domenica 14 febbraio 2021
Esteri
Donald Trump si è davvero arreso?
Donald Trump si è arreso o ha messo a segno la più geniale delle trappole contro il mondialismo?

La prima reazione che ha investito molte persone il giorno in cui Donald Trump ha salito i gradini dell’Air Force One è stata quella di amara delusione e cocente frustrazione.

Non sono stati in pochi a pensare, e ancora non sono in pochi a pensarlo, che il presidente degli Stati Uniti si sia in qualche modo arreso.

Altri ancora sono arrivati a pensare che Trump non sia stato altro che un uomo del sistema fin dal principio piazzato lì dalle grandi élite per impedire un qualche tipo di cambiamento.

Sostanzialmente, al momento ci sono tre ipotesi principali: la prima già citata descrive Trump come un cosiddetto gatekeeper (il guardiano del cancello), il termine anglosassone con il quale si definisce una falsa opposizione costruita dal sistema stesso, come in Italia lo sono stati il M5S prima e la Lega di Salvini poi; la seconda è che Trump si sia consegnato e abbia in qualche modo trattato una sorta di resa segreta con le élite mondialiste che lo hanno perseguitato prima ancora dell’inizio del suo mandato; la terza è quella che invece ritiene che Trump abbia congegnato una trappola ancora più sofisticata e letale di quello che si poteva immaginare allo stato profondo di Washington.

Prima di tutto, è necessario soffermarsi un momento sulla prima ipotesi.

Chi sostiene questa opzione sostanzialmente crede che Trump sia stato un uomo del sistema sin dal principio.

Se si guarda a quanto accaduto negli ultimi quattro anni, si può facilmente scartare del tutto questa ipotesi.

Non c’è mai stato infatti nella storia degli Stati Uniti una guerra come quella che il potere di Washington ha dichiarato a Donald Trump.

La guerra era già iniziata prima ancora che Trump mettesse piede alla Casa Bianca, quando nel 2016 l’allora presidente Obama autorizzò lo spionaggio illegale nei confronti dell’allora candidato repubblicano nel tentativo di associarlo falsamente alla Russia.

La bufala del Russiagate, nota poi con il nome più appropriato di Obamagate o Spygate, è stata di fatto la più grande operazione di sabotaggio politico mai realizzata dall’apparato di potere eversivo di Washington contro un candidato alle presidenziali.

È stata una operazione che avrebbe visto anche il coinvolgimento dell’Italia, sotto i governi Renzi e Gentiloni, che avrebbe messo a disposizione il suo apparato di intelligence pur di accostare falsamente Trump alla Russia.

La guerra a Trump del sistema non si è fermata qui. Per quattro lunghi anni l’establishment ha cercato di rovesciare la sua presidenza in ogni modo.

Nancy Pelosi, la presidente democratica della Camera dei Rappresentanti, ha dato vita ad una messa in stato di accusa – naufragata poi rovinosamente al Senato – completamente infondata e ben oltre il perimetro della Costituzione americana.

Sono stati poi messi in atto almeno due attentati contro la vita del Presidente, quando prima un misterioso cecchino ha sparato contro la squadra di elicotteri che scorta il comandante in capo, e poi un drone che è riuscito inspiegabilmente ad avvicinarsi all’aereo presidenziale che per poco non è stato colpito.

La guerra è andata avanti. A novembre si è consumata la più grande frode elettorale della storia d’America e del mondo. Il 6 gennaio il Congresso invece di rifiutarsi di certificare una elezione illegale ha posto il suo marchio d’infamia nella partecipazione al colpo di Stato contro il presidente in carica.

Il cosiddetto gatekeeper non riceve mai un trattamento del genere. La falsa opposizione viene aiutata dal sistema ad entrare nella scena politica (vedi la lega in questi giorni). Non le viene fatta la guerra né tantomeno si cerca di eliminarla in ogni modo, politicamente e fisicamente.

Dunque, no. L’ipotesi del falso movimento antisistema va eliminata anche alla luce delle politiche fatte da Trump fondate sulla dottrina di “Prima l’America” che ha separato gli Stati Uniti dal globalismo.

Trump ha tradito oppure ha messo a segno un colpo da maestro contro il mondialismo?

Restano due opzioni.

La seconda che vede Trump nei panni di un traditore che ha rinunciato alla sua battaglia contro il Nuovo Ordine Mondiale, e che in qualche modo appare certamente più coerente della prima, seppure anche questa seconda ipotesi presenta delle incongruenze sostanziali.

Se Trump ha effettivamente abbandonato la partita e firmato la resa al globalismo, perché prima di andare via ha declassificato dei documenti micidiali che delegittimano completamente il suo avversario Biden, descritto come un fantoccio della Cina e di altre lobby straniere?

Soprattutto perché il presidente dichiara lo stato di emergenza in alcuni stati per calamità atmosferiche avvenute mesi prima per poi ordinare, come confermato da diverse fonti vicini ai militari, la militarizzazione di Washington DC?

E infine, se Trump è davvero un traditore che si è arreso al mondialismo e non è più in grado di nuocere, perché il sistema politico cerca incredibilmente di procedere ad una messa in stato di accusa contro di lui, quando ormai Trump ufficialmente si sarebbe ritirato in Florida a godersi la sua vita da pensionato?

Prima di analizzare questo scenario, occorre però prendere in considerazione il cosiddetto kraken, il mostro marino mitologico citato più volte dall’avvocato Powell nei mesi scorsi.

Questa metafora è stata utilizzata più volte ampiamente da uomini che sono molto vicini al Presidente, tra i quali la stessa Powell e l’avvocato Lin Wood, per descrivere la presentazione delle prove sulla frode elettorale, così rilevanti e decisive da mettere fine una volta per tutte al broglio.

Tutti quanti, compreso chi scrive, si aspettavano un qualche colpo di scena clamoroso che portasse alla fine definitiva della frode elettorale in corso.

In un certo senso, il kraken è stato rilasciato ma nessuna corte negli USA ha voluto prenderlo in esame.

Allo stesso modo, anche l’ingerenza straniera, soprattutto quella della Cina e dell’Italia, nelle elezioni americane era ed è tuttora un kraken devastante in grado di smascherare definitivamente la frode.

Questa opzione però, come è stato già raccontato in precedenza, è stata disinnescata dalla comunità dell’intelligence americana che non ha presentato un rapporto chiaro ed univoco sulle manipolazioni dei governi stranieri nelle elezioni USA.

Al momento, comunque, Trump ha vinto due terzi delle cause intentate.

Scartata anche questa soluzione, non sembravano che restare altre due vie: l’attivazione della legge contro le insurrezioni e l’esecuzione della legge marziale.

Entrambe queste soluzioni prevedevano il passaggio di poteri alle forze armate e l’instaurazione di un governo militare che avrebbe avuto il potere ad interim fino a quando non sarebbe stato sventato il piano eversivo per rovesciare il vero vincitore delle elezioni, il presidente Donald Trump.

Ora però si provi ad immaginare cosa avrebbe comportato la dichiarazione ufficiale di Trump di queste decisioni.

I media di regime nelle mani dei grandi gruppi finanziari e industriali avrebbero definito Trump come un golpista e avrebbero apertamente incoraggiato la sua rimozione o eliminazione fisica.

Il partito democratico avrebbe con ogni probabilità messo in atto la secessione dello stato di New York e della California, e i disordini per le strade sarebbero stati incontenibili.

L’America sarebbe piombata in una spirale di violenza e caos devastante tale da scatenare una guerra civile potenzialmente ancora più devastante di quella combattuta ai tempi di Lincoln, un altro presidente che si oppose strenuamente alla famiglia dei Rothschild che voleva già allora il controllo totale degli Stati Uniti.

Se si guarda all’infiltrazione della massoneria e dei poteri mondialisti in ogni singola istituzione americana questa strada sembrava essere l’unica percorribile.

Il conflitto armato appariva in effetti l’unico modo per sradicare in qualche modo l’eversione penetrata ad ogni livello negli Stati Uniti.

Trump però potrebbe aver elaborato una strategia ancora più raffinata e persino più efficace. Fare ciò che era necessario fare senza però alcun annuncio ufficiale ricorrendo ad una tecnica molto utilizzata dai suoi stessi nemici. Ne parleremo nella seconda parte dell'articolo.

Roberto Bazzan




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