"Gesù Cristo,il Figlio di Dio crocifisso e risorto,c'è; in lui le forze del male trovano la loro sconfitta,nella realtà della sua esistenza sta ogni ragione della vittoria dell'uomo.
Egli non è un'idea tra le molte che si rincorrono, si azzuffano, si congiungono lungo lungo l'evolversi del pensiero umano; non è un mito tra i vari miti che hanno tentato e tentano di dare oggetto alle nostre indistinte aspirazioni, conforto alle nostre ansie, plausibilità alla nostra volontà di vivere; non è un personaggio letterario, tra quelli che si sono conquistati, mediante il magistero dell'arte una fama universale e una loro cartacea immortalità; non è qualcuno dei grandi della Storia, che la morte, ignara dei loro meriti e irriverente di fronte alla loro rilevanza, ha senza rimedio travolto, accomunandoli alla sorte di tutti: Egli è; Egli è vivo in senso vero e proprio,vivo anche nella sua realtà corporea,vivo totalmente. E' vivo in se stesso, non nella nostra fede: non è la nostra fede a infondergli vita, è la nostra fede a prendere vita da lui.”
Un discorso come questo, fatto non dico all'uomo medievale ma ai nostri nonni, li avrebbe trovati perfettamente concordi quanto sul fatto che il sole è in cielo e l'acqua bollente scotta.
Ma se il cardinal Biffi, quarant'anni fa, aveva sentito il bisogno di metterlo nero su bianco, significa che aveva notato che purtroppo ormai la figura del Cristo aveva perso importanza agli occhi degli uomini ed era stata detronizzata dai loro cuori e dalle loro menti.
Oggi fare certi discorsi susciterebbe nel migliore dei casi l'ilarità dei nostri interlocutori,che non capirebbero il senso di simili parole e non saprebbero in che contesto inserirle,né le troverebbero di una qualche utilità.
Qualcuno ha detto che togliere dalla nostra civiltà,dalla nostra storia l'idea di Dio equivarrebbe a vederle perdere di senso,sarebbero incomprensibili ed inspiegabili. Bene, qualcuno, con un accanito e spietato attacco condotto in un periodo di secoli,l'ha fatto; il risultato è un mondo basato su falsi valori che non danno senso all'esistenza dell'uomo,anzi lo costringono in una prigione senza speranza, facendolo correre verso obiettivi insensati che ne violentano la natura.
E' l'Economia il nuovo dio, sono le leggi di un mercato globale che nella sua corsa travolge tutto e tutti e da soggetti in corsa verso il fine che ci è proprio ci ha trasformato in oggetti strumenti della sua inarrestabile marcia.
In un articolo apparso sul Foglio ad agosto di quest'anno l'autore parla di un fatto curioso accaduto a Seregno: la statua di San Giovanni Paolo II è rimasta senza croce per diversi giorni, ignoti gli autori del fatto nonostante le telecamere di sorveglianza.
Quella croce quel santo Pontefice se la stringeva forte con le mani in ogni occasione (l'altra,quella vera,se la portava sulle spalle da anni), col Cristo rivolto verso i fedeli; un invito ad ognuno a portare la propria, il peso indispensabile per ogni cristiano in marcia verso la santità. Solo all'ultimo, quando ormai non si reggeva più in piedi, l'aveva girata verso se stesso, come a far capire che era arrivato alla fine del suo cammino terreno.
Del furto non se n'è accorto nessuno.
In passato i dipinti sacri erano la scuola del cristiano: in epoche storiche in cui i libri o non esistevano ancora o erano rari quanto le persone che sapevano leggere le facciate delle chiese e le loro volte erano uno strumento di insegnamento delle pagine della Bibbia e dei Vangeli, istruivano il popolo sulla parola di Dio affinchè la mettessero in pratica per il conseguimento della vita eterna. Le immagini,le raffigurazioni dei santi erano esempi di persone che con la loro vita erano riuscite nello scopo. Ogni santo veniva raffigurato con caratteristiche che ne consentivano l'identificazione anche al più umile popolano.
L'uomo moderno non cerca più queste cose perchè non ha più il sacro dentro di sé;avrebbero potuto portare via la statua intera o sostituirla con quella di Pulcinella e non se ne sarebbe comunque accorto nessuno e comunque nessuno si sarebbe lamentato.
Come scrive l'autore”Forse si tratta solo della certificazione che in Occidente il cristianesimo è diventato un'inutile suppellettile,un accessorio di cui non ci si accorge né se c'è,né se non c'è.”
T.S.Eliot diceva che il mondo sarebbe finito non con uno schianto ma con un lamento. Ecco, a quanto pare nel caso del cristianesimo non assisteremo neanche a particolari scene di pianto.
Trovare e spiegare le cause del fenomeno sarebbe cosa troppo lunga,concludo con una notiziola di cronaca che fa da corollario al discorso: dal 17 ottobre a Bologna,a palazzo Albergati,si terrà la mostra “Arte proibita”. Cito testualmente un commento all'evento:”Attraverso oltre cinquanta opere di grandi artisti internazionali...la mostra esplora come la censura abbia sempre limitato la libertà d'espressione, per motivi politici, religiosi, sociali o morali.(...).
Arte Proibita non è una semplice mostra,è un'esperienza che pone il visitatore di fronte a un dibattito sulla libertà d'espressione,sulla verità e sul potere dell'arte come strumento di denuncia.”
Tra le opere presenti,una degna di nota si intitola:”L'unica chiesa che illumina è quella che brucia.”
Non praevalebunt.
Claudio Pretari