giovedì 21 gennaio 2010
Cultura e società
Di cancro si può guarire (anche senza chemioterapia)?
In un convegno a San Marino esposti i principi della terapia contro il cancro studiata dal prof. Luigi Di Bella. Illustrati diversi casi clinici. E’ forse giunto il momento di pensare ad una nuova sperimentazione ufficiale? (prima parte)

Come ho già scritto in un mio articolo del 7 agosto 2009 sulla cosiddetta influenza suina, io non sono un medico. Ci tengo a precisarlo a scanso di equivoci. Bisogna ammettere però che con l’articolo di allora, denunciando il carattere fraudolento della campagna di terrorismo mediatico su una pandemia prossima futura, l’avevo azzeccata (a proposito adesso chi paga i milioni di dosi di vaccini inutili e inutilizzati?). Vorrei veramente tanto poter dire, fra qualche mese o qualche anno, che anche questo articolo ha trovato delle incontrovertibili conferme. Lo spero ardentemente perché oggi voglio parlare di una possibile terapia contro il male che più di tutti terrorizza l’uomo moderno, tanto da essere stato definito il male del secolo (anzi ormai dei due secoli): il cancro. Una cura salita all’onore delle cronache una decina di anni fa, ma di cui, dopo la “bocciatura ufficiale”, non si era più sentito parlare. In realtà decine di medici hanno continuato a praticarla ai loro pazienti oncologici e, pare, con risultati, in qualche caso, addirittura clamorosi.
Facciamo un breve passo indietro.
Verso la metà degli anni novanta alcuni organi di stampa cominciarono a pubblicare articoli su un medico di Modena che aveva elaborato una sua personale terapia per la cura del cancro, e parlarono anche di guarigioni di pazienti per i quali sembravano non esservi più speranze. E’ facile immaginare quale potesse essere la reazione a simili notizie da parte degli ammalati e dei loro famigliari. Chi si ammala di cancro è pronto a fare qualunque cosa ed a recarsi dovunque ritiene possa esservi una possibilità di cura. Fu così che, provenienti da ogni parte d’Italia, centinaia di persone disperate bussarono alla porta del prof. Luigi Di Bella (questo era il nome del medico e scienziato) sperando di poter essere aiutati a sfuggire ad una sorte che sembrava ormai segnata. Il prof. Di Bella riceveva tutti, visitava tutti, non si faceva pagare e stilava a ciascuno una lista di medicinali da assumere. La discussione, presto degenerata in rissa e talvolta gettata in politica, arrivò così ai massimi circuiti mediatici. Vi furono memorabili dibattiti televisivi durante i quali il professore modenese si scontrò con i principali mostri sacri dell’oncologia italiana, rinfacciando loro sia la sostanziale inefficacia della chemioterapia sia i suoi gravissimi effetti collaterali e contestando -purtroppo non senza ragioni-l’ottimismo ufficiale sulle percentuali di guarigione di questa terribile malattia. Nel frattempo alcune guarigioni venivano addirittura confermate dalla magistratura attraverso diverse sentenze di Pretori a cui gli ammalati si erano rivolti per ottenere il rimborso, da parte delle Aziende Sanitarie Locali, delle medicine che formavano la multiterapia Di Bella. La pressione dell’opinione pubblica fu tale che nel 1998 il Ministero della Salute (allora retto da Rosi Bindi, ferocemente contraria al prof. Di Bella), dopo non poche resistenze, venne praticamente costretto ad avviare una sperimentazione ufficiale. A circa trecento ammalati volontari furono somministrati i farmaci che formavano la multiterapia. Dopo soli pochi mesi venne comunicato l’esito ufficiale di tale sperimentazione: la cura del professore modenese non era efficace contro il cancro.
Per la verità questo verdetto venne subito contestato dal professor Di Bella, il quale accusava il Ministero di non poche irregolarità nella sperimentazione: uso di farmaci scaduti, mancata somministrazione di alcune sostanze previste dal protocollo, dosaggi inferiori a quelli usuali dei retinoidi (una componente essenziale della cura), mancato uso della siringa temporizzata per la somministrazione della somatostatina (altro elemento fondamentale della terapia), scelta di ammalati ad uno stadio troppo avanzato della patologia o completamente debilitati da precedenti cicli di chemioterapia. Il professor Di Bella denunciò inoltre che molti degli sperimentatori, ad onta del loro dovere di imparzialità e di riservatezza, si erano espressi in maniera molto critica nei confronti della sua terapia ancora prima di avviare la sperimentazione, il che ovviamente gettava ombre inquietanti sulla correttezza delle modalità con cui la stessa era stata condotta. Le denunce del professore (e le inchieste dei NAS) però furono inutili. Sulla multiterapia Di Bella era calato il giudizio della medicina “ufficiale”: inefficace. A poco servivano le decine di cartelle cliniche che attestavano guarigioni di ammalati di carcinomi pancreatici, linfomi, sarcomi, neuroblastomi…L’establishment medico aveva deciso: inefficace. E sulla vicenda cadde il silenzio dei mass media.
In casi analoghi avvenuti in passato un verdetto del genere aveva posto fine alla vicenda. Fu così, ad esempio, per il medico romano Vieri che negli anni sessanta pretendeva di curare il cancro con una soluzione alcolica di colchico o per il veterinario di Agropoli Liborio Bonifacio, che invece impiegava per lo stesso scopo un estratto ghiandolare caprino.
Non è stato così per la multiterapia Di Bella. Il professore, a cui negli ultimi tempi si era unito il figlio Giuseppe, anche lui medico, ha infatti continuato a curare i suoi ammalati.
Il professor Di Bella è morto, ultranovantenne, nel 2003, ma l’uso del protocollo da lui elaborato è continuato ad opera di un numero crescente di medici che evidentemente sono convinti della sua efficacia e quindi lo impiegano per i loro pazienti. Addirittura, alcuni di questi medici hanno utilizzato la terapia Di Bella per sé stessi (io personalmente ne ho conosciuto uno) e solo dopo aver sperimentato personalmente la cura ne sono divenuti sostenitori. Da allora, nel silenzio dei media, sono continuate così le guarigioni. Non di tutti purtroppo -non voglio assolutamente suscitare speranze infondate-, ma sicuramente di un numero di ammalati tale da non poter imputare queste guarigioni al caso o ad un improbabile effetto placebo. E anche una significativa percentuale di quelli che non sono guariti hanno avuto lunghe remissioni di malattia e, nella quasi totalità dei casi, almeno un sensibile miglioramento delle condizioni generali.
In che cosa consiste questa terapia?, perché è così osteggiata dalla scienza ufficiale?, quali sono stati i risultati del convengo di San Marino tenuto il 16 di questo mese? Saranno gli argomenti della seconda e ultima parte dell’articolo.

Mario Villani



lunedì 8 febbraio 2010

martedì 9 febbraio 2010
da domani inizio una terapia MDB per il mio cane boxer, è l'ultima spiaggia,ha un tumore alla base del cuore ed io penso anche altro, non mi aspetto una guarigione ma spero in un miglioramento della sua qualita'di vita, gli voglio bene come ad un figlio, non me ne vergogno.farò sapere gli sviluppi della cura.

martedì 9 febbraio 2010
in letteratura circa la terapia MDB è stata usata per oligodendroglioma anaplastico? grazie per la risposta.

lunedì 21 giugno 2010
Sono i medici come DI Bella che fanno la storia--non i poveri illusi al servizio del potere--da Zamfeli

domenica 10 aprile 2011
10 aprile 2011 Bell'articolo. Sono due anni che mi sto curando con la terapia Di Bella e la consiglio a tutti coloro che sono affetti da tumore. Sto bene, non ho dovuto soffrire ciò che soffrono coloro che fanno le terapie ufficiali, e soprattutto il Dott. Di Bella è una persona ed un medico meraviglioso, beatrice bignami

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