martedì 19 settembre 2017
Cultura e società
Guerriglia
Un romanzo descrive quello che potrebbe essere il futuro della Francia, non domani ma prima di sera. Alcune considerazioni su quanto potrebbe accadere in Italia.

Ho appena terminato la lettura di un romanzo estremamente interessante, “Guerriglia” di Laurent Obertone , uscito lo scorso anno in Francia e oggi tradotto in italiano e pubblicato dalla Signs Books. In Francia, non ostante il boicottaggio dell’informazione main stream, guida le classifiche delle vendite, in Italia si cerca di operare il medesimo boicottaggio (1) e la diffusione in crescita avviene a seguito del passaparola che corre su Internet. Il motivo di questo ostracismo è presto detto. Il libro racconta di come la Francia potrebbe cessare di essere un paese civile e trasformarsi in un  caos alla libica da un momento all’altro per la deriva ideologica buonista e antiidentitaria delle classi dirigenti che ha permeato a tal punto la società da renderla inerte di fronte alla rivolta degli immigrati delle banilieue. Un ulteriore motivo di  interesse in questo che ripeto è un romanzo e che è stato scritto avendo come canovaccio le veline che i servizi di sicurezza trasmettono periodicamente alle autorità politiche sui rischi per l’ordine pubblico.  La trama in breve, perché non voglio togliervi il gusto di leggerlo, riporta di come una pattuglia della polizia, durante un normale controllo in un edificio di una delle tante periferie degradate di Parigi, venga aggredita da un gruppo di balordi immigrati e di come uno dei poliziotti per tentare di salvare i propri colleghi apra il fuoco uccidendo sei degli aggressori. Da qui prende il via una rivolta che finirà per azzerare la Francia come paese civile, mentre polizia ed esercito, salvo rare eccezioni, rinunciano ad intervenire perché paralizzati dal politicamente corretto impostogli negli anni dal potere politico\mediatico.  Agghiacciante è il tenore dei discorsi tenuti dai politicanti che causano indirettamente il disastro perché non differisce in nulla da quello che ascoltiamo quotidianamente nei telegiornali o leggiamo sulla stampa. Sintomatico invece è l’unico episodio in cui la polizia è autorizzata a intervenire pesantemente, quando si tratta di massacrare di manganellate la contromanifestazione inscenata dai ragazzi dell’estrema destra. Unico episodio, dei tanti che compongono il racconto, che non posso evitare di raccontarvi, perché sintomatico della fragilità del nostro mondo “evoluto” , riguarda un gruppo di terroristi islamici che massacra la popolazione di un borgo rurale e ne incendia la chiesa per riprendere tutto e comunicare al mondo la nascita del califfato in Francia che poi, a causa del caos causato anche dalle azioni di gruppi simili, non riesce a mettere il filmato in internet perché tutti i ripetitori di cellulare sono spenti. Episodio che la dice lunga anche sul supporto esterno che appoggia il terrorismo che riesce ad essere sul web anche luoghi immersi nel caos come la Siria o la Libia.



Questo è il romanzo che consiglio vivamente di leggere anche per confermarsi sul fatto che il nostro atteggiamento, nei confronti di come viene gestita l’immigrazione da paesi e culture totalmente altre dalla nostra, non deriva da oscura e folle misantropia ma da dati riscontrabili nella quotidianità solo che li si voglia vedere.



Venendo ad alcune considerazioni sulla realtà italiana possiamo constatare che se è vero che non abbiamo ancora delle periferie sottratte al controllo dello stato come in Francia una situazione analoga ce la stiamo creando artificialmente importando giovani africani sradicati, veri invasori che la vulgata ufficiale continua a chiamare “profughi” e i meno buonisti “migranti economici”. In un quinquennio è arrivata e si è installata permanentemente sul nostro territorio, una massa di circa cinquecentomila persone composta al novanta per cento da giovani maschi in età militare, visibilmente in buona forma fisica. Se solo centomila di questi fosse disposta ad impegnarsi per sovvertire il nostro ordine istituzionale avrebbe una massa di manovra doppia del nostro esercito(2) e pari alle forze di polizia operative. Senza contare che una volta iniziate le rivolte anche i rimanenti, inizialmente non disponibili, seguirebbero per non subire rappresaglie e partecipare al bottino. I blocchi stradali e le manifestazioni di piazza inscenate, sempre più spesso, per apparenti futili motivi dai nostri “ospiti” possono anche essere viste come prove generali di un futuro confronto  in cui in mano ai poveri negretti compariranno asce, machete coltelli e probabilmente anche qualche AK .  Estote parati!



 



Massimo Granata



1 Amazon lo dava, sino a una settimana fa, come non ancora disponibile non ostante sia uscito a metà luglio.



2 Tenuto conto che i reparti operativi sono praticamente tutti impegnati nelle missioni estere .




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