mercoledì 16 settembre 2020
Cultura e società
Quality Land
Un invito alla lettura

“La pietra scartata dal costruttore è diventata testata d'angolo



E' la frase che mi viene sempre in mente quando guardo il mio cellulare; si, perché io i telefonini non li compro, io raccolgo quello che viene scartato in casa. Quello che per mia moglie e mia figlia è “obsoleto”per me è un avanzatissimo prodotto di una tecnica sofisticatissima. Quello che ho adesso ha una serie infinita di icone colorate che non so nemmeno cosa rappresentino; a me bastano le funzioni elementari:



primo, devo poter telefonare, alla faccia di quando, da ragazzo,se ero in giro e avevo un'urgenza dovevo trovare, nell'ordine:gettoni, bar, telefono libero;ora, dovunque io sia, posso contattare chicchesia quando, dove e, soprattutto, se voglio.



Secondo: il mio portatile fa delle foto bellissime,e per me, che appartengo alla generazione dei rullini fotografici, carissimi loro e lo sviluppo, non è cosa da poco. Fotografo tutto quello che mi piace e che mi potrebbe servire, quando voglio cancello tutto in un attimo, se voglio conservare per sempre scarico su una memoria esterna e via.



Terzo, sono collegato col mondo,tutto quello che mi interessa ce l'ho a portata di mano: cultura, divertimento, curiosità...tutto. Se mi interessa qualcosa, con un clic, un banale tocco sullo schermo, accedo a qualsiasi contenuto.



Quarto, ci sono delle fantastiche opportunità di socializzazione: trovo amici, nemici, gruppi, amanti per ogni gusto.



Quinto, le previsioni del tempo. Da bambino ricordo mio nonno davanti al televisore, al cospetto del colonnello Bernacca come un chierichetto davanti al Papa; il momento era sacro, il verbo era sentenza. Non ho mai capito perché a mio nonno interessassero così tanto le previsioni del tempo, probabilmente un retaggio contadino della sua generazione. Io, oggi, in un attimo, posso sapere che tempo farà da qui a dieci giorni in ogni parte del globo, dovessi andare anche in Cina. Ci azzeccano meno di cinquant'anni fa, nonostante diecimila satelliti di differenza, ma tanto io in Cina non ci devo andare, sono soddisfatto del solo avere la app.



Sesto, settimo, ottavo, nono...l'orologio, il calendario, le mappe, il navigatore: un quintale di roba utile in un oggettino che sta nel palmo della mano, e molte altre cose che ora non utilizzo magari domani mi serviranno.



Sapete come si chiama tutto ciò? Si chiama Progresso. Qual è il bello del progresso? Che ti aiuta, ti facilita, ti stupisce, spesso, e ti rende più libero; non ti condiziona, puoi accettarlo o rifiutarlo, in tutto o in parte, ma rimani libero.



Per le vacanze estive ho deciso di lasciare il telefonino a casa,ho fatto un piccolo esperimento su me stesso. Mi è mancato? No. Mi ha limitato la vita? No. Potrei farne a meno per sempre? Si. Ecco, il progresso è imprescindibile dalla libertà, senza libertà non c'è progresso. Il futuro è sempre progresso? Dipende, non sempre i due termini vanno di pari passo, meno che mai si identificano.



Immaginate un futuro in cui il progresso scientifico arrivasse non solo a limitare la nostra libertà ma a condizionare e dirigere la nostra vita quotidiana. Sarebbe vero progresso? Quale società potrebbe scaturire da un presupposto simile?



E' quello che cerca di descrivere Marc Uwe Kling in Quality Land,romanzo distopico ma non troppo,ambientato in un futuro neanche troppo lontano, libro, a mio parere,parente stretto di 1984 di Orwell,ma che, contrariamente ai toni cupi di quest'ultimo, viaggia su toni di serena accettazione di un mondo costruito decisamente su criteri di disumanità totale, in cui il controllo sulle persone è attuato in modo completo dalla tecnologia.



Proviamo ad immaginare la vita in un mondo simile con un esempio della vita di tutti i giorni: mi è capitato, in coda alla cassa di un supermercato, di avere davanti a me un tizio che, con fare esibizionista, pagava il conto col cellulare, poco più di otto euro; cinque minuti ad aspettare che portasse a termine la transazione, nel frattempo nella postazione di fianco avevano conteggiato e saldato un carrello grosso come un autotreno.Tuttavia il signore in questione si guardava intorno con aria baldanzosa...eh? avete visto, uomini preistorici con le conchiglie in mano? Io sono il futuro.



E allora andiamoci nel suo futuro, un futuro da qui a pochi anni, in cui il tipo in questione non avrà più solo un telefonino come strumento,ma avrà un dispositivo sofisticato in grado di comunicare con lui interagendo al tempo stesso con centinaia di app, siti, pagine Fb e via dicendo; praticamente un'intelligenza artificiale qualche milione di volte superiore a quella del proprietario.



Il signor X, chiamiamolo così per semplificare il codice con cui sostituiranno il suo nome, arriva al parcheggio del centro commerciale dove gli viene ricordato che,essendo un cliente di livello basso,(ricordano la spesa di otto euro)ha diritto ad un posto auto in un'area periferica, a non meno di duecento metri dall'ingresso.(in quel momento gli passa di fianco il suo vicino di casa, quello col cane che gli piscia sempre sulla sua siepe, diretto al parcheggio Vip).



Chiaramente neanche può pensare di fare il furbetto, le videocamere interagiscono direttamente con la sua fantastica app supermarket e aprono solo l'ingresso indicato.



Il signor X,a questo punto, entra e da il via alla spesa. La merce, però, non è fisicamente presente, non c'è bisogno di carrelli nel futuro, basta puntare il cellulare verso i relativi cartelli illustrativi, indicare la quantità e cliccare; automaticamente il prodotto viene caricato in tempo reale in magazzino e stoccato a nome del signor X. Facile,vero? Neanche tanto, perché il suo futuristico dispositivo, perennemente interconnesso con lui e più fastidioso di una moglie al seguito, per ogni prodotto consiglia almeno tre o quattro marche, indicando le caratteristiche di ognuna, complicandovi ulteriormente la vita.



In qualche caso, poi, gli farà presente che la tale salsa o il tal prosciutto sono forse buoni, ma il personale programma salute Healt App lo sconsiglia: i suoi valori ematochimici e cardiopressori, monitorati ventiquattr'ore su ventiquattro, indicano un non perfetto stato di salute, in gran parte dovuto ad errori alimentari; libero di acquistare la merce in questione, ma della cosa verrà informata in tempo reale la società di assicurazione che provvederà ad adeguare automaticamente la polizza al nuovo fattore di rischio.



Contemporaneamente gli verranno comunicati gli indirizzi di almeno tre o quattro specialisti tra cardiologi e dietologi nutrizionisti e di un paio di palestre vicine a casa.



Alla fine di questo girone infernale il signor X ritorna alla sua auto, si ferma all'uscita dove, con un altro clic del suo cellulare, paga e ritira la merce acquistata.



Al completamento dell'operazione la Banking App gli rendiconterà la sua situazione crediti(il contante non esiste più) e darà una valutazione sulla sostenibilità della spesa.



Ma il signor X è felice lo stesso; mentre torna a casa si collega, tramite Social App, con tutto il mondo. Tutto il mondo...il SUO mondo,o meglio,il mondo che il Grande Fratello ha creato per lui. E si, perché anche qui i suoi ingressi sono irregimentati verso persone del suo ceto sociale, delle sue idee politiche, dei suoi gusti personali, dei suoi interessi e, soprattutto, delle sue caratteristiche di consumatore. Il signor X vive, come tutti, in una scatola a compartimenti stagni senza saperlo, perché è una prigione senza sbarre e senza muri. Vive in un mondo organizzatissimo nella sua disumanità, in cui anche gli affetti saranno sottoposti al vaglio e suggeriti da programmi specifici; grazie a tutte le informazioni raccolte incessantemente il suo cellulare lo conoscerà meglio di quanto si conosca lui, e tramite il suo cellulare potrà essere pilotato come un automa in ogni direzione.



Potrà ribellarsi,il signor X? Difficile a dirsi, perché non si accorge neanche di non essere più libero e, nel momento in cui dovesse rendersene conto, magari la cosa gli andrà anche bene.



 



Claudio Pretari




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