venerdì 9 novembre 2018
Esteri
Anche in Germania non è tutto oro quello che luccica
La disaffezione alle politiche rigoriste cresce anche nella "locomotiva" e si traduce in un crollo del consenso ai partiti tradizionali



Il 28 ottobre, a due settimane dalle elezioni in Baviera, due dei tre partiti della Grande coalizione del governo tedesco, con grande difficoltà messa in piedi a marzo di questo anno in seguito ai risultati delle urne del 24 settembre 2017, hanno subito un'altra disfatta. Nelle tornata elettorale in Assia, infatti, la CDU, cioè i cristiano-democratici di Angela Merkel, ha perso circa 10 punti rispetto alle precedenti elezioni del 2013 passando dal 38% al 28% e altrettanti ne ha persi l'altro partito della grande coalizione del governo di Berlino la SPD, cioè i socialdemocratici, che dal 30% è sceso 20% e la cui leader Andrea Nahles ha manifestato l'intenzione di rivalutare la posizione del suo partito nella coalizione di governo. Ma, ha quanto pare, la signora Nahles non ha alternative; in caso di nuove elezioni, in seguito all'uscita del suo partito dal governo in carica, stando ai sondaggi più aggiornati, si preannunciano risultati anche peggiori, forse letali. A cantar vittoria sono nuovamente come in Baviera due settimane prima i Verdi (Grune) e la formazione "sovranista" AfD (Alternative fur Deutschland)che riesce a entrare anche nel parlamento dell'unico Land in cui era assente. A chi scrive, ovviamente, dei Grune non può importare di meno; fondamentalmente sono una salsa rancida post-sessantottina, ma il punto è che, anche nella grande e potente corazzata economica e politica europea, le formazioni che rappresentano l'eurocrazia del turboliberismo mondialista e rigorista stanno perdendo pezzi. Per gli euroburocrati la Germania ha rappresentato e rappresenta tutt'ora lo stato dell'arte, il modello di riferimento di come dovrebbe essere una nazione virtuosa e di come dovrà essere l'Europa in seguito alla realizzazione del sogno degli Stati uniti d'Europa. La Germania è la locomotiva d'Europa, ha un grande surplus commerciale, una disoccupazione bassissima e un debito pubblico che è la metà del nostro, quindi perchè la classe politica che da anni la guida e che può vantare tali esaltanti risultati perde consenso? Forse perchè la visione che la narrazione mainstream offre di tale grande nazione è vera solo in parte. Secondo l'autorevole opinionista tedesco Daniel Stelter tale visione è superficiale perchè nasconde quello che sta accadendo realmente sotto la scintillante superficie di un'economia in crescita. In realtà, secondo Stelter la Germania sta sperperando il suo futuro, sta consumando molto, ma senza investire e la colpa sarebbe da attribuire proprio ai vari governi guidati da Angela Merkel, che sta subendo la meritata emorragia di consenso. Tutto sarebbe iniziato con l'ossessione del cosiddetto "zero nero" nelle finanze pubbliche, quello che in Italia sarebbe lo "zero rosso" che non è altro che un surplus di bilancio permanente dello Stato. Il raggiungimento di tale obiettivo è stato abbastanza facile negli ultimi anni perchè, grazie alla politica della BCE e alla crisi irrisolta dell'eurozona, i tassi di interesse sui BUND, cioè i titoli di Stato tedeschi, sono crollati sotto lo zero. Ciò ha permesso allo Stato tedesco di risparmiare 300 miliardi di euro di interessi dal 2009 a oggi e il boom economico che ne è conseguito ha spinto il gettito fiscale ai massimi storici. Ma lo "zero nero" sarebbe solo un'illusione perchè, esaminato attentamente, ha i suoi costi e quindi non è proprio uno zero. Per mantenere il surplus di bilancio il governo federale ha perpetuato il prelievo di buona parte del reddito dei cittadini tedeschi tramite un'alta pressione fiscale e, contemporaneamente, ha tagliato le spese soprattutto nelle infrastrutture. L'ossessione per il rigore dei conti pubblici, che la Germania vorrebbe imporre a tutta l'eurozona, sta provocando un veloce deterioramento della qualità delle sue, un tempo, invidiate infrastrutture e di conseguenza rallentando gli investimenti privati minando in tal modo il suo potenziale sviluppo economico futuro. Per compensare la scarsità di investimenti pubblici lo Stato federale dovrebbe investire, in breve termine, circa 120 miliardi di euro e nei prossimi 30 anni circa 1000 miliardi. Ovviamente la signora Merkel e i suoi alleati conoscono bene la situazione ma in ossequio ai "mercati e all'euro" si guardano bene dal'invertire la rotta, ma forse gli elettori tedeschi ne hanno piene le scatole del feticcio dello "zero nero".

Urbano De Siato



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