mercoledì 24 settembre 2014
Esteri
Per chi gioca l'occidente
La ciurmaglia dell’ISIL è composta da tagliagole provenienti da mezzo mondo. E essenziale che questo cancro venga estirpato prima che espanda le sue metastasi ovunque.













Come a tutti è ben noto, su vasta parte del territorio iracheno e in alcune zone della Siria nord orientale si è stabilito quello che pomposamente si è autodefinito come nuovo califfato,animato dalle milizie di un movimento originariamente conosciuto come Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS nell’acronimo inglese) e successivamente come Stato islamico dell’ Iraq e del Levante (ISIL)  . Nelle prime fasi della sua azione i leader di questa formazione asserivano di guidare combattenti provenienti esclusivamente delle popolazioni sunnite  dell’ Iraq a cui si erano uniti successivamente ribelli siriani.  





Ovviamente non era così. Una legione di volontari provenienti dai paesi arabi o a maggioranza musulmano sunnita era presente sin dall’inizio ed è andata crescendo esponenzialmente man mano che appariva chiaro, specialmente in Siria, che il numero dei volontari locali non sarebbe cresciuto più di tanto. Secondo quanto afferma   Thierry Meyssan, sulla base di documentazione caduta nelle mani dell’Esercito Arabo Siriano,  oggi il 41% dei combattenti dell’ISIL sarebbe di nazionalità Saudita, il 19% di origine libica, l’8% sarebbero Siriani, in gran parte provenienti da Deir –El-Zorr attuale capitale del Califfato, i rimanenti sarebbero Iracheni e volontari provenienti dalle più disparate parti del mondo. Nelle fila  dell’armata islamica sono accertatamente comparsi per la prima volta anche volontari cinesi proveniienti dal Singkiang e di etnnia Uigura. Sono altresi presenti Ceceni, Pachistani, Yemeniti ed europei, sia espressi da immigrati islamici di seconda generazione, sia da europei etnici convertiti. Questa legione straniera ovviamente non anima solamente le bande di tagliagole dell’ ISIL ma anche tutta la galassia di formazioni salafite che combattono da 4 anni contro le forze del governo legittimo di Damasco. Formazioni che vengono tuttora foraggiate dall’occidente nella ridicola convinzione che siano antagoniste all’ISIL. Ma l’atteggiamento più pericoloso nella strategia occidentale a guida statunitense e quello che vuole un contenimento progressivo e una riduzione progressiva delgli spazi territoriali concessi al Califfato.





Atteso che le forze dell’ISIL hanno un ormai palese santuario nella Turchia di Erdogan ogni strategia che non comporti l’annichilimento totale e rapido delle formazioni guerrigliere dell’ISIL creerà le condizioni perchè migliaia di Jiahadisti armati ed addestrati possano esfiltrarsi e ritornare ai loro paesi  e riaccendere qui focolai di guerriglia più o meno estesi a seconda dell’ « acquain cui far nuotare il pesce » presente nei ripettivi luoghi  di origine. Purtroppo le menti eccelse che muovono la politica occidentale faranno il contrario pur di non favorire Bashar el Assad.


Massimo Granata



giovedì 20 novembre 2014
Ottimo articolo, correttamente esprime il grado di pericolo di uno stato Islamico

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