennio. Tra dieci anni chi avrà creduto nella favola dell'elettrificazione, con ogni probabilità, si renderà conto di essere caduto nell'ennesima trappola della transizione energetica. Stanno spingendo migliaia di persone ad acquistare auto elettriche nel momento storico in cui l'energia ha i prezzi più alti di sempre ed è in costante crescita. Dopo tutto l'elettrico, per concetto e progettazione, non è stato pensato per durare, ma per essere venduto e per convincere più persone possibile a cambiare auto anche quando non è affatto necessario per sottomettere il consumatore ad un mondo connesso, moderno che assomiglia molto di più ad un “usa e getta”, un mondo dove l'automobile perde la sua caratteristica di libertà per trasformarsi in un mero e costoso oggetto di consumo. L'industria automobilistica, soprattutto europea, per non parlare di quella italiana, sta attraversando la più grande crisi da quando è stata inventata la prima auto: licenziamenti di massa, chiusura di stabilimenti, abbandono delle esperienze e del saper-fare secolare tipicamente europeo per sostituirlo con il profitto immediato e l'apparenza inconsistente tipica dei prodotti asiatici. La falsa ecologia è in verità una distruzione programmata dell'industria europea. Il tutto sta accadendo sotto l'egida della classe politica europea più auto-referente, stupida e tracotante degli ultimi secoli.



 



Urbano De Siato



 



 




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