sabato 28 giugno 2025
Storia
Confrontare per capire
Il passato come luce sul presente

Non ricordo quando sia nata questa mia passione per la storia medievale.Pensate che a scuola l'argomento, a dispetto dell'enorme mole documentale a nostra disposizione, era ed è liquidato in pochissime pagine, farcite di un'infinità di inesattezze ed errori storici e di mirabolanti stupidate al limite del credibile.



Questo occultamento,corruzione e demonizzazione di mille anni di Storia mi fa quasi pensare che ci sia una volontà precisa di impedire che si possa fare un confronto fra quei tempi e quelli attuali, per timore di dover ammettere che non solo quei secoli erano bui, ma anzi brillavano più di quelli attuali.



E comincio a lanciarvi alcuni spunti di meditazione.



Il medioevo è caratterizzato dallo sviluppo di una società sacrale: la fede in Dio fa sì che la vita terrena delle persone sia improntata al conseguimento della vita eterna.



Un aspetto caratteristico di questa fede, al di là di tutti quelli riguardanti il quotidiano, è senza dubbio il numero strabiliante di pellegrini che solcarono l'Europa per secoli in lungo e in largo per assicurarsi la remissione dei peccati.



Pensate cosa poteva significare, all'epoca, lasciare casa e famiglia con quattro stracci addosso, due pezzi di pane e quattro monete in tasca e imbarcarsi in passeggiate da centinaia di chilometri confidando nella Provvidenza.



Provvidenza che, peraltro, forniva loro ostelli e ripari gratuiti nei quali alloggiare e rifocillarsi durante il cammino; tutto ciò era frutto del sostegno che la Chiesa riusciva ad offrire grazie alle elemosine ed alle donazioni che riceveva: contribuire alla salvezza dell'anima del singolo rendeva migliore tutta la società, era un arricchimento per tutti.



E sì, perché il Medioevo fu caratterizzato dalla presenza di legami sociali articolatissimi e saldissimi: il bene di tutti era dato dal bene dei singoli, nessuno era solo, nessuno, da solo, poteva sopravvivere. Se per qualche motivo si veniva banditi dalla propria città era a rischio la stessa sopravvivenza, difficilmente si veniva accolti altrove.



Il bandito quasi sempre doveva vivere di espedienti o di malvivenza, nomen omen.



Ma nella normalità la carità era uno degli aspetti caratterizzanti la società di allora.



In campo spirituale la presenza delle confraternite consentiva la preghiera ed il culto comuni sia per i vivi che per i morti, e dal punto di vista assistenziale aiutava chi si trovava in difficoltà, che fosse la vedova ed i suoi figli o l'anziano solo o chiunque si trovasse per qualsiasi motivo in stato di bisogno.



C'è da dire, a onor del vero, che era abbastanza difficile che gli anziani venissero abbandonati o rinchiusi in case di riposo che allora non esistevano. Non esistevano neanche le badanti, sembra proprio che allora avessero la cattiva abitudine di onorare genitori e nonni tenendoseli in casa e chi era proprio solo un convento dove rifugiarsi per trascorrere gli ultimi anni di vita non faceva fatica a trovarlo.



Sul piano del lavoro le corporazioni erano gli organismi che si occupavano di tutti i suoi aspetti: dell'esecuzione, della regolamentazione ma soprattutto dell'insegnamento e dell'assistenza. Anche in questo campo nessuno era solo: se veniva a mancare qualcuno i suoi familiari erano mantenuti e tutelati e si faceva in modo di mantenere in vita l'attività così che i figli potessero un domani subentrare.



Un aspetto particolare di legame sociale era anche quello delle università: Universitas Studiorum non significava università degli studi,ma l'insieme di coloro che studiano, che fossero docenti o studenti; l'università di Bologna ebbe anche semplici studenti come magnifici Rettori, e l'università di Parigi, che era della Chiesa, fu appannaggio spesso di Francescani e Domenicani che impedirono un'ingerenza troppo pressante della Chiesa stessa.



Oltre a ciò ogni università era aperta a tutti gli studenti: la stessa fede e la stessa lingua garantivano un interscambio al cui confronto l'Erasmus è un gioco di società.



Ecco, questi tre aspetti per sottolineare un punto comune: in una società fatta di persone che nel prossimo vedono il volto di Cristo sulla croce, al di là di tutte le limitazioni che ci portano comunque a non essere perfetti, quello che oggi chiamano welfare è una potenza, un dato per scontato dell'anima, un qualcosa connaturato nell'uomo e senza il quale l'uomo non può essere veramente tale.



Come dicevo nessuno si sente solo, nessuno si sente abbandonato, nessuno è preda della disperazione.



L'ufficio statistico europeo ci dice che nel 2021 in Europa, e prendo l'Europa per poter fare un confronto, ci sono stati 47.346 casi di suicidio. In Europa, in un anno. Nei mille anni di storia da noi denominati Medioevo, dieci secoli bui, i casi di suicidio riportati si fermano a uno.



L'Umanesimo, il Rinascimento, l'Illuminismo, la rivoluzione economica e scientifica non sono riusciti, evidentemente, ad illuminare la vita degli uomini. Però hanno fatto una cosa intelligentissima: sono riusciti a sminuire ed oscurare i loro fallimenti trasformandoli ed imbrigliandoli in dati statistici. Niente più persone, niente più dramma, niente più colpe.



Ma con me non ci sono riusciti; l'altro giorno, leggendo il giornale, ho appreso, col tipico linguaggio della cronaca, che una cara persona che conoscevo e stimavo si era tolta la vita gettandosi in un fiume. Non riesco davvero ad immaginare quanto si fosse sentito disperato e solo per arrivare ad un gesto simile in un mondo che fa della comunicazione un fondamento sociale.



Qualcosa stiamo sbagliando, qualcuno vuole che non ce ne rendiamo conto.



 



Claudio Pretari



 



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