domenica 3 gennaio 2021
Cultura e società
La rivincita dei poveracci
Alcuni dati su cui varrebbe la pena riflettere

Mi capita di tanto in tanto di consultare il sito https://covid19info.live/ , uno fra i molti che mettono a disposizione le cifre sull’andamento della pandemia di COVID - 19, ma particolarmente chiaro nell’esposizione dei dati. Sono numeri da prendere ovviamente con il beneficio d’inventario perché questi siti non possono fare altro che riportare i dati forniti dalle autorità sanitarie dei vari Paesi. Nondimeno permettono di rilevare alcune circostanze che potremmo definire “curiose”. Una di queste è la statistica sul tasso di letalità del morbo (vale a dire quante persone muoiono sul totale di quelle ammalate). Questo tasso sembrerebbe essere molto più alto (fatte le debite eccezioni) proprio nei Paesi dotati di un sistema sanitario moderno ed efficiente rispetto a quello invece delle Nazioni del terzo o quarto mondo.



Diamo un’occhiata ai numeri (ricordo, solo per poter fare una comparazione, che il tasso di letalità della comune influenza varia dallo 0,1% allo 0,4%).



In Italia la letalità del COVID 19 risulta oggi del 3,5% (ma questa primavera era arrivata al 14%), in Belgio del 3%, in Inghilterra del 2,9%, in Francia del 2,5%, in Spagna del 2,6%, in Irlanda del 2,4%, in Svezia del 2%, in Germania dell’ 1,9%, in Australia del 3,2%, in Canada del 2,7%, negli USA dell’ 1,7%. Ben diverse sono invece le percentuali nei Paesi che noi consideriamo sanitariamente arretrati o arretratissimi (con la sola inspiegabile eccezione dell’America Latina): in Bangladesh il tasso di letalità del COVID19 è del 1.5%, in Nepal dello 0,7%, in India dell’1,5%, in Nigeria dell’1,5%, in Ghana dello 0,6%, in Uganda dello 0,7%, in Namibia dello 0,8%. Non parliamo poi dei Paesi arabi che hanno percentuali varianti dallo 0,3% degli Emirati Arabi Uniti allo 0,8% del Libano. E se ipotizziamo che possa essere il clima caldo di questi Paesi a ridurre la pericolosità del virus veniamo immediatamente smentiti da altri dati: tasso di letalità del virus in Serbia l’1%, in Georgia l’1%, in Bielorussia lo 0,8%, in Russia e Ucraina l’1,8%, in Kazakhistan l’1,4%. Potremmo certo nutrire qualche dubbio sull’attendibilità dei dati in molti Paesi, gonfiati o diminuiti a seconda delle necessità politiche, ma il fenomeno è troppo generalizzato per poterlo ritenere totalmente fittizio.



Quale la spiegazione? Ovviamente non ho le competenze per poter dare una risposta certa, posso limitarmi a due ipotesi: la prima è una differenza nella modalità di conteggio delle vittime. Persino il prof. Bassetti ha riconosciuto a mezza voce che in Italia come in molti Paesi Occidentali (quelli con la sanità più avanzata) si considerano come morti di COVID 19 tutti quelli che muoiono per qualunque causa, ma con il tampone positivo. Al contrario i Paesi del terzo e quarto mondo, evidentemente meno interessati a gonfiare le cifre della pandemia, conteggiano solo quelli morti EFFETTIVAMENTE a causa del COVID 19.



La seconda ipotesi è che il ricovero ospedaliero ed in particolare l’applicazione della terapia intensiva abbia fatto più danni che benefici rispetto ad una terapia domiciliare con farmaci da banco come antibiotici ed antinfiammatori. Questo è probabilmente particolarmente vero nella prima fase della pandemia quando gli ammalati con insufficienza respiratoria venivano intubati aggravando così (come si è scoperto facendo le autopsie) i danni polmonari provocati dal virus. Da non escludere inoltre il concorso all’aggravamento della letalità della procedura dell’isolamento dai famigliari a cui viene sottoposto l’ammalato ospedalizzato. Una persona, in particolare se anziana, non vedendosi più attorno persone care può avere un crollo psicologico che ne mina la volontà di combattere e lo stesso funzionamento del sistema immunitario.



Sono temi che dovrebbero suscitare l’attenzione e lo studio di quella pletora di “esperti” di cui si è circondato Conte e che invece vengono totalmente ignorati. Ah, è vero gli “esperti” sono troppo impegnati a inseguire i bonus monopattini ed i banchi con le rotelle per occuparsi di queste quisquilie…



Mario Villani



 



 



 




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