giovedì 28 febbraio 2019
Cultura e società
L'EQUIVOCO DELLA “BUONA MORTE”
Lo stravolgimento di un concetto tradizionale e cristiano

Ha fatto la sua buona morte, quante volte nella vita abbiamo sentito questa frase detta da qualche prozia a qualche riunione di famiglia riferita a un anziano parente che puntualmente nella sua vita non aveva mai conosciuto la corsia di un ospedale, né una banale frattura, né una malattia più grave di un influenza ma che improvvisamente un giorno, nel giro di 10 minuti o poco più, si è trovato a chiudere gli occhi in uno stato di incoscienza dal quale non è mai più uscito. Per buona morte si intende generalmente una morte veloce, non dolorosa,improvvisa, non preannunciata da uno stato di malattia per quanto breve, una morte che non disturbi con la sua incombente presenza nemmeno l’ultimo periodo della vita che ci si augura il più lunga e spensierata possibile. In pratica la morte diventa un argomento tabù del quale si parla solo quando si è costretti a confrontarsi con la perdita di una persona cara e la vita ci sbatte in faccia la concretezza, l’ineluttabilità e in fondo anche la banalità della sua fine. L’attenzione della medicina al dolore fisico del paziente, peraltro sacrosanta, ha contribuito a spostare l’attenzione sul modo di morire anziché sulla morte per se stessa, l’importante è non soffrire, andarsene velocemente riducendo al massimo quell’ultimo spiacevole periodo della vita per se stessi e per gli altri. È ovvio che nessuno si augura di passare gli ultimi anni della propria vita in un letto di ospedale magari fra atroci dolori assistendo all'impotente disperazione dei suoi cari che arrivano umanamente a sperare in una veloce dipartita, nessuno anela sedie a rotelle, piaghe da decubito,respiratori a ossigeno ma da questo a sperare di “svegliarsi morto” ne corre. Per un cristiano buona morte significa una sola cosa, morte in grazia di Dio, solo questo è il vero significato, stravolto da secoli di scristianizzazione e di culto del bene temporale a detrimento della spiritualità. Capitalismo, consumismo, comunismo hanno scavato nelle coscienze sostituendo ai valori tradizionali cristiani valori fittizi che hanno comunque in comune il rifiuto di una vita ultraterrena e più in generale di una spiritualità dell’uomo. La tendenza, anche del credente, è di non pensare, di spostare il problema nel tempo cedendo a un certo fatalismo del tipo: “Se il Signore vorrà, mi salverà”. Non a caso il motto dei monaci trappisti “Ricordati che devi morire”tende a ridimensionare i problemi quotidiani in rapporto all’eternità della vita. Buona morte è una morte preparata, una morte preannunciata, una morte accettata anche dai propri cari, una morte nel proprio letto circondati dall’amore della famiglia e dal conforto della religione. Per quelli che non avranno questa grazia vale l’avvertimento: ”Verrò come un ladro nella notte”.



Fabio Dalla Vedova.




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