domenica 23 luglio 2023
Cultura e società
Il controllo del vicinato
Riflessioni sui recenti (o meno) strumenti di prevenzione della criminalità

Si sa, non dico nulla di nuovo prendendo atto del fatto che viviamo in una società, quella italiana nello specifico, nella quale mai come oggi, è necessario tenere gli occhi bene aperti sempre e dovunque; treni, mezzi pubblici, locali, interi quartieri sono infestati da una criminalità sostanzialmente quasi sempre impunita, figlia di norme giuridiche colpevolmente lassiste e inefficaci, dell'immigrazione incontrollata e del decadimento dei valori morali tradizionali. Spesso si sente parlare di microcriminalità, Il termine non deve far pensare che si tratti di episodi non gravi, certo non siamo di fronte agli eredi della mafia del Brenta o della banda della Magliana, ma i “microcrimini” sono tali solo per il legislatore e talvolta per le forze dell'ordine che spesso li considerano “de facto” una conseguenza inevitabile in una società benestante (qui ci sarebbe da parlare…), per le vittime invece sono episodi gravissimi, che lasciano il segno, incutono paura (anche questo è un bello spunto) e condizionano la vita in particolare dei soggetti più vulnerabili per età o solitudine. Lo scippatore, lo spacciatore, il topo di appartamenti, le ormai onnipresenti bande multietniche di rapinatori minorenni fanno danni tutti i giorni e quando non ci scappa per caso il morto, avvelenano comunque l'esistenza di intere città.



Secondo uno studio datato 2020 dell'Osservatorio sui conti pubblici dell'Università Cattolica di Milano in Italia abbiamo circa 453 agenti di pubblica sicurezza ogni 100.000 abitanti divisi tra gli appartenenti alle varie forze dell'ordine contro una media europea di 355… ma nonostante questo i corpi lamentano una cronica mancanza di effettivi disponibili quando non addirittura scarsità di mezzi a disposizione per mancanza manutenzione o addirittura carburante, scarsità che peraltro non si ravvisa in particolari occasioni con spiegamenti degni dello sbarco in Normandia.



In questo simpatico contesto si inseriscono varie iniziative poste in essere dai cittadini a supporto delle forze dell'ordine. In questo campo si può spaziare dai nonni vigili ai City Angels ma una delle forme che si sta rapidamente diffondendo e istituzionalizzando è il controllo del vicinato. Cominciamo a dire che in una società normale e non malata come quella odierna il controllo del vicinato non avrebbe bisogno di essere istituito e tantomeno istituzionalizzato in quanto sarebbe la normalità che tra vicini ci si controllasse a scopo di protezione reciproca delle persone e dei beni. Nella società odierna caratterizzata dalla scarsa conoscenza dei vicini, soprattutto nelle grandi città, nonché da decenni di incoraggiamento (istituzionale) della cultura del farsi gli affari propri, la cosa prende molto più senso. Quando si affronta l'argomento del controllo però bisogna sempre fare molta attenzione... Leggo: “il controllo del vicinato è strumento di prevenzione della criminalità che presuppone la partecipazione attiva dei cittadini residenti in una determinata zona e la collaborazione di questi ultimi con le forze di polizia statali e locali. Fare controllo del vicinato significa promuove la sicurezza urbana attraverso la solidarietà tra cittadini allo scopo di ridurre il verificarsi di reati contro la proprietà e le persone”. Obiettivi del controllo del vicinato: "coadiuvare le forze di polizia nella prevenzione del crimine e nella individuazione delle condizioni che lo favoriscono, aumentando la percezione di sicurezza e la vigilanza - favorire lo sviluppo di una cultura della partecipazione alle tematiche della sicurezza urbana e della collaborazione attiva dei cittadini attraverso una comunicazione efficace, veloce e organizzata - migliorare il rapporto forze di polizia-comunità scambiando informazioni tramite un coordinatore che le raccolga e le trasferisca alle forze di polizia”.



Avrete notato che ho sottolineato la parola coordinatore che sarebbe il tramite tra la popolazione e le forze dell'ordine, vale a dire quello che decide cos'è importante, cosa non lo è, cosa vale la pena di comunicare e cosa no. A me questa figura del coordinatore così, a pelle, risulta subito antipatica. Mi fa venire in mente un capo condominio in Unione Sovietica.



Intendiamoci, così come proposta l'iniziativa è senz'altro utile e lodevole per i motivi sopracitati ma dato che chi pensa male fa peccato ma generalmente ci indovina (cit. Andreotti Giulio), mi chiedo se una volta che il controllo sarà organizzato e soprattutto istituzionalizzato quali saranno i crimini che questo coordinatore comunicherà alle forze dell'ordine? No, perché da qui al 2030 potrebbe diventare un crimine raggiungere il centro della città con la mia Panda euro uno… oppure accendere un barbecue per una grigliata in giardino... oppure tenere due galline... oppure accendere un caminetto… oppure criticare il governo… e così via. Già, perché non dimentichiamo che il coordinatore sarà investito ufficialmente dall'amministrazione comunale... pensavate mica di sceglierlo voi?



Tanto per concludere sul volantino che come avrete capito sto consultando c'è scritto che i componenti del gruppo di controllo del vicinato dovranno chiamare i numeri di emergenza 112 113 solo in presenza di situazioni che richiedano l'immediato intervento delle forze di polizia quali ad esempio furti rapine e aggressioni in atto... ma, non ho capito, quei numeri di emergenza non saranno più per tutti?



Last but not least, e perdonatemi l'inglesismo, considerando il progressivo aumentare dello scollamento tra il corpo sociale e il corpo dirigente del paese (non solo di questo paese ma noi siamo qui) quali saranno le direttive che riceveranno le forze dell'ordine? Chi le darà? Il governo? L'Europa? Qualcun altro? C'è da riflettere…



Fabio Dalla Vedova





 




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