venerdì 2 aprile 2021
Esteri
USA Russia: In Ucraina la prossima sfida
Le ultime dichiarazioni del Presidente Biden nei confronti di Vladimir Putin, inaudite in campo diplomatico, spingono alle stelle la tensione tra le due superpotenze. In Ucraina il prossimo confronto?

Anche se, ossessionati dalla “pandemia”, i media mainstream sono diventati cechi, sordi e muti in merito, la tensione nelle relazioni internazionali, in questi ultimi mesi, ha raggiunto un livello mai riscontrato, nemmeno ai tempi della crisi dei missili a Cuba o del blocco di Berlino, cioè dei momenti di più alta tensione dell’epoca della “Guerra Fredda”. Forse perché in quei tempi si trattava di tensioni tra ex alleati senza nessuna intenzione di interferire nelle reciproche sfere di influenza. Nel giro di poche settimane abbiamo visto il rappresentante della UE Josep Borrell andare Mosca ad intromettersi pesantemente negli affari interni della Federazione Russa ottenendo come reazione le dichiarazioni del Ministro Lavrov che dichiarava rescisso ogni contatto e tentativo di collaborazione con la UE, ritenendone inutile la prosecuzione. Si è poi arrivati alle inaudite dichiarazioni del presidente Biden nei confronti del presidente Putin definito un assassino, cosa mai avvenuta nei confronti di un capo di stato straniero nemmeno quando questi si chiamavano Hitler, Stalin o Pol Pot. Immediato il richiamo in patria dell’ambasciatore russo negli USA.

Sul piano militare sta avvenendo un rischieramento di forze aere Usa in Europa e le navi della NATO stanno intensificando un totalmente ingiustificato pattugliamento del Mar Nero, a ridosso delle coste russe, cosa che ha provocato una esercitazione con lancio di missili antinave Kalibr da parte della flotta Russa, lancio chiaramente a scopo intimidatorio nei confronti delle navi occidentali. In Mediterraneo le navi della 6° flotta hanno perso le tracce del sommergibile convenzionale russo, classe Kilo migliorata, Rostov partito da Tartus in Siria e riapparso mentre si allontanava da Creta dove era in agguato a ridosso del Carrier battle group della portaerei USA Eisenhower in esercitazione nella baia di Suda. Ma l’area dove la tensione può superare da un momento all’altro il livello di guardia è in Ucraina.

Da mesi le forze armate di Kiev stanno violando la tregua disposta dagli accordi di Minsk con le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Violazioni ampiamente documentate dagli osservatori OSCE che hanno riscontrato tiri di artiglieria e di mortai e cecchinaggio nei confronti delle aree abitate  del Donbass. A questo ovviamente hanno risposto le milizie indipendentiste filorusse in modo tale che ormai la tregua e virtualmente cessata. Inoltre le forze armate ucraine hanno fatto affluire in zona forze corazzate e artiglierie semoventi nonché reparti addestrati al combattimento urbano. La cosa farebbe presumere che ci si prepari alla rioccupazione manu militari delle repubbliche ribelli supportati da consiglieri NATO, nello specifico Turchi che sarebbero presenti per addestrare all’uso dei droni recentemente forniti il che presupporrebbe l’adozione di una strategia già sperimentata vittoriosamente nella recente guerra per il Nagorno Karabakh. Gli stati Uniti avrebbero anche fornito mezzi corazzati e addestramento per le forze speciali ucraine. A fronte di un Esercito Ucraino riorganizzato e diretto dalla NATO le milizie del Donbass avrebbero poche speranze di poter resistere senza un intervento diretto della Russia.

Gli scenari che si presentano a questo punto per il prossimo futuro sono molteplici atteso che qualcosa certamente tra Ucraina e Donbass accadrà dato che a una mobilitazione generale quale sta avvenendo in Ucraina non può che seguire una guerra.

Un primo scenario, il più improbabile, vede i Russi passivi a fronte al crollo delle repubbliche popolari. Tenuto conto che dei tre milioni e mezzo di abitanti delle repubbliche ribelli più di quattrocentomila sono già titolari di un passaporto russo e quindi sono cittadini a pieno titolo della federazione abbandonarli al massacro che inevitabilmente una guerra in ambiente urbano comporterebbe provocherebbe a Mosca uno sconquasso politico inimmaginabile e anche se le forze armate russe non hanno mai avuto pulsioni bonapartiste una rivolta non sarebbe da escludere.

Un secondo scenario, altrettanto improbabile perché ad impedirlo sarebbero i generali del pentagono, vede la Russia intervenire, schiacciare l’armata ucraina e puntare su Kiev e dall’altra parte l’intervento generale della NATO il che degenererebbe a breve in una guerra totale con scambi nucleari in cui solo la Russia, per mera estensione territoriale, potrebbe sopravvivere.

Un terzo scenario vede la Russia vedere il bluff della NATO come in Georgia e penetrare in Ucraina da nord e da sud occupando Kharkov e Poltava, luogo evocativo dove Pietro il Grande, nel 1709 sconfisse gli Svedesi di Carlo XII e i Cosacchi ucraini di Mazeppa, e chiudere in una grande sacca l’esercito ucraino decidendo poi se annientarlo o lasciarlo ritirare oltre il Dniepr. A questo punto difficilmente qualcuno interverrebbe visto che l’Ucraina non fa parte dell’alleanza atlantica e che gli eventuali soccorritori non potrebbero invocare l’articolo 5 del trattato perché non sarebbero stati aggrediti. Resterebbe l’arma delle sanzioni cosa a cui in realtà puntano gli USA per ottenere il mancato completamento del North Stream 2 che emanciperebbe la Germania dai capricci di Polacchi e Ucraini che oggi controllano le forniture energetiche russe di mezza Europa.

Certo ci aspettano giorni interessanti in cui la paura del corona virus ci sembrerà ridicola quale essa è.

Scipione Emiliano




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