martedì 28 aprile 2020
Cultura e società
L'era delle streghe
Francesco Borgonovo ci offre un’approfondita analisi della metamorfosi del movimento femminista a cavallo tra il XX e il XXI secolo

Il testo “L’era delle streghe” di Francesco Borgonovo ci presenta una puntuale analisi di quello che è diventato il movimento femminista, nulla a che vedere con quello che i più anziani di noi ricordano essere stato il mondo dei collettivi femministi anni ‘70, una disordinata accozzaglia di disadattate, politicizzate, strumentalizzate, spinellate che sbraitavano isteriche consumati slogan sporcando muri e disturbando lezioni. Il nuovo femminismo è un movimento d’elite, non si rivolge a massaie oppresse dalla quotidianità domestica, a studentesse stalkerizzate da improbabili bulli, a retoriche operaie di catena di montaggio sottopagate rispetto ai colleghi maschi. No, il neofemminismo è un movimento di attiviste selezionate, un movimento di vendetta, di vendetta personale, di potere. Le propugnatrici e beneficiarie del nuovo tipo di lotta sono manager in carriera, professioniste, artiste, attrici, e la lotta non è rivolta contro il generale maschilismo della società costruita da uomini per uomini con le donne concepite come satelliti che orbitano intorno al maschio dominante. No, il nemico è uno, un uomo, una persona fisica ben identificata, un uomo in vista, uno che quando cade fa rumore. Questa è l’essenza del “me too“. Letteralmente “anch’io”, inteso con anch’io sono stata molestata, vilipesa, emarginata, violentata da un uomo, un uomo che ha un nome ed un cognome; e questo è successo non ieri, non una settimana fa, ma vent’anni fa. Le prove? Le prove non servono, il processo non si fa in tribunale ma sui giornali, in rete, sui social, non c’è bisogno di prove per condannare una persona. Non c’è bisogno nemmeno di una magistratura politicizzata e connivente. Bastano e avanzano i media a fare a pezzi la vita di una persona. E di persone ne hanno fatte a pezzi a centinaia.

Secondo Borgonovo sono 414 gli individui finiti alla gogna mediatica, 190 i licenziati e altri 122 messi in vari modi in congedo, il tutto con ovvie conseguenze dal punto di vista sociale, familiare ed economico oltre che ovviamente lavorativo e morale. Gli esempi riportati nel testo non si contano, uno per tutti il caso Weinstein che a lungo ha tenuto banco nelle cronache mondiali, ma non mancano episodi molto meno importanti come una battuta innocente di Carlo Cracco in televisione che ha sollevato un’ondata di sdegno. In pratica il povero Cracco, alla presenza di un concorrente un po’ emotivo in una puntata di Hell’s Kitchen, si è limitato a dire che gli uomini non piangono. Non ha molestato nessuno, ma è stato accusato di aver proposto uno stereotipo maschilista indicando il pianto come roba da femminucce. Sì perché nel mondo del neofemminismo tutto diventa molestia l’atteggiamento di un prepotente o supponente che spiega cose che non conosce, parla di libri che non ha mai letto o di film che non ha mai visto, viene accreditato per antonomasia al maschio che in quel modo riduce al silenzio la donna con lo scopo di annientarla(?!). Questa almeno è la visione della scrittrice femminista Rebecca Solnit ed è una molestia, paragonabile a uno stupro o addirittura a un omicidio, pardon, femminicidio.

L’analisi continua attraverso l’esame di dichiarazioni di esponenti del movimento femminista, dalle più datate che hanno tracciato la strada, fino alle più recenti e si avvale di una completissima bibliografia. Il neofemminismo tende a distruggere il maschio in tutte le sue forme finanche quella fisica. Il maschio è per definizione la parte cattiva dell’universo il molestatore per eccellenza, nessuno fa eccezione, la maschilità è tossica di per sé. La cancellazione del maschio passa anche attraverso la grammatica, abbiamo ben presente i richiami ad utilizzare sempre di più termini cosiddetti “gender neutral” in luogo di quelli che riportino al sesso maschile, per esempio il termine “poliziotto” andrà sostituito con “agente di polizia” e il termine inglese “firemen” andrà sostituito con “firefighters”. In questa babele grammaticale vanno inserite le femminilizzazioni di termini quali presidente o assessore imposteci dalla Boldrini nei documenti ufficiali e che ora sembrano almeno in parte aver preso piede a livello generale.

Non è semplice sintetizzare l’enorme mole di nozioni e collegamenti contenute nel testo di Francesco Borgonovo, sicuramente è uno studio approfondito che parte dai fatti per risalire attraverso estesi ragionamenti alle giustificazioni ideologiche che attraverso gli anni hanno portato al delirio neofemminista. Alla fine emerge il concetto che il neofemminismo sia null’altro che una lotta per il potere, una lotta che tende a costruire una élite femminile e femminista che passo dopo passo scalza il cosiddetto potere maschilista a qualsiasi livello della società, poco o nulla importa se le protagoniste della lotta sono ben lontane dall’essere delle eroine, quello che devono fare è solo distruggere. Per distruggere non servono degli eroi, bastano i barbari.

Fabio Dalla Vedova

 




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