Una serie di errori e scelte politiche irrealistiche hanno portato alla disfatta degli Armeni in Artzak.
Il 10 novembre scorso un accordo per il cessate il fuoco è stato raggiunto, con la mediazione della diplomazia russa, e la seconda guerra per il Nagorno Karabakh si è per il momento conclusa. I termini dell’accordo stabilito tra il primo ministro armeno Pashinyan e il presidente dell’Azerbaigian Aliyev, con la supervisione di Vladimir Putin, si traducono in una pesante disfatta dell’Armenia e della repubblica non riconosciuta dell’Artzak. Tutti i territori caduti in mano all’esercito Azero rimangono sotto il suo controllo e in oltre, entro il 1° dicembre prossimo, le forze armene dovranno sgomberare le province dell’Azerbaigian, non facenti parte della repubblica autonoma del Nagorno Karabakh (Artzak), conquistate nel corso della guerra del 1990\94 per dare continuità territoriale tra la repubblica d’Armenia e l’Artzak. A fare da vitale collegamento tra Armenia ed Artzak rimarrà solo il corridoio di Lachin controllato dalle guardie di frontiera russe dell’FSB. Viene inoltre istituito un corridoio di transito, in territorio armeno, che consenta il collegamento tra il territorio metropolitano dell’Azerbaigian e la repubblica autonoma azera del Nakhichevan. Anche questo corridoio sarà sotto il controllo delle guardie di frontiera russe. Il mantenimento della pace sarà garantito da una brigata di peacekeeper russi. Appare chiaro quanto sia pesante la sconfitta accettata dagli Armeni con questo cessate il fuoco. D’altra parte con, con la caduta della piazzaforte di Shusha e con il crollo evidente delle capacità di resistenza delle forze dell’Artzak sul fronte meridionale, che la capitale Stepanakert sarebbe caduta a breve in mano azera ponendo così fine al sogno dell’indipendenza. La mediazione russa, anche se ha imposto pesanti rinunce, è giunta come un ancora di salvezza a cui Erevan non ha potuto che attaccarsi. Questa sconfitta comunque pone degli interrogativi sul perché le forze armene non siano riuscite almeno ad arginare l’offensiva azera. Alcuni commentatori, filo occidentali hanno attribuito la sconfitta degli Armeni al fatto che, mentre l’Azerbaigian, nel corso degli anni, aveva integrato i propri armamenti di origine sovietica e russa con altri prodotti in Turchia e in Israele tecnologicamente superiori. Ma questo se può valere per le armi sovietiche, concepite con la tecnologia di più di 30 anni fa, non vale certo per i più recenti armamenti russi. Vero è piuttosto che le forze dell’Artzac e armene hanno dovuto affrontare tecniche nuove per loro come l’assalto con sciami di droni e l’uso di droni civetta (1). Tecniche queste collaudate dai turchi, che coordinavano i comandi azeri, in Libia e dagli israeliani (2) dagli anni 80 del secolo scorso in avanti.
La vera ragione che ha portato a queste dimensioni della sconfitta va ricercata, a mio avviso, in una conduzione della guerra da parte dei comandi carica di errori dovuti in primo luogo alle scelte politiche dei dirigenti di Erevan giunti al potere con la rivoluzione colorata del 2018 quando un gruppo di politici corrotti ma efficienti e stato sostituito da una classe dirigente, forse in parte meno corrotta, ma totalmente incapace di prendere decisioni corrette considerato il teatro strategico e geopolitico in cui si trovano ad operare essendo al vertice di un paese piccolo di dimensioni ma con una eredità storica e simbolica grandissima. La scelta di allentare il legame con la Federazione Russa, con la quale l’Armenia è legata da una alleanza militare difensiva che comporta la presenza di basi russe sul suo territorio, per avvicinarsi diplomaticamente agli USA ha avuto conseguenze interne che si sono dimostrate esiziali al momento del conflitto. I vertici e i quadri filorussi delle forze armate armene, quei vertici e quei quadri che avevano vinto la prima guerra per il Karabakh, sono stati sostituiti con personaggi incapaci come hanno dimostrato sul campo. Già il fatto che da 2 anni le forze armate armene non partecipassero più alle manovre congiunte con gli alleati del CSTO ha fatto perdere ai vertici delle forze armate armene quello scambio di esperienze che avrebbe loro giovato nell’affrontare la tecnica che è stata decisiva nella loro sconfitta quella degli sciami di droni che i russi avevano sconfitto con successo contro i ribelli filoturchi i Siria. Inoltre, e questa è stata una scelta politica, l’Armenia non ha effettuato una mobilitazione generale e l’esercito armeno è rimasto in gran parte sul territorio della repubblica Armena e non ha fatto affluire al fronte i localizzatori di rilevamento che avrebbero contribuito ad alleviare la pressione dei droni sulle truppe. In una guerra d’attrito come quella che si è consumata nel mese precedente al cessate il fuoco, e che ha comportato perdite enormi dalle due parti, non si è provveduto ad avvicendamenti sulla linea del fronte per chi i reggimenti di veterani dell’Artzak si sono dissanguati e sono stati sostituiti da coscritti e volontari con un addestramento insufficiente a reggere la pressione dell’avanzata Azera. Ancora si è lasciata sempre l’iniziativa tattica alle forze avversarie anche dove l’orografia del campo di battaglia permetteva di contrattaccare da posizioni favorevoli e si potrebbero elencare molti altri errori che hanno vanificato l’eroismo dei soldati che hanno dato il loro sangue senza risparmio.
In campo internazionale, come spesso succede, l’intervento dei “Nuovi amici” occidentali a favore degli Armeni si è limitato alle chiacchere quando non c’è stato un sostegno sottobanco all’alleato NATO Erdogan. La Russia non è stata a guardare anche se giustamente per intervenire aspettava una richiesta formale dell’”alleato” Pashinyan che non è venuta. Le forze russe sono intervenute indirettamente, in Siria, distruggendo i campi di addestramento dove venivano addestrati i Jihadisti che dovevano essere poi trasferiti in Azerbagian diminuendo di un cospicuo numero quelli che sono arrivati al fronte nel Nagorno Karabakh. Poi, nel momento del tracollo delle forze armene sono intervenuti imponendo la pace ai due contendenti e soprattutto imponendo che questa venisse vigilata e mantenuta dalle proprie truppe e con l’esclusione della Turchia che voleva inviare i suoi soldati dandole il contentino di un inutile comitato di coordinamento nel mantenimento della pace che non avrà nessun scarpone sul terreno. I peacekpeer Russi poi non vanno pensati come una versione moscovita degli olandesi a guardia di Sebrenica. I “doganieri” dell’FSB che controlleranno i due corridoi, Armenia \Artzak e Azerbaigian\ Nakhichevan, non sono una versione locale della Guardia di Finanza ma truppe addestrate ed equipaggiate come le unità paracadutiste dell’Armata Russa. : La 15a Brigata Indipendente di Fucilieri Motorizzati (15IMRB) che ha già preso posizione sul fronte, dopo essere stata trasportata in Armenia con un ponte aereo, non è una forza di mantenimento della pace nel significato occidentale del termine. Questa è una forza di combattimento d’élite, specializzata in missioni di mantenimento della pace e pacificazione (“coercizione alla pace” nella terminologia russa). Il suo personale è composto al 100% da professionisti, la maggior parte dei quali ha una vasta esperienza di combattimento: ha partecipato all’operazione di coercizione alla pace contro la Georgia nell’8 agosto 2008, e in Siria. Si tratta di forze di punta, ben addestrate, superbamente equipaggiate che, oltre alle proprie capacità, possono contare pienamente sul sostegno delle forze russe in Armenia e sul pieno appoggio dell’intero esercito russo. Chi dice che questa forza è simbolica, armata alla leggera, semplicemente non capisce nulla di queste cose. In secondo luogo, vale la pena guardare alla carriera dell’uomo che comanderà le forze di pace russe, il Tenente Generale Rustam Muradov, riassumerò semplicemente la carriera di quest’uomo dicendo due parole: Donbass e Siria. Non è una specie di finto generale con qualifiche di organizzatore e politico. Questo militare è un vero generale combattente, il tipo che viene personalmente preso di mira perché si assicura di essere regolarmente con i suoi uomini in prima linea, e che ha esperienza nell’affrontare l’Asse della Bontà e i suoi “terroristi buoni” (sia locali che forze speciali).
La presenza di queste forze durerà 5 anni rinnovabili. Se tanto mi da tanto i Russi hanno ricreato nel Nagorno Karabakh la stessa situazione dell’Ossezia del sud prima della guerra del 2008.
Voglio spendere da ultimo alcune parole sulla razione del popolo armeno, in Armenia e nel mondo, nei giorni successivi all’accordo. La diaspora era disperata e inferocita col governo di Erevan e nel paese si sono susseguite le manifestazioni violente contro il governo, tanto che per alcuni giorni il primo ministro Pashinyan è scomparso, probabilmente nascosto nella enorme ambasciata USA di Erevan. In seguito ha dato il via ad un rimpasto di governo che non sembra avere fine perché i ministri si dimettono a catena. L’unico che non sembra intenzionato a dimettersi è lui che pure è il principale colpevole del disastro.
Chi saranno i vincitori a lungo termine non è dato ora di immaginare, a breve certamente Aliyev è il vincitore e tutti gli Armeni sono gli sconfitti. Erdogan non ha ottenuto tutto ciò che voleva, non escluso un nuovo genocidio degli Armeni. Gli occidentali hanno dimostrato ancora una volta di essere totalmente inaffidabili. I Russi, come si suol dire, “ci hanno messo una pezza” ma comunque hanno guadagnato di posizionare altre forze a sud del Caucaso.
Rimane ancora una volta la sofferenza del popolo armeno vittima sacrificale dei tempi in cui decise, primo fra tutti , di essere un popolo Cristiano.
Scipione Emiliano
Gli azeri hanno trasformato i vetusti biplani Antonv 2 di eredità sovietica in droni mandandoli in avanscoperta per attirare sulla loro segnatura radar i sistemi antiaerei armeni
Gli Israeliani hanno fornito all’esercito di Bakù i loro droni tecnologicamente avanzati