domenica 30 giugno 2019
Esteri
Medio Oriente
Appunti su un genocidio dimenticato.

Si può dimenticare qualcosa che non si conosce?



Difficile,impossibile,direi.E cosa sappiamo noi occidentali delle vicende dei nostri fratelli cristiani mediorientali? Poco,se non addirittura nulla.



Maroniti,Armeni,Greco Ortodossi,Cattolici,Melchiti,Siriaci,Caldei; tanti nomi per alimentare la nostra confusione ed il nostro disinteresse. Sarebbe differente il nostro atteggiamento nei confronti della loro sorte se pensassimo per un attimo che sono tutti discendenti dei primi cristiani,i cristiani delle origini?



Lo stesso nome “cristiano” viene usato per la prima volta ad Antiochia,in Siria. Sempre in Siria,a Maaloula,si parla ancora l'aramaico,la lingua di Cristo. La prima rappresentazione del volto di Gesù è riconducibile ad un villaggio dell'odierna Turchia;segnerà tutti i ritratti che seguiranno.



Solo tre degli apostoli evangelizzarono l'Occidente;gli altri diedero vita a fiorenti comunità cristiane in queste regioni,le prime vere comunità cristiane organizzate(La prima diocesi fu Antiochia).



Quando gli islamisti impedirono la celebraione della messa di Natale a Mosul interruppero una continuità di quasi duemila anni-



Oggi i discendenti di quei primi cristiani rischiano di scomparire dalla regione ad opera della repressione islamista,condotta a due velocità diverse e con diverse modalità,ma con un fine unico:la cancellazione del Cristianesimo dalle terre in cui è nato a da cui si è diffuso.



Ed è così che la persecuzione avviene con metodi legali dove è possibile,manu militari in altri contesti,o con entrambe le opzioni nei Paesi in cui,come in Egitto,alla politica oppressiva del governo si aggiunge una non troppo contrastata attività terroristica,particolarmente determinata in quanto questo Paese,cristiano dall'epoca della predicazione di San Marco,vede ancora,nonostante tutto,la presenza di una comunità cristiana numericamente importante.



Non si può dire la stessa cosa della Turchia,dove i cristiani nel 1900 erano il 20% della popolazione ed oggi sono lo 0,1%,o dell'Iraq,da cui è sparito l'80%,o della Siria,dove la percentuale si è dimezzata. In queste due nazioni è stata determinante la guerra condotta dal califfato islamico; dove arrivava il modus operandi era sempre lo stesso: o la conversione o,nel migliore dei casi l'allontanamento forzato con la requisizione dei beni,nel peggiore la morte e il mercato degli schiavi.



Ancora cinquant'anni fa i Cristiani in Medio Oriente erano fra il 15% ed il 20%,oggi sono fra il 3% e il 4%;sono più numerosi nelle comunità all'estero che nelle terre d'origine.



Tutto ciò è accaduto e accade nel più totale silenzio degli organi di informazione e,più colpevolmente,da parte di chi a quelle vittime è legato da vincoli di fede,e cioè noi cristiani occidentali,gerarchie ecclesiastiche in primis. Di fronte ad un genocidio di questa portata Papa Francesco,di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia,ha affermato:”A me non piace parlare di violenza islamica. Tutti i giorni sfoglio i giornali e vedo violenze. In Italia uno uccide la fidanzata, un altro la suocera. E questi sono cattolici battezzati,sono violenti cattolici. Se parlo di violenza islamica devo parlare anche di violenza cattolica”.



Ce ne sarebbe abbastanza per sbattezzarsi,non fosse che,almeno,Papa Benedetto XVI ha fatto notare che la violenza “cattolica”, cioè in nome del Cristianesimo,oggi non esiste,mentre nel caso dei musulmani è perpetrata in nome del Corano.



Sembra che ci sia,da parte della Chiesa,la volontà di eludere o minimizzare il problema dei rapporti con l'Islam,anche di fronte ad un dramma di questa portata.



Lo scrittore arabo algerino Boulem Sansal,a riguardo di questa sfortunata uscita del Papa, afferma che questa relativizzazione e giustificazione della violenza islamica è suicida;Francesco non può ignorare l'espansione dell'Islam radicale nel mondo e nel cuore stesso della Cristianità.



E,con lui,numerosi esponenti della Chiesa sembrano molto più impegnati a difendere l'Islam dai suoi critici che a denunciare una realtà fatta di intere comunità scomparse,centinaia di chiese distrutte, fosse comuni, schiave del sesso. Ci vogliono rassicurare sul fatto che la violenza è opera di una minoranza che non ha nulla a che vedere con l'Islam vero, e che le radici della Jihad non sono nel Corano ma nell'ignoranza di queste persone.



Eppure,come scrisse Giuseppe De Rosa sulla Civiltà Cattolica,: ” In tutti i luoghi in cui si è imposto l'Islam con la sua azione militare,che per la sua rapidità ed estensione ha pochi esempi nella storia, il Cristianesimo, che vi era straordinariamente fiorente e radicato da secoli è praticamente scomparso, oppure si è ridotto a piccole isole nello sterminato mare islamico”.



Di fronte a questo pericolo qual è l'atteggiamento di noi occidentali? “Gli Occidentali scristianizzati,tagliati ormai fuori dalla loro storia cristiana,guardano questo salasso anticristiano in Oriente con una vistosa indifferenza. Non meritano la nostra attenzione. I Cristiani d'Oriente sono i depositari di una cultura che noi abbiamo già perduto. L'oblio dei Cristiani d'Oriente precederà il nostro”.



 



Claudio Pretari



 




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