Sconcertato e schifato dalla pochezza degli attuali uomini politici,mi capita,ogni tanto,di pensare alle grandi figure della Storia, a quei personaggi che, studiati sui banchi di scuola magari in modo superficiale, pur tuttavia sono rimasti nella nostra memoria per la grandezza delle loro imprese.
Uno di questi fu, senza dubbio,Carlo Magno.
Carlo Magno, grande di nome e di fatto,era nipote di Carlo Martello, l'eroe che a Poitiers aveva condotto i Franchi alla vittoria sugli invasori Arabi, e figlio di Pipino il Breve, maestro di palazzo che seppe strappare il titolo al sovrano regnante e dare inizio alla dinastia carolingia.
Non male come ascendenza, senza dubbio due progenitori la cui fama rischiava di segnare ed offuscare la vita e le imprese di Carlo,ma così non fu. Egli li superò sotto tutti i punti di vista, sia in campo militare che in campo politico e sociale.
Come capo militare Carlo Magno condusse guerre e battaglie durante quasi tutto il corso della sua vita, con esiti vittoriosi.
Gli unici, forse, che seppero contenerlo furono proprio gli Arabi, i quali,però, lui regnante, capirono che era meglio non lanciarsi in imprese azzardate contro il regno franco.
Chiamato in soccorso dal Papa che si sentiva minacciato dalle pressioni del regno longobardo, Carlo, che pure aveva sposato una delle figlie del re Desiderio, non si fece problemi a ripudiarla ed a muovere guerra.
Entrato in Italia con due colonne di armati attraverso la Val di Susa ed il passo del Gran San Bernardo dilagò ben presto per tutto il territorio. Il re longobardo, chiuso e assediato a Pavia, non potè far altro che prendere atto dell'impossibilità di contrastare l'esercito franco e dopo più di un anno di assedio fu costretto alla resa.
Carlo Magno, con un'abile mossa politica, non si accontentò della sottomissione dei Longobardi e non pensò minimamente di annettere i loro territori al regno franco, ma, esiliato Desiderio in convento, semplicemente si sostituì a lui nella carica di re. In questo modo,a capo di due regni indipendenti,aveva gettato le basi per la costruzione di quello che sarebbe diventato il Sacro Romano Impero.
Il passo successivo fu la guerra contro i Sassoni pagani. Già dai tempi di Pipino nel corso degli anni si erano susseguite numerose spedizioni punitive contro un popolo che spesso si dava alle razzie in territorio franco.
Carlo si mosse invece spinto anche dalla sua incrollabile fede:non bisognava solo sottomettere genti che rappresentavano una spina nel fianco,ma bisognava anche convertirle alla vera fede. E così dopo vent'anni di scontri anche i territori dei Sassoni entrarono a far parte dei domini franchi.
Fu poi la volta dei Bavari e del loro re Tessilone. Accusato di complottare contro Carlo,cosa in verità fondata,fu dallo stesso deposto ed anch'egli mandato a finire i suoi giorni in convento. Subito dopo toccò agli Avari:questo popolo,che si diceva discendere dagli Unni,era stanziato in Pannonia,da dove,secondo le consuetudini delle popolazioni barbare,ogni tanto sconfinava per compiere razzie in Baviera e in Italia.
La campagna militare di Carlo fu un capolavoro di strategia:fece muovere le truppe sassoni da Nord,lui si occupò di entrare col suo esercito da Sud e mosse anche alle spalle con le truppe italiane comandate dal figlio Pipino.
Di fronte a questo dispiegamento di forze l'unica arma a disposizione degli Avari fu la tattica della terra bruciata;se nell'immediato sembrò avere una certa efficacia,ben presto si rivelò un'arma a doppio taglio. Gli Avari erano pur sempre barbari,cioè persone alle quali piacevano il combattimento ed il bottino,e sostenevano i loro capi finché erano in grado di mantenere l'uno e l'altro. Avendo capito che il loro re non in quell'occasione non avrebbe potuto soddisfare i loro desideri,ed in seguito ad una secca sconfitta militare inflitta loro dal Duca del Friuli,preferirono assassinare il loro Khan e fare atto di sottomissione a Carlo,a cui seguì,seduta stante,la conversione al Cristianesimo.
A questo punto Carlo si trovava a capo di un territorio che andava dalle pianure della Pannonia fino ai Pirenei ed oltre,e dalle fredde acque del mare del Nord fino alle estreme coste del Mediterraneo.
Proclamato Imperatore la notte di Natale dell'800 a Roma ad opera del Papa in persona,capì che,a quel punto,fatto l'impero bisognava organizzare nell'unità le mille differenze da cui era composto.
Fu proprio l'esigenza di poter parlare ed essere capito da un'insieme di popolazioni diversissime fra loro che gli fece dare il via ad un programma “culturale” che,per l'epoca,fu qualcosa di immenso.
Per prima cosa mise mano all'alfabeto,unificando in un unico tipo ben comprensibile di caratteri quell'universo di scritture particolari e rendendo possibile a tutti la comprensione dei testi di qualsiasi argomento.
Si circondò dei più grandi uomini di cultura dell'epoca: dalla sua corte passarono studiosi del calibro dello storico Paolo Diacono,grammatici come Pietro da Pisa,ma,primo fra tutti,Alcuino,già direttore della cattedrale di York.
Alcuino era un grandissimo insegnante di grammatica,retorica,dialettica ed ortografia;tutti gli intellettuali della generazione successiva erano passati sotto di lui.
Fu stabilito che la lingua dell'Impero fosse il latino classico,non quell'insieme di varianti che,al di là dell'incerta comprensione nelle cose di tutti i giorni,poneva dei seri dubbi sulla validità delle formulazioni religiose nei riti e dell'interpretazione corretta dei testi sacri.
Importanza primaria fu data infatti alla stesura del testo biblico nella forma più corretta ed alla sua riproduzione e diffusione ad opera dei copisti.
Parallelamente si procedette anche alla trascrizione dei testi classici o comunque non di argomento religioso.
Tenuto presente che in otto secoli gli amanuensi avevano copiato all'incirca millesettecento volumi,è sbalorditivo come durante il regno di Carlo ne furono prodotti settemila.Per dare un'idea della mole di lavoro,basti pensare che un monastero di una certa importanza riusciva a completare,in un anno,due copie della Bibbia.
Stabilita che la religione di Stato era il Cristianesimo e che,dunque,era sulla morale cristiana che si reggeva l'Impero,anche il Corpus giuridico doveva uniformarsi ad essa ed esser unico per tutti su tutto il territorio,stessa cosa per l'amministrazione statale e,nello specifico,nel sistema delle imposte e nella gestione delle riscossione.
Fu talmente vasto il lavoro fatto da Carlo Magno che difficilmente,nel corso della Storia,ci ritroviamo di fronte a qualcosa di simile per vastità e profondità;una vita dedicata alla costruzione ed all'organizzazione di un progetto così grandioso da sembrare impossibile anche solo immaginarlo.
Tutto ciò non gli sopravvisse,un po' per la malasorte,un po' per incapacità:chi venne dopo non seppe essere all'altezza di un compito così gravoso.
Carlo Magno fu un colosso;a chi dice che lo studio della Storia non serve rispondo che,anche in questo caso,un insegnamento c'è:conoscendo la statura di simili personaggi ci rendiamo ancor più conto che viviamo in un'epoca di nani.
Claudio Pretari