domenica 15 aprile 2018
Cultura e società
La verità fa sempre paura
Dopo 40 anni dalla 194

22 maggio 1978. La data è come sappiamo tristemente nota per essere da 40 anni accomunata alla legge 194 sulla interruzione della gravidanza. Si penserà che ormai dopo tutto questo tempo il senso comune abbia conosciuto, analizzato e metabolizzato il concetto di aborto, che le persone sappiano alla fine della fiera che cosa significa realmente, che cosa stanno andando veramente a fare quando decidono di porre fine a una gravidanza indesiderata. Si potrebbe pensare che le donne, gli uomini, i cittadini di questo paese di qualsiasi credo politico siano consci del risultato finale fisico di un aborto procurato con i vari metodi utilizzati nei nostri ospedali. Si potrebbe pensare che alla fine la morale comune, distrutta e ricostruita in tanti anni di dittatura culturale della sinistra, abbia accettato, abbia approvato l’aborto con tutte le sue conseguenze prima di tutto sul nascituro ma anche sulla madre stessa e le persone loro correlate. Si potrebbe pensare che non dovrebbe più spaventare la foto di un bambino di 11 settimane nel grembo materno. Abbiamo visto le foto dei bambini smembrati degli aspiratori affilati, ustionati a morte dai veleni e smaltiti come rifiuti speciali dagli ospedali. Nessuno può più pensare che neanche per le prime settimane il bambino sia una specie di medusa informe che conduce una vita paragonabile a quella di un vegetale, abbiamo visto i filmati dei bambini nei sacchi amniotici che cercavano di sfuggire all'aspiratore sapientemente manovrato da quello che dovrebbe essere un medico. Abbiamo sentito le testimonianze di personaggi come Gianna Jessen, che ha fatto della lotta per la vita la sua missione dopo essere miracolosamente sfuggita all’aborto. Abbiamo ascoltato  le interviste ai medici abortisti seriali di planned parenthood. Dopo tutti questi anni non ci sono più misteri, più fraintendimenti, più equivoci. L’aborto è l’uccisione del bambino, tutti lo sanno. Quelli che sono favorevoli dovrebbero accettare la cosa come una spiacevole conseguenza di un atto comunque ai loro occhi lecito e giustificato, tipo le vittime collaterali delle cosiddette bombe intelligenti. Il prezzo da pagare al progresso e alla libertà. Ma allora perché quando gli sbatti in faccia il cadavere si agitano tanto anche a distanza di 40 anni? Dovrebbero rispondere “ancora queste cose? Ma si, lo sappiamo che i bambini muoiono siete monotoni, siete patetici, superati, medievali!”, invece no, quando gli sbatti in faccia il cadavere questi sclerano, violazione della libertà della donna, terrorismo psicologico, offesa alla dignità e altre sciocchezze del genere.



Semplicemente la rappresentazione della verità. La verità che tutti conoscono. Loro sclerano perché ancora hanno il coraggio di volersi travestire da buoni. Loro non uccidono il bambino. Loro “intervengono sul feto in modo farmacologico entro le prime settimane”. Sarebbe come dire che io prima ti sparo, e poi dico che sono intervenuto su di te in modo termobalistico in un tempo ragionevole inferiore al secondo.



Come avrete capito Mi sto riferendo alla recente rimozione del famigerato manifesto dell’associazione Provita, fatto coprire a tempo di record del primo cittadino pentastellato della capitale, pronto peraltro ai diktat dei padroni dell’ideologia.  Il manifesto di 11 m x 7 campeggiava sulla facciata laterale di un palazzo e raffigurava null’altro che un bambino di 11 settimane nel ventre materno, nulla quindi di brutale o di violento, nulla che potesse offendere la vista, che potesse urtare i delicati sentimenti di chi l’avrebbe guardato, ma forse è proprio questo che ha infastidito La senatrice Monica Cirinnà con la sua pletora di seguaci. Il manifesto rappresentava un bambino tranquillo nel suo sacco amniotico, immagine di pace e tranquillità assolute, di calore, di sicurezza; Il fatto stesso di pensare che qualcuno possa strapparlo via da quella situazione per ucciderlo induce istintivamente a non considerare tale comportamento come sintomatico di bontà. Non mi dilungo sul problema già ampiamente sviscerato, peraltro non secondario, della libertà di espressione da parte di chi va controcorrente. Solo due considerazioni, la prima sul Movimento 5 Stelle che essendo assolutamente privo di un’ideologia propria si fa strumento di quella dominante, la seconda sull’efficacia del manifesto del movimento Provita che grazie ai suoi detrattori è stato visualizzato sugli smartphone, sui tablet e sui computer di milioni di Italiani che, come me, senza questa polemica, mai lo avrebbero visto.

Fabio Dalla vedova.




Indirizzo email: info@appunti.ru

Contatore visite: 710.215