domenica 5 aprile 2020
Politica e economia
Senza vergogna
figuraccia dell'Italia verso la Russia

I fatti sono relativamente noti. Arrivato nel cuore dell’epidemia di COVID completamente impreparato e dopo essersi vista rifiutata ogni richiesta di aiuto dagli “amici” della UE, il Governo italiano, in persona del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (per gli amici Giuseppì) in preda alla disperazione, ha fatto quello che solo poche settimane prima sarebbe stato impensabile: ha chiesto soccorso alla Russia. Putin non ha perso tempo, in poche ore ha messo insieme una “task force” forte di oltre cento tra medici ed esperti di disinfestazione appartenenti ai battaglioni NBC delle Forze Armate russe. Già il giorno successivo ben quindi enormi aerei da trasporto hanno scaricato il personale sanitario unitamente a centocinquanta macchinari per la ventilazione assistita (di cui l’Italia ha disperato bisogno), 330.000 mascherine, 1.000 tute protettive, 2 macchine per le analisi di 100 tamponi rapide, 10.000 tamponi veloci, 100.000 tamponi normali, un laboratorio di analisi, 3 complessi per la sanificazione di mezzi e ambienti e 3 stazioni per la sanificazione di ampie superfici. Quindi dalla Russia non è arrivato un aiuto puramente simbolico, come quello cinese, ma un supporto potenzialmente decisivo nella lotta al coronavirus.



Parliamoci chiaro. E’ ovvio che l’intervento non è stato deciso da Putin solo per motivi umanitari. Il Presidente russo, da persona previdente quale è, sa che la Russia si troverà a breve a dover fronteggiare un’emergenza simile alla nostra e quindi la vuole affrontare con del personale che abbia già maturato dell’esperienza e dei materiali collaudati “sul campo”. Questo però nulla toglie al valore dell’iniziativa perché, piaccia o non piaccia, quello della Russia è l’unico aiuto significativo che ci sia arrivato in due mesi di crisi.



A qualcuno la circostanza non è piaciuta. Ecco così comparire, prima su alcuni giornali anglosassoni e poi sul quotidiano italiano “la Stampa” articoli nei quali da un lato si definiscono inutili le attrezzature sanitarie forniteci e dall’altro si evocano secondi e terzi fini dietro all’intervento russo, delirando di spionaggio preparazione di un’invasione e altre simili amenità. Ovviamente a questa campagna si sono subito associati esponenti di più Europa (lo pseudopartito della Bonino), Repubblica e utenti dei social in parte complici in parte sprovveduti. Questa campagna è stata duramente criticata dal Capo di Stato Maggiore russo con il breve comunicato che qui riportiamo integralmente:



"Abbiamo prestato attenzione agli incessanti tentativi che già da due settimane il quotidiano La Stampa sta mettendo in campo per screditare la missione dei russi che si sono mobilizzati per prestare aiuto agli italiani in difficoltà.



 Nascondendosi dietro agli ideali della libertà di parola e del pluralismo di opinioni, La Stampa sta alimentando fake news russofobiche da guerra fredda rimandando a “opinioni” espresse da anonimi “alti funzionari”.

La Stampa, inoltre, non teme di utilizzare tutto ciò che gli autori riescono a inventarsi sulla base delle raccomandazioni che hanno trovato sui libri, a quanto pare ancora validi, di propaganda antisovietica.



Ad esempio, La Stampa ha subito definito “inutile” il materiale russo inviato in Italia per affrontare l’emergenza infettiva, riferendo le opinioni di un qualche maresciallo che sognava disperatamente la vittoria. La maggior parte dei medici e degli epidemiologi russi sono stati definiti dal quotidiano come esperti di guerra biologica. Coloro i quali non hanno avuto l’onore di rientrare in questa categoria sono finiti tra i membri dell’intelligence militare russa.



Tuttavia, sullo sfondo di tali speculazioni, nonostante i sospetti sensazionalistici de La Stampa, invece di condurre una guerra biologica gli epidemiologi giunti in Italia per combattere il coronavirus assieme ai propri colleghi italiani stanno debellando il Covid-19 in 65 case di riposo di Bergamo. I medici militari russi quotidianamente fianco a fianco dei militari italiani stanno edificando i reparti di terapia intensiva per salvare i cittadini italiani contagiati dal virus nel nuovo ospedale di emergenza di Bergamo. E tutto ciò viene fatto mediante la strumentazione russa definita inutile dal quotidiano La Stampa. Nonostante le fake news diramate da La Stampa, gli obiettivi della missione russa a Bergamo per l’anno 2020 sono evidenti, concreti e trasparenti. Si tratta di un’assistenza gratuita al popolo italiano che si è trovato colpito dalla pandemia di Covid-19. Il premio per gli sforzi profusi dagli esperti militari russi saranno le vite salvate e la salute del maggior numero di cittadini dell’eterna Repubblica Italiana.



Nella realizzazione di questa missione umanitaria nessuna aggressione ci distoglierà dall’obiettivo e non farà vacillare la nostra sicurezza nel fatto che stiamo agendo in buona fede. Per quanto riguarda i rapporti con i reali committenti della russofobia de La Stampa, i quali sono a noi noti, raccomandiamo loro di fare propria un’antica massima: Qui fodit foveam, incidet in eam (Chi scava la fossa, in essa precipita). Per essere più chiari: Bad penny always comes back”



Il Governo italiano, nelle persone del Ministro degli Esteri e di quello della Difesa, invece di scusarsi e basta, con un tartufesco comunicato ha ringraziato la Russia per gli aiuti, ma ha voluto ricordargli che in Italia la libertà di stampa è sacra (e qui è lecita una ciclopica risata).



Io posso solo aggiungere una circostanza: gli Alpini hanno costruito a Bergamo in pochi giorni una mega-struttura ospedaliera utilizzando dei capannoni della Fiera. Da domani o massimo lunedì saranno disponibili centinaia di posti per trattare ammalati di Covid a qualsiasi stadio della malattia, alleggerendo così il carico degli ospedali di Bergamo e Brescia che sono al collasso. L'Associazione Nazionale Alpini non ha però medici sufficienti per gestire un complesso di queste dimensioni perchè il personale sanitario di cui dispone è già in gran parte impegnato negli ospedali lombardi e veneti (anche in Veneto l'ANA ha ristrutturato e reso disponibili ben cinque piccoli ospedali). A gestire l'Ospedale realizzato sarà quindi oltre ai medici disponibili dell'ANA propio il personale sanitario arrivato dalla Russia. SE MOSCA, A SEGUITO DELLE ACCUSE CHE STANNO CIRCOLANDO, DOVESSE DECIDERE DI RITIRARE IL SUO CONTINGENTE L'OSPEDALE SAREBBE COSTRETTO A CHIUDERE.



Se dovesse succedere a chi presentiamo il conto?



Mario Villani




Indirizzo email: info@appunti.ru

Contatore visite: 710.188