martedì 25 luglio 2017
Cultura e società
Perché l’occidente non capisce i Russi e la Russia
Il processo storico che ha portato alla nascita della Russia è molto differente da quello che ha seguito l’Europa e quindi pur facendone parte geograficamente la Russia ha caratteristiche tali da renderla spesso estranea.

 



 



 



 



 



Per quanto possa apparire strano per chi, come noi, è abituato alle periodizzazioni storiche che ci vengono inculcate a scuola e che sono preistoria, antichità (a volte divisa in classica e tardo antico), medio evo, età moderna e finalmente contemporanea, il processo di formazione dello stato e del popolo russo non ha conosciuto ne la parte più turbolenta del “Tardo Antico” ne il “Medioevo”: La Russia è passata direttamente dall’Impero Romano, così come era stato trasformato da Costantino e perpetuato in oriente da Giustiniano e dai suoi successori imperiali a Costantinopoli, alla modernità imposta dall’alto dallo Zar Pietro  I il Grande  sul finire del 17° secolo e agli esordi del 18°.



Ciò ha comportato è lo svilupparsi del mito della terza Roma, per cui i sovrani moscoviti si reputavano materialmente successori degli imperatori Romani, trascinato sin nel mondo contemporaneo dai pensatori, gli artisti e i politici “panslavisti” e ha fatto si che siano mancate nella formazione dello spirito nazionale russo tante componenti positive, ma anche negative che hanno caratterizzato la formazione della civiltà europea, latu sensu, occidentale.



Alla Russia sono mancate le invasioni barbariche come le ha subite la  parte occidentale dell’impero. In primis perché la Rus di Kiev nasce all’esterno del limes imperiale ad opera di barbari Variaghi che hanno di fronte l’autorità intatta dell’Imperatore Romano nella pienezza dei suoi poteri e la civiltà romana all’apice del suo sviluppo e che rimarrà tale, per altri due secoli, dopo che la Rus kievana venne annientata dai Tatari e i centri di potere Russi si trasferirono a Novgorod e poi a Mosca. Mentre ad occidente la romanitas si sfalda, viene infiltrata, poi occupata sottomessa e l’impero viene cancellato, perche tale è il significato del gesto di Odoacre che manda le insegne imperiali a Costantinopoli decretando così la propria indipendenza dal potere di Roma, in oriente l’autorità imperiale, pur con alti e bassi rimarrà intatta per altri 1000 anni fornendo un imprintig incancellabile. Quando in occidente, nella notte di natale dell’800 Carlo Magno e il papato ridaranno vita ad un impero  che chiameranno Sacro e Romano si tratterà di qualcosa che sarà totalmente differente dall’impero romano d’occidente, una sua figliazione che avrà metabolizzato al suo interno parti della ordinata civiltà romana ma anche lo spirito anarchico delle tribù germaniche.  A oriente tutto questo mancherà. I russi concepiranno il potere e la struttura dello stato così come gli ne aveva trasmesso l’immagine la struttura sociale di Bisanzio. E la dominazione mongola non offrirà input differenti.  Una struttura sociale con un unico dominus, lo Zar e una nobiltà urbana fatta di funzionari da esso dipendenti e un popolo di amministrati legati al vertice del potere dalla sua immagine sacrale. Anche l’adesione al cristianesimo nella sua versione greco ortodossa con le sue chiese nazionali contribuirà a questa cristallizzazione privando la società russa di quel confronto tra chiesa e stato che in occidente e stata si foriera di disgrazie ma anche di positive elaborazioni sociali. La Russia non ha avuto l’anarchia feudale e i Russi hanno guardato con sgomento ai suoi effetti tardivi nella contigua Polonia, ma non ha avuto nemmeno una nobiltà feudale ne il fermento rappresentato dalle libertà comunali il che ha fatto si che non si formasse se non tardivamente e con difficoltà una classe borghese imprenditoriale. Per contro non ha conosciuto se non marginalmente e sui confini l’espandersi dell’eresia protestante e quando la modernità l’ha raggiunta ad opera di grandi Imperatori come Pietro il Grande e Caterina II e rimasta confinata nel mondo materiale ma non ha contaminato lo spirito del popolo. Il simbolo di questa modernità è e fu San Pietroburgo  la meno russa delle città russe, costruita da italiani, sul modello di Venezia in cui la prima chiesa “russa” per stile architettonico, la cattedrale del Salvatore sul sangue versato, venne iniziata da Alessandro III nel 1883 e terminata, dall’ultimo degli Zar Nicola II, nel 1907. di contro Mosca e il Cremlino  sono il simbolo della resistenza del popolo russo a questa modernità avendola arrestata nella persona di Napoleone nel 1812. Per continuare con le differenze la Russia non  ha avuto la iattura della rivoluzione borghese propagata dalla Francia, a causa della quale un modello sociale utilitaristico, come è giusto che sia in campo imprenditoriale, è diventato dominante e pervasivo. Ha subito però una tardiva rivoluzione “borghese” quella di Kerenski che non potendo essere vitale per assenza di una corposa borghesia è caduta vittima del colpo di stato leninista. Poi 70 anni di tentativi, ad opera di una classe dirigente estranea per nazionalità e mentalità, di cancellare l’anima del popolo russo. Per fortuna non ci sono riusciti e anzi negli ultimi due decenni di oppressione hanno ottenuto, eterogenesi dei fini, di impedire lo svilupparsi nella società sovietica della rivoluzione postmoderna, del 68, in poche parole, rendendo viepiù distanti la nostra visione del mondo da quella russa. Caduta l’unione sovietica, il decennio eltsiniano ha cancellato ogni residua illusione nei russi che conformarsi alla società occidentale fosse positivo. Oggi la classe dirigente del Cremlino sembra orientata a ricreare un modello di società è di sviluppo che mantenendo le specificità della Russia assorba quanto di buono da occidente può venire. Una operazione alla Pietro I ma che coinvolga anche il popolo e non si fermi alle elite. Una operazione che comunque mantenga fermo quello che è il dono più prezioso che la romanità ha trasmesso. Il principio che una comunità così vasta per territorio e numero di nazioni che la compongono, per rimanere insieme deve per forza riconoscersi in un impero che li guidi in un progetto di sviluppo, sociale, materiale, umano e morale condiviso. Tragicamente quello che per noi è andato perduto e questo ci impedisce di comprendere i Russi nel loro cammino verso un autentico progresso.



Massimo Granata




Indirizzo email: info@appunti.ru

Contatore visite: 708.973