martedì 13 dicembre 2016
Religione
Riscopriamo il Sillabo
Quando la Chiesa aveva la buona abitudine di parlare chiaro

In tutte le epoche la Chiesa non ha mai mancato di assolvere alla propria missione di diffondere “la Buona Novella” e contestualmente di condannare tutto ciò che in vario modo si oppone ad essa. A volte certe eresie hanno avuto un effetto così devastante dal punto di vista sociale che lo stesso potere secolare si è incaricato di contenerlo o sopprimerlo per evitare pericolose derive. Così, contrariamente a quanto sostiene certa storiografia, l'autorità civile ha finito per prendere il posto della Chiesa ritenendo l'atteggiamento di quest'ultima troppo blando nei confronti di certi sovvertitori che con le loro idee religiose e politiche hanno messo in discussione le basi dell'ordine costituito.



Certamente la Chiesa in quanto autorità spirituale ha affidato al proprio Magistero il compito di mettere in guardia i cattolici dall'errore e dai movimenti che se ne sono fatti latori. E se la medicina si somministra a fronte di morbo, il diffondersi sempre più massiccio dell'errore e la sua accresciuta pericolosità per il corpo sociale ha inevitabilmente reso sempre più frequenti gli interventi della Chiesa.



Uno dei documenti certamente più invisi al mondo laicista e che ancora oggi crea più di un imbarazzo a una parte del mondo cattolico è stato senza dubbio il Sillabo. Promulgato da Pio IX nel 1864 insieme all'enciclica Quanta Cura, il Sillabo è un compendio dei principali errori di quel tempo. Dieci paragrafi assi asciutti con cui andare dritti al cuore dei problemi che angustiavano quell'epoca.



Che questo documento avesse colto nel segno lo si evince anche dalla reazione durissima e non di rado scomposta che provocò negli ambienti avversi alla Chiesa. “Suprema sfida lanciata al mondo moderno dal Papato agonizzante” scrisse il Siècle. Napoleone III considerò il Sillabo un attacco ai principi costituzionali dell'Impero francese e per questo ne proibì la pubblicazione e deferì al Consiglio di Stato i vescovi che lo facevano leggere durante le messe domenicali. Nella Germania protestante si agitò lo spauracchio di un ritorno dell'Inquisizione, mentre in alcune grandi città italiane come Napoli e Palermo furono inscenate delle manifestazioni di protesta in cui si bruciavano copie del documento.



Pio IX non aveva fatto sconti a nessuna di quelle ideologie che imperversavano nella seconda metà del XIX secolo e che cercavano di strappare il bisogno di Dio dal cuore dell'uomo. Quindi non soltanto il naturalismo e il razionalismo, ma anche quelle dottrine liberali che negavano la regalità sociale di Cristo. E, se non bastasse, con straordinaria preveggenza mise in guardia il popolo dal comunismo, i cui teorici si erano appena affacciati sulla scena politica.



Papa Mastai aveva praticamente creato i presupposti affinché si potessero evitare le tragedie che si manifesteranno nel secolo successivo. Come ha notato un famosissimo scrittore cattolico se avessimo dato retta al Sillabo ci saremmo risparmiati i gulag, i lager, due guerre mondiali e decine di milioni di morti



Qualcuno ha storto il naso perché allora il Pontefice affrontò tali problemi in termini di condanna, ma a ben vedere quelle condanne sono state certificate dalla storia. Certamente Pio IX non ha usato quel linguaggio “clericalese” pieno di ambiguità e di giri di parole così caro a tanti “Pastori” di oggi, preferendo rimanere fedele a quello stile evangelico il cui valore è senz'altro superiore a tutti i seminari di questo mondo sul modo di comunicare i contenuti della fede: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”.



Si sbaglia invece chi ha voluto vedere nell'intervento del Papa una condanna della civiltà moderna in quanto tale. In realtà della civiltà moderna si sono censurate le deviazioni e quelle forme di idolatria con cui veniva sbandierata, come se fosse una specie di clava da lanciare contro la Chiesa e la Divina Rivelazione.



Una delle leggende che si rincorre sui libri di storia vorrebbe che l'oscurantismo cattolico si fosse spinto al punto tale da – udite udite ! - vietare la costruzione di ferrovie nello Stato Pontificio perché ritenute invenzioni diaboliche. In realtà in quel periodo le ferrovie nella Penisola erano pochissime e lo stesso Regno dei Savoia considerato all'avanguardia inaugurerà appena nel 1848 un piccolissimo tratto di ferrovia tra Torino e Moncalieri.



Pio IX non aveva alcuna remora su rotaie e traverse al punto che subito dopo la sua elezione approvò un bando di gara per la costruzione di mille chilometri di ferrovia, una lunghezza superiore di ben quattro volte dell'intera rete presente a quel tempo nella Penisola. E se tale progetto fu realizzato solo parzialmente fu a causa della tabula rasa della Repubblica rivoluzionaria che portò alla bancarotta le finanze dello Stato.



Come Pastore universale della Chiesa Pio IX aveva anche altre e più importanti preoccupazioni e il suo messaggio non mancò di arrivare forte e chiaro. Raccogliendo tutte le sfide dei suoi avversari egli ribadiva che la Chiesa non poteva sottomettersi allo spirito dei tempi e con ciò preparava spiritualmente la Cristianità a difendersi dall'assalto delle forze laiciste.



Basterebbe questo aspetto per considerare il Sillabo ancora attuale. Altro che roba superata come si sente in certi ambienti cattolici, magari proprio quelli che da tempo si sono inchinati alle ideologie dominanti e hanno decretato una resa incondizionata verso di esse !



È proprio questa chiarezza di contenuti che sembra mancare a certo magistero di oggi. Per questo non appare azzardato pensare che certe proposizioni sembrano scritte per far fronte al montante relativismo, in primis religioso, di cui ai giorni nostri è vittima non soltanto la società civile ma anche la stessa Chiesa.



Oggi come allora, dietro l'idea secondo cui tutte le religioni sono uguali si manifesta quel clima culturale che relativizza il dogma cattolico circa l'unicità della Chiesa cattolica come strumento di salvezza per ogni uomo.



Sicuramente in tempi recenti non sono mancati documenti esemplari come la Veritatis Splendor che hanno ribadito senza incertezze la dottrina cattolica. Tuttavia bisogna pure ammettere che tra il mediocre panorama degli insegnamenti attuali spiccano “chicche” degne di miglior causa del tipo “chi sono per giudicare”, “Dio non è cattolico” , “ognuno ha la sua idea di bene e di male” e purtroppo l'elenco sarebbe molto lungo.



Il carattere profetico del Sillabo si manifesterà anche nel monito contro l'affermazione di un potere senza limiti. Condannare la tesi secondo cui “lo Stato come origine e fonte di tutti i diritti gode di un diritto che non ammette confini” equivale a difendere quelle libertà fondamentali dell'uomo che sono state negate non soltanto apertamente dai totalitarismi del XX secolo, ma che anche oggi, in modo subdolo e con resistenze sempre più deboli, sono alla mercé di poteri più o meno occulti.



Non è un caso che Pio IX intravide tra le forme di totalitarismo più pericolose il monopolio dello Stato in campo educativo. Verrebbe da dire che mutatis mutandis, pur trovandoci a un secolo e mezzo di distanza, ci troviamo nella stessa situazione e purtroppo non sembra tramontare il mantra laicista che fa dello Stato la suprema autorità politica, morale ed educativa.



Insomma nelle 80 proposizioni del Sillabo non mancano elementi di riflessione per il nostro presente. Oggi come ieri, quando la Chiesa difende la verità su Dio e sull'uomo - e ripeto la verità tutta intera - non lo fa per chiudere la porta a qualsivoglia possibilità di confronto o per arroccarsi su posizioni che tanti considerano superate. Al contrario, la riproposizione senza compromessi della dottrina non fa altro che porre le basi affinché il dialogo avvenga con franchezza anche con coloro i quali sembrano più lontani. Un motivo in più per riscoprire e riprendere in mano questo documento.



 



Massimo Scorticati



 



 




Indirizzo email: info@appunti.ru

Contatore visite: 708.924