lunedì 8 gennaio 2024
Politica e economia
Svezia, paradiso del welfare? Forse non più
In compenso il probabilissimo trentaduesimo membro della NATO potrebbe divenire un nuovo narcostato.

Della Svezia si è parlato in questo ultimo periodo, precisamente dall'inizio del 2022 a seguito degli avvenimenti nell'est europeo che tutti conosciamo, a proposito della sua adesione alla NATO insieme alla confinante Finlandia al fine di mettersi al riparo dalle presunte e fantasmagoriche mire espansionistiche russe.



I due Paesi scandinavi avevano inizialmente affermato che avrebbero affrontato il processo insieme, ma le cose sono andate diversamente. Il 4 aprile 2023, la Finlandia è diventata ufficialmente il trentunesimo membro dell'alleanza. La Svezia, invece, sta ancora aspettando, la sua adesione è stata infatti, per così dire, stoppata dall'opposizione di un altro importante paese membro NATO di vecchia data: la Turchia. I rappresentanti turchi, che inizialmente si opponevano anche all'ingresso nella NATO della Finlandia, hanno motivato il loro rifiuto affermando che i due Paesi scandinavi ospitano militanti di organizzazioni che Ankara considera terroristiche (come i movimenti PKK, PYD, YPG e Gulen) e ne hanno chiesto l'estradizione in Turchia. Un'altra condizione che Ankara ha posto a Stoccolma è stata la revoca dell'embargo sulle armi contro la Turchia, introdotto dal governo svedese dopo l'intervento militare turco nel nord della Siria. A fine giugno 2022 Svezia, Finlandia e Turchia hanno firmato a Madrid un memorandum tripartito che prevede la creazione di un "meccanismo congiunto permanente" tra i tre Paesi, per condurre una "lotta più efficace" contro il terrorismo e a consegnare alla Turchia gli attivisti curdi richiesti. La Svezia è cosi ansiosa di far parte della Nato, e quindi disposta a soddisfare le richieste turche, che il 30 settembre dello stesso anno, dopo l'insediamento del nuovo governo formatosi a seguito delle elezioni nello stesso mese, ha revocato l'embargo sulle armi contro la Turchia e ha approvato una nuova legge antiterrorismo. Come se ciò non bastasse a ottobre 2022 i rappresentanti dei ministeri della Giustizia di Svezia e Turchia si sono incontrati per ratificare l'estradizione delle persone chieste da Ankara; inoltre il nuovo primo ministro svedese, Ulf Kristersson, ha inviato una lettera al presidente turco nella quale ha affermato che Stoccolma è pronta a cooperare secondo le modalità richieste da Ankara. Tutto appianato dunque? A quanto pare no, perché all'inizio del corrente anno le relazioni tra Svezia e Turchia sono tornate ad inasprirsi dopo che un estremista svedese ha bruciato un corano in Svezia e nello stesso giorno gli attivisti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) sono scesi nelle strade di Stoccolma per protestare contro le politiche della Turchia. A seguito di tali eventi Ankara ha colto l'occasione per bloccare nuovamente il processo di adesione della Svezia all'alleanza atlantica.



Giusto per essere chiari a chi scrive non importa nulla se la Svezia diverrà o no il trentaduesimo membro della NATO, probabilmente accadrà mentre vengono scritte queste righe e, importa ancora meno della stessa alleanza atlantica, ma essendo un vecchio ragazzo degli anni 70-80 ha ancora ben chiaro il ricordo dei ditirambi magnificanti il Paese scandinavo che venivano propinati ad ogni occasione a noi giovani dell'epoca. Un'oasi all'interno dell'Europa un progetto riuscito da parte delle forze liberal-progressiste per quello che concerne lo stato sociale e, più recentemente, l'accoglienza e l'integrazione di popolazioni allogene. Un faro, un esempio, un obiettivo soprattutto per i "retrogradi" paesi latini del sud Europa come il nostro. Ora, ammesso e non concesso, che la liberalissima e progressista Svezia sia stata in passato quel culmine della civiltà a cui tutti dovremmo anelare, a quanto pare ora non lo è più e, probabilmente, l'ultima delle sue impellenze è l'entrata nella NATO. Nel corso degli ultimi anni infatti, grazie soprattutto alle "illuminate" politiche immigrazioniste adottate dal civilissimo Paese scandinavo, circa 500 gang criminali hanno gettato la Svezia in una spirale di sangue per il controllo del narcotraffico. Dunque una nazione che era in testa alle statistiche più o meno affidabili riguardanti la qualità della vita si è venuta a trovare in una situazione fuori controllo di cui, per ovvi motivi, si parla a fatica e anche con vergogna, che ha reso la Svezia un paese irriconoscibile ai suoi stessi cittadini e persino ai vicini scandinavi che ormai parlano di "condizione svedese" quasi fosse una malattia. Un appellativo spregiativo non solo campanilistico ma anche politico per indicare un paese ormai non più in grado di tenere a bada quegli scheletri che pure tutti nascondono nei propri armadi. Nel 2022 in Svezia si è toccata la cifra record di 61 scontri a fuoco letali, 6 volte più rispetto a Norvegia, Danimarca e Finlandia messe assieme. Una realtà che, come un rettile, ha per anni serpeggiato lentamente sotto il tappeto dell'indifferenza generale e della classe dirigente e che oggi rischia di preannunciare la nascita di un nuovo inusuale narcostato nel mezzo della Scandinavia. Il tutto coperto da un'omertà "squisitamente" nordica.



 



Urbano De Siato



 




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