venerdì 22 giugno 2018
Politica e economia
Riusciranno i Gialloverdi a ridare sovranità all’Italia?
La prima impressione è che il governo Conte (Salvini-Di Maio) sia il migliore possibile per l’Italia di oggi. I primi fatti sembrano darci ragione. Aspettiamo una conferma.

 



 



 



 



 



In questi giorni non pochi opinionisti politici, più o meno autorevoli, non hanno risparmiato, com'era prevedibile, fosche previsioni sul futuro del nostro Paese dopo l'inevitabile e, da non pochi di tali commentatori auspicabile, fallimento del neo governo giallo-verde. Le minacce alle quali saremmo esposti noi italiani, a causa di esso, sarebbero terribili: nella migliore delle ipotesi saremmo destinati a fare la fine della Grecia restando nella zona euro e, nella peggiore, del Venezuela se ne usciamo. Chi ha votato una delle due formazioni politiche del nuovo governo, compreso chi scrive, mediamente non dispone di rilevanti competenze economiche ed è certamente gratificato dal non vedere più certi indisponenti personaggi ricoprire importanti cariche istituzionali impegnati nelle loro "battaglie di civiltà" ma, alcune considerazioni e domande forse è opportuno porsele. Il "contratto" tra Lega e M5S sembra, almeno in apparenza, prevedere la soluzione di quasi tutti i problemi italiani: gli immigrati privi dei requisiti per restare in Italia se ne torneranno a casa, il reddito di cittadinanza allevierà le sofferenze dei poveri, almeno temporaneamente, intanto che la flat tax, incrementando gli investimenti produttivi e rilanciando  la nostra stagnante economia, migliorerà le condizioni di tutti noi, la legge Fornero sarà abolita e si potrà forse andare in pensione ad un'età decente. Tutte cose indubbiamente auspicabili ma fattibili? Una cosa è certa questo governo, anche se nato contaminato da diktat presidenziali etero diretti, non può permettersi di fallire. Gli italiani che hanno dato il voto a Lega e M5S intuiscono che esso, anche se composto da forze eterogenee e per certi versi incompatibili, rappresenta la prima e probabilmente ultima possibilità per uscire dalla gabbia dell'eurozona nella quale entusiasticamente siamo entrati a suo tempo, di liberarsi dai suoi trattati dementi, con i quali veniamo vessati economicamente con assurde politiche fiscali e di bilancio o con l'imposizione di autolesionistici embarghi a nazioni nostri importanti partner commerciali; di mandare a quel paese la UE che ci impone politiche per l'immigrazione all'insegna di un buonismo osceno e stomachevole. Saranno dunque in grado Salvini & C. di risollevare le sorti di un Paese letteralmente devastato da almeno dieci anni di euro-austerity, con un tasso di disoccupazione patologico, demograficamente allo sfascio e invaso da etnie totalmente allogene? Si forse, ma ad una condizione difficilmente realizzabile nell'arco di una legislatura: il crollo di quel mostro politico-finanziario chiamato unione monetaria. La parte economica del contratto giallo-verde, infatti, è praticamente impossibile da realizzare restando nell'eurozona così com'è, cioè rispettandone le assurde regole. Probabilmente non sarà sufficiente nemmeno rinegoziare i trattati, ridiscutere le politiche monetaria o alzare il famigerato, e totalmente arbitrario, tetto del 3%. Non hanno nemmeno molto senso misure come quella ventilata dal neo ministro dell'economia, tra l'altro europeista convinto, nominato per tranquillizzare il Quirinale: aumentare l'IVA per finanziare la flat tax anzi, a dire il vero, sanno un pò di presa per i fondelli: con una mano dò e con l'altra tolgo. Dunque, a meno che non getti la spugna, con ogni probabilità il neo governo si troverà di fronte ad una constatazione: l'uscita dal pantano in cui ci siamo cacciati in questo ultimo ventennio coincide con l'uscita dalla gabbia dell'euro. Per quanto improbabile quindi, in tal caso, il cosiddetto piano B del prof. Paolo Savona, che tanto ha allarmato il nostro Presidente della Repubblica, dovrà diventare il piano e basta, con tutto ciò che ne consegue. Sul fronte dell'immigrazione l'alleanza annunciata dal ministro degli interni Salvini con Victor Orban è senz'altro condivisibile sul piano politico e morale anche se, operativamente, poco rilevante: le situazioni geografiche ed economiche sono troppo diverse; l'Ungheria non è uno stato circondato da migliaia di chilometri di costa, non è prigioniero dell'euro e il suo presidente, che gode di un ampio consenso popolare, ha già ampiamente dimostrato di non preoccuparsi più di tanto delle direttive europee in fatto di immigrazione; noi ad esempio, anche volendo, il filo spinato non sapremmo nemmeno dove metterlo. Comunque la speranza è dura a morire: il governo giallo-verde e, per chi scrive soprattutto verde, da poco insediato, merita fiducia e tempo, per ora, si sta muovendo bene. E poi, se non altro, ora molti di noi italiani non abbiamo più quella schifosa sensazione di avere dei nemici al potere.



 



Urbano De Siato




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