lunedì 24 febbraio 2020
Cultura e società
Fragilità
Reazioni sproporzionate di fronte ai primi casi di Covid in Italia.

Non voglio entrare nel merito delle polemiche sulle origini dell’epidemia di Covid (così è stata definita la malattia provocata da un sottospecie di coronavirus) che, partendo dalla Cina si sta diffondendo, più o meno rapidamente, in tutto il mondo. Qualcuno parla di un virus creato in laboratorio e utilizzato come una vera e propria arma. Non lo so, non ho sufficienti conoscenze in materia per pronunciare un giudizio che non sia pesantemente azzardato. Quello che vorrei invece sottolineare è la reazione delle persone al verificarsi dei primi casi in Italia.



Una premessa.



Il Covid ha contagiato ad oggi circa 80,000 cinesi (su una popolazione di un miliardo e mezzo di persone) facendo poco più di 2.500 vittime, vale a dire circa il 3% delle persone infettate. Fuori dalla Cina le cifre sono estremamente più basse e la mortalità ancora inferiore (con la sola eccezione dell’Iran). In molti Paesi (ad esempio la Germania), pur essendoci stati diversi casi di Covid non si registrano ad oggi casi mortali. Siamo quindi di fronte ad una patologia leggermente più grave di una qualunque influenza (mortalità media circa lo 0,5%), ma sicuramente non comparabile alle grandi epidemie (peste, colera, vaiolo, febbre gialla) che nei secoli passati decimarono la popolazione mondiale con tassi di mortalità superiori al 50%. Eppure non appena la malattia ha fatto la sua comparsa in Italia (peraltro in misura inspiegabilmente più diffusa che negli altri paesi europei) il panico si è impadronito di una parte significativa della popolazione. In queste ore assistiamo all’assalto ai supermercati per fare scorta di viveri, come se fossimo alla vigilia di un collasso globale, ci sono persone che spendono centinaia di €uro per comprare su Internet dell’amuchina o delle mascherine, articoli divenuti ormai introvabili nelle farmacie. Chiunque inviti alla calma e a non farsi prendere da inutili isterie viene trattato come un corresponsabile della diffusione del virus. Certo, mezzi di comunicazione, pseudo scienziati ed Autorità incompetenti ci hanno messo del loro a diffondere il panico, ma la reazione sproporzionata di tante persone è comunque indice significativo di una fragilità sociale e personale a dir poco preoccupante. Mi sto domandando (sperando ovviamente di non doverlo mai verificare) come reagirebbero queste persone di fronte ad una emergenza seria come una guerra, una pandemia di ben maggiore virulenza, una catastrofe naturale di vaste proporzioni o un terrorismo feroce e organizzato come quello che ha straziato Siria e Iraq. Probabilmente ci sarebbe un rapido crollo delle istituzioni civili ed il Paese rischierebbe di sprofondare nel caos.



Fragili, siamo diventati troppo fragili, pieni di paure e incapaci di affrontare con virile coraggio (termine ormai desueto) una seria difficoltà. Il solo pensiero di una malattia mortale ci paralizza dal terrore rendendoci incapaci di ragionare con lucidità, lo scontro fisico ci atterrisce, al minimo dolore ricorriamo a pillole e pillolette, ad una minima flessione dell’umore corriamo dal medico, con il rischio di diventare dipendenti per tutta la vita da una pastiglietta di Cimbalta o Seropram. No, se questo popolo non saprà ritrovare un minimo di coraggio e di fierezza i suoi giorni sono contati. Ed è giusto che sia così.



Mario Villani




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