mercoledì 9 aprile 2025
Storia
Arabi e Occidente
Due vicini di casa da sempre turbolenti.

Tra le varie manipolazioni che l'insegnamento della storia ha dovuto subire, sia per motivi ideologici che didattici, una delle meno conosciute riguarda i rapporti che gli Arabi, fin dalla nascita del loro impero,ebbero con il mondo occidentale.



Come tutti sappiamo Maometto muore nel 632 d.C.e, dopo un breve periodo che vide il succedersi di vari califfi, nel 661 il potere giunse nelle mani della dinastia Omayyade ed il centro del potere divenne Damasco.



Nel 732,cioè solo settant'un anni dopo, Carlo Martello,a capo delle milizie franche,sconfigge le armate arabe nella battaglia di Poitiers e li respinge in Spagna,da dove erano giunti e dove erano ormai padroni pressoché indiscussi, fatto salvo quel che rimaneva del regno visigoto a nord.



Come era potuto accadere che in così poco tempo un'accozzaglia di bande di beduini, cammellieri e briganti di professione, usi a farsi guerra solo tra di loro, riuscissero ad impadronirsi di un territorio così vasto,dall'Atlantico fino all'estremo oriente?



I motivi principali sono due.



Il primo è che la cavalcata di questa orda arrabbiata si era diretta ad est e ad ovest dell'Arabia, nei territori degli imperi persiano e bizantino.



Queste due realtà, da sempre in guerra tra di loro, erano allo stremo delle loro forze militari e mai si sarebbero aspettate un attacco da parte di queste popolazioni,con le quali avevano sempre avuto rapporti commerciali.



L'impero persiano venne conquistato senza grande fatica e la stessa cosa accadde per la parte africana dell'impero bizantino,dall'Egitto fino allo stretto di Gibilterra;nel secondo caso,addirittura,vennero accolti come liberatori, perché vivere sotto Bisanzio era un peso non da poco: queste popolazioni abbracciavano una moltitudine di confessioni cristiane eretiche, dai Donatisti, ai Montanisti,agli Ariani, ed erano per questo perseguitate continuamente dall'autorità politica che voleva imporre loro l'ortodossia cattolica.



In più il regime fiscale era esageratamente oppressivo e spietato.



Questi nuovi arrivati si accontentavano di molto meno ed erano assolutamente indifferenti alla questione religiosa; ognuno era libero di professare la propria fede, doveva solo dar prova di sottomissione al nuovo potere e poi poteva vivere tranquillamente.



L'entusiasmo fu tale che nella loro incessante cavalcata il loro esercito si rimpolpò sempre più di nuove truppe di volontari provenienti dai Paesi conquistati, desiderosi di partecipare a quella che per loro era una guerra di liberazione.



Arrivati a Gibilterra di Arabi ce n'erano ben pochi: erano Greci, Latini, Ebrei,un miscuglio di tutte le genti di cui era composta la pars africana dell'impero romano d'oriente.



Ed è un esercito formato da queste genti e soprattutto da Berberi che attraverserà lo stretto di Gibilterra rispondendo alla richiesta di aiuto della popolazione del sud della Spagna, i discendenti dei Vandali,da sempre sotto pressione da parte del regno Visigoto: l'Andalusia, in arabo El Andalus,si chiamava così proprio perché l'antico nome era Vandalusia, una piccola enclave vandala in Europa.



L'esercito arabo di nome ma non di fatto sconfigge i Visigoti e li costringe al nord della Spagna e appunto con la sconfitta di Poitiers fissa lì i confini occidentali del suo territorio.



Una piccola nota a margine: a fianco e a sostegno di Carlo Martello c'è il re longobardo Liutprando,che,come guerriero e come re,non gli è affatto secondo;se vi capitasse di entrare nella basilica di San Pietro in Ciel d'oro a Pavia e di dire una preghiera sulle spoglie di Sant'Agostino, in basso a destra c'è anche la tomba di questo grande sovrano,che non ebbe solo meriti militari. Chiusa la nota.



Col passare degli anni alla dinastia Omayyade si sostituì,alla testa dell'impero arabo, quella degli Abbasidi,di origini irachene,e la capitale fu spostata a Bagdad. Gli abbasidi erano molto più ortodossi e intransigenti dei loro predecessori, che non aderivano totalmente,quando addirittura per niente,ai precetti coranici. Questo indurimento provocò ben presto la frammentazione dell'impero,col sorgere di vari califfati di fatto indipendenti fra di loro:i Fatimidi in Egitto,gli Aglabiti in Tunisia,gli Idrisidi in Marocco e gli Ziridi in Libia; nominalmente veniva riconosciuta l'autorità di Bagdad ma di fatto ogni regno si organizzava da sé e ben poco sapevano gli uni degli altri. All'interno di questa frammentazione,però,ogni califfato scopre di avere all'interno del proprio territorio almeno una città importante e,soprattutto,i più grandi porti marittimi del Mediterraneo:Alessandria,Tiro,Sidone,Cartagine,ecc. Ecc. Ma gli Arabi non erano navigatori:il loro mare era il deserto,attraverso cui correvano le rotte carovaniere di cui erano maestri indiscussi.



Fu così,allora,che sulle loro navi,battenti bandiera araba,gli equipaggi erano però formati da Greci,Slavi,Latini,Bizantini,tutte genti avvezze alla navigazione;sono loro che correranno il mar Mediterraneo,come mercanti e,soprattutto,come saccheggiatori.



Fra queste città una in particolare, Cartagine,capitale del regno degli Aglabiti, divenne protagonista indiscussa di quel periodo,giocando un ruolo primario nella storia d'Italia.



A quell'epoca,infatti,il sud della nostra penisola era dominio di due superpotenze,come oggi le chiameremmo,sempre in lotta tra loro:il regno bizantino da una parte e i ducati longobardi dall'altra.



Territorio bizantino erano anche i ducati di Sorrento,Napoli,Gaeta ed Amalfi,che erano però separati territorialmente dall'interposizione del Ducato longobardo di Benevento. Questa particolare situazione aveva fatto si che l'Impero avesse nei loro confronti un occhio di riguardo,concedendo loro privilegi economici che avevano contribuito a renderli oltremodo ricchi e potenti.



La qual cosa aveva acceso la bramosia di alcuni nobili siciliani,che pretendevano lo stesso trattamento. Al rifiuto opposto da Costantinopoli diedero il via ad una ribellione che provocò,come reazione,l'invio contro di loro dell'esercito imperiale,che,dalla Calabria,passò in Sicilia.



Vistisi in brutte acque decisero di chiedere aiuto,e a chi? Agli Arabi di Tunisia,che,accorsi in loro aiuto,spazzarono via il nemico e si insediarono da padroni,dando vita all'emirato di Palermo.



Questo fu solo l'inizio:visto il valore militare di questi soldati,ben presto furono chiamati come mercenari sia dalla parte longobarda che dalla parte bizantina,così che diedero vita ad insediamenti stabili nella nostra penisola,vere e proprie fortezze da cui partivano per le loro scorrerie al servizio dei relativi padroni.



La più famosa,in quanto la più simbolica,fu il sacco di Roma dell'846,talmente brutale da spingere il Pontefice a edificare una nuova cinta di mura,le mura leonine,a difesa del Vaticano.



Tutto ciò,però,non va visto nell'ottica di una guerra di religione: come già dicevo precedentemente le truppe arabe erano formate dalle più svariate razze,Siciliani compresi,e l'incursione era stata commissionata dai duchi del sud,che cercavano di indebolire il potere papale a vantaggio delle loro diocesi.



Ma anche al Nord,in Francia,più precisamente in Savoia,il re Ugo aveva assoldato questi “saraceni” nella lotta contro Berengario,duca di Ivrea,allora sovrano franco d'Italia,e a difesa dei confini aveva eretto circa duecento fortificazioni tenute da truppe arabe,lungo una linea alpina che andava dalla Liguria fino alla Lombardia,compreso tutto il Piemonte;le torri di avvistamento che noi abbiamo sempre pensato a difesa delle incursioni saracene spesso erano invece proprio loro.



Che fine fecero tutti questi soldati stranieri presenti nel nostro territorio? Ma la fine che avevano fatto tutti i precedenti invasori e che fecero i successivi: a poco a poco si fusero con la popolazione; l'unica comunità interamente araba rimase quella di Lucera, di cui rimangono i resti del castello,operazione di vera e propria deportazione ad opera di Federico II di Svevia, voluta per evitare rappresaglie ai danni di un folto numero di arabi siciliani.



Ho sempre parlato di Arabi e non di Islamici, le due cose il più delle volte non coincisero. E parlo di cultura araba e non islamica per definire tutto il bagaglio culturale che da loro ci fu trasmesso: portarono in Europa tantissimo di quell'antico sapere che avevano saputo assimilare e conservare dalle civiltà greca,latina e persiana e che da noi,purtroppo,era andato perduto.



Mai nessuno,prima di loro,ci aveva fatto un simile regalo,tutti erano venuti per spogliare e depredare; loro no,al di là di tutto hanno lasciato un'impronta,nelle piccole e nelle grandi cose,che ci ha saputo arricchire e di cui siamo debitori.



Ma questa è un'altra storia, più bella e più grande di quel che possiamo immaginare.



 



Claudio Pretari




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