domenica 23 aprile 2023
Esteri
Libano: tornare allo spirito del 1943
I nuovi assetti diplomatici mondiali e, nello specifico, mediorientali offrono ai Libanesi l’opportunità per uscire delle crisi che li attanagliano.

Il Libano è un piccolo paese attanagliato da una crisi economica spaventosa, resa mortale dall’esplosione (1) che ha seriamente compromesso l’attività del porto di Beirut e dall’aggressione bancaria eterodiretta che ha ristretto le capacità economiche, già esigue, della popolazione. A questa crisi si affianca la crisi politica che vede le comunità tradizionali del paese divise a causa dei loro referenti internazionali che ne hanno istigato le divisioni anche se ora nel diverso panorama mediorientale potrebbero non avere più interesse a prorogane gli effetti. Il Libano ha poi un nemico implacabile alle sue frontiere meridionali, l’”Entità sionista”, composta dallo stato di Israele e dalle lobby ebraiche (2) e sioniste cristiane influenti sul deep state di Washington. Nemico con cui la pace è impossibile per ragioni economiche ed ideologiche. Israele ha bisogno per la sua agricoltura, che deve nutrire un numero crescente di abitanti, delle acque dei fiumi e delle sorgenti libanesi ed essendosi ridenominato come stato esclusivo degli ebrei non può tollerare che ai suoi confini sussistano realtà statali multietniche e multiconfessionali. La risoluzione di queste crisi e la rinascita del Libano passano obbligatoriamente per un ritorno allo spirito, non certo alla lettera perché troppa acqua, per non dire sangue, è passata sotto i ponti, che portò le comunità libanesi agli accordi istituzionali del 1943. Nel 1943 i notabili delle comunità religiose che animavano il Libano trovarono un accordo che ancora oggi nelle istituzioni regge ma sempre più a fatica (3). Le comunità musulmane scelsero di non annegare il paese nella utopia panaraba e i cristiani di abbandonare la comoda protezione del colonialismo francese per fondare insieme una comunità nazionale indipendente.

 Lo spirto del 1943 oggi, considerato il nuovo assetto di alleanze e collaborazioni che si sta delineando nell’area mediorientale, dovrebbe essere quello per cui ogni comunità intervenisse presso i propri sponsor internazionali che sino ad oggi hanno operato per mettere in crisi la vita del paese  trasferendo le proprie dispute sulle spalle dei Libanesi, perché gli effetti dei nuovi accordi che le legano operino anche sulla ricostruzione della convivenza civile e della prosperità economica del Libano. Ricostruzione che, considerato quello che il Libano in passato è stato per il Vicino Oriente, nel medio periodo non potrà che portare effetti benefici per tutta la regione. Per uscire dal vago il nuovo assetto dei rapporti tra Arabia Saudita e Iran potrà far si che la comunità libanese sunnita possa chiedere ai propri sponsor di Ryad di smettere di collaborare allo strangolamento economico del paese posto in atto dall’amministrazione USA su pressione delle lobby di cui sopra per indebolire la posizione di Hezbollah visto come una minaccia da parte di Israele (4). Senza una collaborazione dei Sauditi nella regione non si strangola economicamente nessuno. Allo stesso modo. i nuovi rapporti iraniano-sauditi stempereranno sicuramente l’ostilità tra sciti e sunniti libanesi. Gli unici a dover fare una scelta difficile saranno i Cristiani di tutte le confessioni che dovranno rassegnarsi ad abbandonare le alleanze sempre tradite con un occidente ormai non più cristiano e sostenere le intenzioni della Russia di ergersi a protettrice delle comunità cristiane in oriente come già lo era ai tempi degli zar e come ha dimostrato di saper fare in Siria. Abbandonare i legami con gli Stati Uniti sarà una cosa sofferta ma considerati i ripetuti tradimenti e l’esempio Saudita non eccessivamente traumatica.

La salvezza del Libano, comunità considerata un esempio da San Giovanni Paolo II, è fondamentale per tutta l’area mediterranea e da tutti deve essere perseguita ma sono i Libanesi che devono fare il primo passo.

Massimo Granata



 1 Non è ancora stato chiarito da nessuna commissione d’inchiesta se l’esplosione delle tonnellate di nitrato d’ammonio depositate in un magazzino sia stata provocata o sia frutto di un tragico incidente.

 2 La «Israel lobby» descritta nell'omonimo libro di Stephen Walt e John J. Mearsheimer – rispettivamente docenti di relazioni internazionali presso l'università di Harvard e di scienza della politica a Chicago.

3 Il patto nazionale del 1943 prevedeva che il Libano indipendente avrebbe avuto un presidente della repubblica Cristiano Maronita, un primo ministro Musulmano Sunnita e un presidente del parlamento Musulmano Sciita, una ripartizione confessionale per tutte le cariche dello stato e un processo democratico anch’esso organizzato su base confessionale. Una struttura istituzionale che ha funzionato bene sino alla guerra interna che ha sconvolto il Libano tra il 1976 e il 1990. Oggi questa struttura è causa spesso della paralisi dei processi elettorali e della vita politica del paese.

4 Hezbollah è l’unica forza araba che sia riuscita a sconfiggere Israele.



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