Mi scuso se rubo dello spazio per raccontare una piccola storia personale, ma penso che a qualcuno potrà interessare, gli altri, in virtù dell’imminente Natale, sapranno perdonarmi.
Come ho già avuto modo di raccontare in altre occasioni mio padre è stato Ufficiale degli Alpini durante la seconda guerra mondiale e si è trovato ad operare con il Battaglione Val Cismon in territorio jugoslavo per contrastare l’azione delle bande titine. Aveva un amico carissimo di cui mi ha sovente parlato, un giovane comasco di nome Pedretti che aveva fatto con lui il corso AUC e che aveva ritrovato alla caserma Zanetteli di Feltre da dove, insieme erano partiti verso il confine jugoslavo. Pedretti, mi ha raccontato mio padre, era caduto colpito a morte da un cecchino durante un’imboscata dei guerriglieri titini nel giugno del 1943. Durante la cerimonia funebre, spontaneamente, gli Alpini della sua compagnia avevano intonato come estremo saluto “Il testamento del Capitano” il più struggente tra i canti delle Penne Nere. Molto di più mio padre, che non amava parlare delle sue vicende belliche, non mi aveva detto. O meglio mi aveva riferito che nei mesi successivi alla morte del suo amico aveva ricevuto delle lettere della mamma di Pedretti, ma senza precisarmi se le aveva conservate o meno.
Solo dopo la morte di mio padre, avvenuta il 30 ottobre 2009, casualmente, ho trovato in una cassettiera della mia cascina proprio le lettere di cui mio papà mi aveva parlato, lettere che, per una forma di rispetto, non ho voluto leggere. Mi sono però messo in mente di rintracciare i parenti del Tenente Pedretti per poter consegnare a loro quei fogli di carta riempiti con una calligrafia fitta e particolarmente elegante. Avevo però pochi dati (e non tutti esatti) su quell’Ufficiale amico di mio padre, ero convinto infatti che fosse di Como mentre era di un paese vicino, Villaguardia, non ne conoscevo il nome di battesimo, non sapevo neppure dove era avvenuta l’imboscata mortale. Le ricerche non hanno dato quindi esito fino a quando non mi sono deciso a leggere quelle lettere dove, ho finalmente trovato le informazioni che mi mancavano: il nome di Pedretti era Ermete, il suo paese, come detto Villaguardia e l’imboscata era avvenuta ad Oseacco di Resia. Sono subito andato a consultare il sito della sezione di Como dell’Associazione Nazionale Alpini ed ho scoperto che il Gruppo di Villaguardia era intitolato proprio al Tenente Pedretti e madrina del Gruppo, fondato nel 1965, era stata proprio la signora Maria Taiani Pedretti, l’autrice delle lettere in mio possesso. Il 1° dicembre di quest’anno ho così potuto realizzare il mio desiderio. Accompagnato da una delegazione del Gruppo Alpini di Voghera mi sono recato a Villaguardia dove mi sono incontrato con gli Alpini del Gruppo locale tra i quali un nipote del Tenente Pedretti. Insieme ci siamo recati al cimitero dove riposano sia Ermete Pedretti che la madre Maria e dove ho deposto sulla tomba una corona a nome di mio padre. Durante la breve, ma per me intensissima cerimonia, è stato eseguito il Testamento del Capitano, quindi recita della Preghiera dell’Alpino ed a chiusura esecuzione del Silenzio d’ordinanza. Il tutto è terminato in sede del Gruppo di Villaguardia dove, prima del lauto pranzo, ho consegnato al capogruppo ed al nipote del Tenente Pedretti le famose lettere ed alcune fotografie.
Ora finalmente posso dire: papà, anzi Tenente Villani, missione compiuta.
Mario Villani