Preciso subito di non essere assolutamente un fan od un estimatore di Gianni Alemanno. Anzi, per la verità, il soggetto mi sta piuttosto antipatico non fosse altro per il ruolo svolto, come Ministro dell’Agricoltura, nella chiusura, richiesta dalla UE, di numerosi zuccherifici italiani tra i quali quello di Casei Gerola dove ero solito portare le bietole coltivate nel mio campo, situato a poche centinaia di metri dallo zuccherificio stesso. Neppure sono un iscritto o un simpatizzante del movimento “Indipendenza!” fondato dallo stesso Alemanno in quanto, benchè possa condividerne alcune posizioni, non credo assolutamente nelle possibilità di riuscita di questo progetto politico. Posso quindi dire che parlo da “osservatore esterno e non interessato” alla vicenda che ha riguardato il politico italiano.
In breve il fatto. Alemanno è stato a suo tempo condannato ad un anno e dieci mesi di carcere in applicazione dell’art. 346 del codice penale, per aver esercitato indebite influenze su pubblici ufficiali al fine di ottenere favori per amici o conoscenti. Ovviamente, non avendo letto gli atti processuali, non mi pronuncio sul fondamento della sentenza notando però come la lettera dell’articolo 346, alquanto generica e confusa, è suscettibile di diverse interpretazioni a seconda delle opinioni del Giudicante (un po' come nella vecchia URSS l’articolo sulle attività antisovietica). Non dimentichiamoci infatti la famosa confessione di Giulio Andreotti “per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”. Non ho idea della ragione per la quale non sia stata concessa a Gianni Alemanno la sospensione condizionale della pena, presumo che possano esserci stati dei precedenti ostativi, fatto sta che il politico, per evitare la carcerazione ha chiesto ed ottenuto “l’affidamento ai servizi sociali”, una misura alternativa al carcere prevista dal nostro ordinamento penale che prevede una attività di volontariato ed il rispetto di regole fissate dal Giudice di Sorveglianza, come ad esempio il rispetto di orari nelle uscite e nel rientro alla propria abitazione. Pare che Alemanno abbia violato una o più di queste regole e così, a soli quattro mesi dal termine della pena alle otto di sera del 31 dicembre le Forze dell’Ordine si sono presentate a casa sua e l’hanno arrestato portandolo nel carcere di Rebibbia dove si trova tutt’ora recluso.
Da più parti si sono sollevati dubbi sull’opportunità di questo arresto ed in particolare delle circostanze con il quale è stato effettuato. Pochi mesi dal termine della pena, nessun pericolo di fuga o di reiterazione del reato, l’età del condannato sono tutte circostanze che avrebbero dovuto suggerire all’Autorità Giudiziaria una maggiore prudenza nell’applicazione di una misura così afflittiva. Parimenti si sarebbe potuta evitare la crudeltà di un arresto proprio la sera di Capodanno quando Alemanno era riunito con la sua famiglia.
Diversi commentatori, come ad esempio il giornalista Maurizio Blondet, l’esponente di Democrazia sovrana e Popolare Marco Rizzo e il filosofo Diego Fusaro hanno insinuato che l’arresto possa essere legato alle prese di posizione assolutamente politically incorrect di Alemanno su temi come la guerra in Ucraina o l’operazione israeliana a Gaza. A tale tesi verrebbe da obbiettare che Alemanno è ormai un politico di importanza assolutamente marginale e non rappresenta un pericolo per nessuno posto che la sua influenza sulla politica nazionale e l’attenzione che gli concedono i media mainstram sono vicine allo zero. L’arresto potrebbe però essere letto come un avvertimento ad altri personaggi di maggiore peso mediatico e politico che sembrano mal digerire la piatta adesione alle tesi atlantistiche e filo-israeliane che ha assunto l’Italia. Personalmente non mi pronuncio perché non ho letto le carte processuali e nulla so del Magistrato che ha assunto il provvedimento, posso augurarmi che si tratti solo di un eccesso di zelo a cui il Tribunale della Libertà ponga rimedio in tempi ravvicinati. Se così non fosse sarebbe veramente un brutto segnale, come un brutto segnale è stata l’indifferenza con la quale tutti gli ex colleghi di partito di Alemanno hanno accolto la notizia del suo arresto, guardandosi bene dall’esprimergli anche il più piccolo segno di umana solidarietà.
Mario Villani