E' un dato di fatto:tra le tipologie di attività imprenditoriali nate negli ultimi anni e che rapidamente si sono imposte sul mercato ci sono senza dubbio i centri medico-diagnostici e gli ambulatori polispecialistici. Il fenomeno si è affiancato ad un contemporaneo aumento del fatturato del settore farmaceutico,stando che le farmacie sono più frequentate delle panetterie e rimangono gli unici negozi dove fai regolarmente la coda prima di essere servito.
Questo fenomeno potrebbe farci sorgere l'idea di essere un popolo di ammalati,ma,fortunatamente,non è proprio così. Non è che si possa vivere quotidianamente scoppiando di salute;nell'antichità si faceva distinzione fra AEGRITUDO,la malattia,la SANITAS,la salute, e la NEUTRALITAS,un più realistico e probabile stato intermedio che è quello che ci fa rispondere al classico “Ciao,come stai?” con un “Ma si,dai,bene.” Qualche piccolo acciacco l'abbiamo tutti e ce lo teniamo finchè non inficia lo svolgimento delle nostre normali attivita' giornaliere.
Oltretutto,qualsiasi cosa dovesse capitare,avremmo subito a disposizione qualche bella struttura sanitaria privata pronta ad accoglierci;hai bisogno di una Tac,un'ecografia o una semplice rx? C'è solo l'imbarazzo della scelta:di fronte ad una sanità pubblica avviata allo sfascio ci apre le braccia un servizio sanitario privato capace nel modo migliore e più rapido possibile.
Quello che mi chiedo è come facessero le persone,prima della nostra epoca,a risolvere i problemi di salute,quando in campo medico mezzi e conoscenze non erano neanche lontanamente paragonabili a quelli attuali.
Erano pure persone come noi,anatomicamente e fisiologicamente,dunque esposti alle stesse malattie cui siamo esposti al giorno d'oggi,perlomeno quelle più comuni,ma il livello di medicalizzazione del loro quotidiano era ad un bassissimo livello,perlomeno per come lo intendiamo noi.
Nel medioevo,per parlare di un periodo storico a me caro,la medicina era un'arte già sviluppata e considerata:tralasciando l'alto medioevo,in cui c'era una pletora più o meno distinta e definita di medici,guaritori,infermieri,ciarlatani e impostori,con la nascita delle scuole e delle università si venne affermando una vera e propria ARTE MEDICA,codificata e strutturata,che assurse,con la Teologia e la Giurisprudenza ai vertici della cultura dell'epoca.
Lo studio della medicina presupponeva la conoscenza delle arti liberali:per essere un buon medico bisognava conoscere anche la grammatica,la retorica,la dialettica;si dovevano padroneggiare anche la matematica e persino la geometria e l'astronomia,dal momento che gli uomini erano microcosmi inseriti in un macrocosmo rispondenti entrambi a precise leggi della natura.
Anche la musica doveva essere patrimonio del medico,in quanto capace di influire sulla salute e sulla malattia degli uomini.
Di tutte queste conoscenze e delle materie mediche nello specifico doveva dar prova chi,ambendo alla carriera medica, si presentava per essere esaminato ed ottenere il via libera alla professione.
Certo,date le conoscenze dell'epoca,la materia non era per alcuni versi così ardua e complicata come ai giorni nostri,ma non bisogna pensare che fosse proprio una passeggiata,anzi.
Intanto grande importanza,anzi cardine della medicina di quel tempo era la prevenzione,la TUITIO,che doveva prevalere sulla RESTAURATIO,la cura,la riabilitazione:la tutela della salute era la norma,la cura era sempre un correre a rattoppare,tanto più che VIRTUS;NON MEDICUS,era ciò che portava alla guarigione.
Questa branca,che veniva chiamata Dietetica,era un insieme di regole di vita che miravano a mantenere sano l'individuo,a non indebolire il corpo,così che potesse far fronte alle malattie.
Uno splendido riassunto di migliaia di scritti in materia è rappresentato dalle regole della Scuola Medica di Salerno: AER,CIBUS ET POTUS,QUIES ET MOTUS,SOMNUS ET VIGILIA;SECRETA ATQUE EXCRETA,AFFECTUS ANIMI;mi sembra che non ci sia bisogno di spiegazioni,data la chiarezza.
Una vita moderata,lontana da eccessi,è la chiave per tener lontani i malanni.
Santa Ildegarda di Bingen,che può a giusto titolo essere considerata la capostipite della medicina integrata oggi tanto di moda,spostava il discorso anche in campo spirituale,elencando trentacinque vizi che portavano la persona alla malattia e le relative trentacinque virtù che contribuivano a mantenere uno stato di benessere psicofisico. Fra i primi metteva,fra i tanti:gusto dei piaceri,durezza di cuore,pigrizia,spirito di scontentezza,lussuria,disperazione e avarizia;fra le seconde:pazienza,generosità,lealtà,moderazione,amore del prossimo,timore di Dio,rispetto dell'altro.
Insieme a queste virtù anche il seguire un pensiero positivo,nello specifico la fede in Dio e nella vita eterna,ci possono aiutare a mantenere un equilibrio mentale e spirituale in grado di gestire al meglio i veleni della quotidiana vita sociale;un vero e proprio manuale di psiconeuroimmunoendocrinologia scritto in anticipo di qualche secolo.
E' chiaro,però,che la gente si ammalava lo stesso, e dunque in questo caso subentrava un'altra branca,si saliva ad un livello superiore di intervento:e qui entrava in gioco la Farmaceutica,e non immaginate come una sola parola possa comprendere un campo così vasto di prodotti. “Quello che non si può mangiare cura”,così si diceva. E così,dopo aver consegnato pagine su pagine su cosa mangiare e bere per rimanere in salute,ecco nascere trattati su trattati in merito alle cure più efficaci che la natura ci regala.
Ancora alla fine del XV secolo viene pubblicato un Giardino della Salute nel quale si fa menzione di “migliaia e migliaia di vegetali,animali e minerali che Dio fornì di virtù medicamentose”.
Non esisterebbe,quindi,opera più salutare del rendere manifesta questa forza della natura a beneficio dell'umanità. L'opera si conclude con una raccomandazione:”E ora vai per ogni paese,tu nobile e bel giardino,tu,diletto dei sani e conforto,speranza e aiuto per i malati”.
Solo in extremis,quando anche la Farmaceutica non aveva risolto,si ricorreva alla chirurgia. Era l'extrema ratio,l'ultimo tentativo di riportare in salute il paziente,mai nessuno avrebbe pensato di utilizzarla come primo approccio.
Sono passati secoli,ed è innegabile che la medicina abbia fatto passi da gigante,rispetto ad allora,almeno dal punto di vista tecnico-scientifico. Ho qualche sospetto,però,che a questo miglioramento,a questo aumento delle possibilità mediche si sia manifestato un contemporaneo deterioramento delle componenti etiche della professione,e mi spiego.
Mi riallaccio al discorso del fiorire di strutture sanitarie private:può certamente far piacere sapere che per ogni esigenza abbiamo qualcuno in grado di soddisfare rapidamente le nostre richieste,ma può sicuramente dare fastidio che si debba ricorrere a pagamento per colpa di mancanze di un sistema sanitario nazionale che non funziona o perlomeno non è più in grado di far fronte alle esigenze dei cittadini,che pagano a suon di euro un servizio che non ricevono più. Cosa fa lo Stato? Investe in informatizzazioni, digitalizzazioni, campagne per l'inclusione ed il superamento delle barriere...ai malati le briciole.
In campo privato c'è stata una spinta consistente alla medicalizzazione della vita della gente:non ci sono più persone che stanno bene,ci sono persone convinte di star bene ma per le quali la malattia è sempre in agguato. Si innesca un sistema di cose per cui non sei neanche più contento di essere sano, e non puoi esserlo:devi essere,devi vivere sempre come un potenziale malato,e quindi devi tenerti sempre sotto controllo.
Non hai scampo,come il protagonista di un romanzo di Buzzati che, perfettamente sano, viene ospedalizzato senza motivo, perennemente indagato e visitato, spostato da un reparto all'altro finché, perfettamente sano, muore.
Sia che si guardi al pubblico,dunque,sia che si guardi al privato,la vittima è sempre il cittadino: trascurato come un paria nel primo caso,mercificato e sfruttato a fini di guadagno nel secondo.
Un'ultima cosa,così:il termine Terapia,come tutti saprete,deriva dal greco; therapeuo significa, in senso stretto, servire. Nel Medioevo, come risulta da numerosi documenti pontifici,l'assistenza ai malati è considerata un servizio reso ai poveri in nome di Dio;la cura del malato ha la priorità su tutto:sul lavoro,sui bisogni privati,sui propri desideri e persino sulle funzioni religiose.
Nello statuto dell'Hotel de Dieux di Vernon,all'incirca del 1270,il servizio ai malati ed il servizio liturgico si equivalgono.
Nella Regola di San Benedetto,che divenne la regola di tutti gli ordini conventuali,si legge:”Bisogna occuparsi soprattutto dei malati. Bisogna servirli come se fossero Cristo stesso,che è veramente in essi e che in essi viene veramente servito. Perché Egli ha detto:”ciò che avrete fatto al più piccolo di costoro lo avrete fatto a me.” “.
E' dunque il valore dato all'uomo che fa la differenza, nella salute pubblica ed in tutti gli altri aspetti della vita:quando ci si dimentica di ciò e si ragione in termini di mercato non ci si deve stupire delle conseguenze. E' stato scritto che la medicina medievale deve essere un modello da riprodurre avvalendosi delle nuove conquiste scientifiche; aggiungo che se la si strappasse allo sfruttamento del Mercato ed all'ipertecnicismo,a favore di un ritorno ad un più significativo rapporto medico-paziente,si sarebbe piantato un grande seme nel nostro giardino della salute.
La redazione