lunedì 14 maggio 2018
Storia
Un apostolo del Rosario tra i Pellerossa
Tra i massacri delle "giubbe blu" nasce una grande Vocazione

Nicholas Black Elk nasce probabilmente nel 1866 nella tribù degli Oglala insediata lungo il corso del fiume Little Powder nello Stato del Wyoming , gli Oglala sono una delle sette tribù dei Lakota che insieme ai Dakota e Nakota , formano un unico popolo conosciuto con il nome di Sioux.

Questi indigeni più tardi chiamati genericamente “ Pellerossa” costituiscono le popolazioni dei veri nativi Americani che da secoli vivono un’esistenza semplice ma dura. Sono uomini a loro modo religiosi con un forte senso del soprannaturale testimoniato dai riti e dalle danze religiose. Ogni tribù si affida ad una sorta di stregone o guaritore , nel senso medico del termine, o un vero e proprio sacerdote , cioè un uomo in grado di comunicare con gli spiriti.

Nicholas , in seguito chiamato Alce Nero già a nove anni si sente attratto , quasi chiamato, a queste pratiche ancestrali in cui medicina , fede e superstizione spesso si mescolano tra loro. Subito si distingue per la grande volontà ed impegno, diventa a suo modo un personaggio, tanto che il famoso Buffalo Bill  se lo porta con sé nel suo grande tour in America ed in Europa , il wild west show tra il 1886 e il 1889 con una buona paga.

Finita questa grande ma strana esperienza Alce Nero ritorna nella sua terra dove da 1886 stavano arrivando missionari cattolici Gesuiti dalla Germania e dalla Svizzera: questi uomini che i Sioux chiamavano “ veste nera” a causa della talare da loro indossata erano da loro ben visti, contrariamente ai protestanti, i quali, unitamente alla Bibbia predicavano “ la religione civile” americana. Fu infatti il grande capo Nuvola Rossa a chiedere ai Gesuiti di fondare una missione a Pine Ridge .

Dal 1887 questa grande opera di evangelizzazione fu iniziata da Padre Joseph Lindebner, chiamato dagli Indiani piccolo padre per l’esigua statura, ma dalla grande fede , tanto che fu venerato come un Santo e la sua costante opera di Apostolato convertì da subito molte persone compreso lo stesso Alce Nero che subì il fascino di questo testimone di Cristo.

Nel 1904 un episodio cruciale cambiò la vita e l’opera di Alce Nero, il quale , chiamato al capezzale di un giovane cattolico morente, si prodigò in un antico rituale indiano con sonagli e tamburo ma nel mezzo della cerimonia arrivò Padre Joseph che gridando “ vattene Satana” gettò tutti quei vani strumenti nel fuoco e amministrò i sacramenti per i moribondi allo sfortunato ragazzo.

Alce Nero rimasto fuori dalla tenda ad assistere alla scena , capì che era ora di abbandonare gli antichi riti degli avi per affidarsi interamente a Cristo e alla sua Chiesa , tanto che il 6 dicembre del 1904 si fece battezzare e da allora la sua conversione fu totale. Alce Nero divenne un instancabile testimone di Cristo un missionario e catechista presso molte tribù anche le più lontane geograficamente e culturalmente.

Fu un grande organizzatore di incontri dove la Messa , il culto del Sacro Cuore e la recita del Rosario erano alla base della sua predicazione, le sue omelie scuotevano gli animi, egli si rivolgeva a gente semplice ed umile con il cuore in mano, parlava del destino ultimo dell’uomo , dell’inferno e del Paradiso, della grande madre celeste la Madonna alla quale  era devotissimo.

La Madonna era per lui il grande scudo contro il peccato, il sincretismo religioso che tentava molti popoli indigeni e contro le antiche credenze dure a morire.

Alce Nero ebbe una vita travagliata e difficile fu testimone di guerre e violenze tra i coloni bianchi e gli indiani. Nel 1890 sopravvisse al massacro di Wounded Knee dove un villaggio di Iakota venne raso al suolo con l’inganno dal settimo cavalleggeri per vendicare la morte del Generale Custer a Little Big Horn . Oltre 300 vittime inermi caddero sotto i colpi delle "giacche blu", fu una delle tanti stragi operate dall’uomo bianco in nome del progresso e della civiltà dal momento che i Pellerossa venivano generalmente considerati alla stregua di animali o poco più.

Nonostante ciò, questo piccolo grande figlio di quella terra senza pace non ebbe mai parole di odio e di vendetta,  la sua fede fu più forte del suo sangue, lo stesso amore che donava al prossimo veniva riversato nella famiglia che continuava ad aiutare economicamente esibendosi ormai vecchio e malato in spettacoli turistici per “ guadagnare ancora qualcosa”.

Durante la lunga malattia che lo porterà alla morte nel 1950 non smetterà mai di incoraggiare i suoi cari alla preghiera dicendo loro testualmente: “ Non perdete un giorno trascurando di pregare, Dio si prenderà cura di voi e vi ricompenserà per questo, dite anche il Rosario perché è una delle preghiere potenti presso la Madre di Nostro Signore”.

La vita di Alce Nero, fuori dalla leggenda e dalla retorica, ci dimostra come la santità non abbia tempo e spazio ma sia trasversale alla storia , ai popoli, ai ceti sociali, perché è il frutto di una fede limpida e umile alla portata di tutti ed ognuno di noi è chiamato in ogni epoca e luogo a testimoniare agli altri il Cristo, vivendolo in prima persona.

L’esempio è il migliore dei catechismi, Alce Nero lo ha dimostrato con il sacrificio di una vita non facile eppure ricca di amore e soddisfazione. Nel dicembre 1917 la Conferenza Episcopale Americana ha autorizzato l'avvio della causa di beatificazione che con certezza riconoscerà a questo grande capo pellerossa la Gloria dell'Altare.

Fabio Pretari

 




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