lunedì 4 marzo 2019
Esteri
Vergogna
Il silenzio sulle pratiche criminali di Israele è una vergogna per il mondo civile

Recentemente il vicepresidente della Knesset, il parlamento israeliano, Oren Hazan del partito Likud, il partito al governo a Tel Aviv, ha chiesto pubblicamente, nel corso di una intervista rilasciata al 1° canale della televisione pubblica israeliana, che venga ripresa la politica degli assassini mirati per eliminare la classe dirigente palestinese sia essa di Hamas che dell’OLP indicando apertamente come bersagli il presidente dell’autorità palestinese Abou Abbas e il suo vice Mohamud al Aloul. Indirizzandosi a Benjamin Netanyahu, per la sua qualità di primo ministro e ministro della difesa ad interim, l’ha richiamato a costituire una forza di assalto che, visto che l’arresto dei “terroristi” e la distruzione delle proprietà, loro e delle loro famiglie , non ha più, secondo lui, un effetto dissuasivo efficace, riprenda la politica dell’uccisione dei loro vertici. E ha aggiunto per rendere più esplicito il suo pensiero: “Bisogna gettare le teste dei dirigenti di Hamas in pozzi profondi”. Ora che per Israele la pratica dell’omicidio dei propri avversari o anche di personaggi ritenuti scomodi sia una pratica tranquillamente esperibile non è una novità. Risale almeno all’assassinio del conte Bernadotte, inviato dell’ONU in Palestina per gestire la fine del mandato britannico. Facendo una rapida carrellata, sicuramente non esaustiva, su questo modus operandi possiamo ricordare la caccia e l’uccisione dei dirigenti di Settembre nero dopo la strage alle olimpiadi di Monaco, l’attacco e l’eliminazione dei vertici dell’OLP a Tunisi, l’eliminazione dello sceicco Ahmad Yassin, fondatore di Hamas, l’ eliminazione dei vertici scientifici della ricerca nucleare iraniana e da ultimo i numerosi tentativi di eliminare lo sceicco Nashralla e l’eliminazione in Siria di Imad Mugniyah, capo di stato maggiore di Hezbollah. Il “capolavoro” di questa pratica fu però quella che viene universalmente conosciuta come strage di Sabra e shatila. A seguito dell’assassinio del Presidente libanese Bachir Gemayel, nella notte del 16 settembre 1982, alcuni commandos israeliani, presumibilmente dello Shin Bet (1) o dell’unità speciale “Sayyeret Maktal dell’esercito, penetrarono nei campi palestinesi di Sabra e Shatila a Beirut, provvedendo all’omicidio mirato della elite civile e intellettuale palestinese rimasta nei campi dopo l’evacuazione in Siria dei reparti militari dell’OLP. Immediatamente al seguito furono fatti entrare nei campi i miliziani dell’Esercito del Libano del Sud, una milizia filoisraeliana al comando del maggiore Haddad, che nascosero gli omicidi mirati nella strage indiscriminata della popolazione. Da ultimo l’accesso ai campi palestinesi venne aperto alle Forze libanesi guidate da Elie Hobeika che rimasero a fare da capro espiatorio e che tuttora vengono ritenute le principali responsabili delle stragi. Ad Ariel Sharon, chiamato a rispondere del massacro presso una corte Belga veniva imputata solo la responsabilità oggettiva perché l’esercito israeliano aveva il controllo militare dei campi e non era intervenuto. Elie Hobeika che si era dichiarato disponibile a testimoniare sulle effettive responsabilità dei massacri, moriva, guarda caso, in un attentato qualche giorno prima di poter rendere la propria deposizione. Ora probabilmente, non avendo a disposizione un gruppo di ascari ben disposti come l’esercito del Libano del Sud a cui attribuire le colpe, le richieste del vice presidente della Knesset non vedranno azioni altrettanto clamorose a Gaza e in Cisgiordania, per quanto a Gaza sia più comodo usare indiscriminatamente l’aviazione. Resta una considerazione dolorosa da fare, qualsiasi altro stato avesse condotto azioni di questo tipo, più o meno mascherate sarebbe stato radiato dal consesso delle nazioni civili e soffocato quanto meno da embarghi giugulatori. Qualsiasi altro uomo politico di spicco, come il vice presidente del parlamento israeliano, che avesse osato, anche in una conversazione privata, fare certe proposte sarebbe stato linciato mediaticamente nell’universo mondo. Sulle parole di Oren Hazan invece non è solo calato il silenzio, non c’è stato nemmeno un flatus voci. Credo che il mondo che si autodefinisce civile e democratico debba sprofondare nella vergogna.



Scipione Emiliano



(1) Lo Shin Bet è il servizio di sicurezza e intelligence interno di Israele. In Libano non agisce il Mossad (Servizio per l'estero) ma Lo Shin Bet a dimostrazione di quanto Tel Aviv sia rispettosa della sovranità libanese




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